La riforma del Meccanismo europeo di stabilità è stata firmata senza provocare la caduta del governo e il governo è caduto a prescindere dalla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes).

Ieri a Bruxelles i rappresentanti permanenti dei governi degli stati Ue hanno firmato gli accordi che modificano il funzionamento del Fondo salva stati su cui per mesi la maggioranza di governo, e al suo interno il Movimento 5 stelle, sembrava pronta a implodere. Il presidente dell’Eurogruppo, l’irlandese Paschal Donohe, ha definito la riforma «una pietra miliare nell’ulteriore sviluppo dell’Unione economica e monetaria che rafforzerà le capacità di prevenzione e risoluzione delle crisi dell’area dell’euro, nonché l’Unione bancaria».

La riforma del Fondo salva stati rende più accessibili i prestiti ai paesi che rispettano certe condizioni, tra cui un livello del debito del 60 per cento che oggi in piena pandemia è difficile anche immaginare. Inoltre rafforza il sistema intergovernativo, ma introduce anche la possibilità di utilizzare parte dei capitali del Mes come backstop, una sorta di “rete di protezione”, del Fondo di risoluzione unica bancaria e ne anticipa il possibile utilizzo al 2022.

Secondo Donohe «la decisione presa dall’Eurogruppo in merito all’introduzione anticipata del backstop riconosce i notevoli sforzi compiuti dal settore bancario europeo, dalle autorità di vigilanza e dagli stati membri per migliorare significativamente tutti gli indicatori di riduzione del rischio negli ultimi anni».

Il fondo di risoluzione arriverà ad avere una dotazione di 55 miliardi di euro nel 2024, con la possibilità di utilizzare anche il Mes la dotazione per intervenire in caso di risoluzione di una banca arriva a circa il doppio, investendo altri 55 miliardi.

La capacità del Mes è di 705 miliardi di euro, che non è molto considerando che per la Grecia ne sono serviti circa 350, ma questi prestiti possono sfruttare il rating a tripla A dell’area euro, ripagando poi gli interessi.

L’accordo politico finale all’interno dell’Eurogruppo, il vertice dei ministri della zona euro, era stato raggiunto il 30 novembre scorso, ha ricordato Donohe. E i nodi più importanti della riforma erano stati sciolti durante il governo Conte I, quando ministro era Giovanni Tria. Il dieci dicembre scorso poi il Consiglio europeo e Giuseppe Conte hanno dato l’ok all’intesa conclusiva.

 

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