L’Italia difende l’occupazione senza costruire nuove basi produttive. Trattiene lavoro, ma rinvia scelte su investimenti, innovazione, riallocazione settoriale. È una strategia che può funzionare nel breve, ma che nel medio consuma produttività, comprime salari e riduce le opportunità per i giovani
Da quasi tre anni l’economia italiana convive con un paradosso solo in apparenza rassicurante. La produzione industriale è in calo persistente, la produttività ristagna, ma l’occupazione continua a crescere e si mantiene su livelli record. Nel dibattito pubblico questo dato viene spesso celebrato come una prova di resilienza. In realtà racconta qualcosa di più complesso, e più fragile. Il punto non è mettere in discussione il fatto che l’occupazione cresca. Il punto è come cresce e su quali basi


