La relazione tecnica della legge di bilancio 2023 mostra quante risorse vengono sottratte alle entrate dello stato e a quelle degli enti locali con la nuova politica fiscale del governo.

Prima di tutto quindi con l’estensione del forfait degli autonomi a 85mila euro voluta in primis dalla Lega, con la cosiddetta incrementale proposta da Fratelli d’Italia e messa a punto grazie all’aiuto dell’attuale super viceministro Maurizio Leo, con i condoni e non solo con quelli.

Le due flat tax

L’estensione del forfait per gli autonomi a 85mila euro costerà in tutto 280 milioni di euro alle casse dello stato nel 2023, un costo che salirà a 346 milioni nel 2024 e 378 nel 2025.

Nel 2024 le entrate fiscali che servono a pagare i servizi pubblici di competenza statale si ridurranno di 300 milioni nel 2024, ma perderanno anche regioni e comuni a cui i lavoratori autonomi che si avvalgono del forfait non sono tenuti a pagare le addizionali Irpef.

Alle regioni dunque arriveranno 41 milioni in meno sia nel 2024 che nel 2025 e i comuni perderanno 20 milioni nel 2024 e 15 nel 2025.

La flat tax incrementale, anche questa destinata soprattutto ai lavoratori autonomi ma solo per il 2023, prevede una aliquota al 15 per cento su un reddito imponibile fino a 40mila euro, calcolato come differenza tra il reddito percepito nel 2023 e quello degli anni 2020 – 2022 (decurtata del cinque per cento).

Una formula complessa che significa perdite ancora maggiori per le casse dello stato. E cioè 810 milioni di euro in meno nel 2024, di cui 63 milioni in meno per le regioni e 31,5 per i comuni. La detassazione dei premi di produttività, la versione per i dipendenti della flat tax incrementale, significa altri 220 milioni di euro per le casse dello stato nel 2023 e 4 per le regioni e 2 per i comuni.

Per l’effetto solo dell’invenzione delle due cosidette flat tax, i comuni perdono oltre 50 milioni nel 2024 e le regioni oltre 100 milioni.

Mezzo miliardo di condono

Poi c’è lo stralcio delle cartelle esattoriali dal 2000 al 2015 che comprende sia le cartelle in corso di pagamento sotto la rottamazione ter che la successiva e i cui costi hanno un impatto sia sulle casse dello stato che sugli enti previdenziali. Il condono costerà 451 milioni di euro in totale, 244 milioni di perdite per gli enti di previdenza. E lo stato dovrà rimborsare anche 285 milioni di euro di spese già sostenute per le procedure di notifica e esecuzione dei pagamenti.

In questa ridda di norme in perdita sia per l’amministrazione centrale che per i livelli amministrativi più vicini ai cittadini, ci sono pure articoli della legge di bilancio i cui effetti non vengono nemmeno approfonditi.

Esemplare è la relazione tecnica sulla detassazione delle mance al personale del settore turistico e della ristorazione. Anche qui si tratta di una aliquota al 5 per cento sulle mance che possono arrivare a contribuire per un quarto dello stipendio.

Siccome la legge si applica solo ai redditi fino a 50 mila euro, significa che un cameriere può accumulare fino a 12.500 euro di mancia, pagando solo il 5 per cento di tasse (625 euro).

Nonostante sia chiaramente un incentivo a dichiarare una buona parte del reddito come mancia, secondo la relazione tecnica della manovra la misura «non comporta nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello stato, potendo sì altresì determinare potenziali effetti positivi» perché le mance al momento non sono previste come reddito. La verità non dichiarata è che la norma potrebbe servire a far emergere almeno parte dei redditi in nero del settore ristorazione.

Altra spiegazione interessante è quella sulla misura voluta dal ministro Matteo Salvini sul blocco della rivalutazione Istat delle multe e delle sanzioni del codice della strada. Qui la relazione tecnica spiega che non c’è perdita per le casse dello stato perché come è noto il numero delle sanzioni è aleatorio.

Anche qui a incassare le multe sono soprattutto gli enti locali, tanto è vero che nel 2021 era stato previsto che i proventi potessero andare anche al finanziamento di mezzi della protezione civile di province e comuni. Per gli enti locali la legge di bilancio stanzia 350 milioni per far fronte all’aumento dei costi delle bollette, peccato che mentre con una mano dà, con molte altre tolga ma i comuni lo scopriranno solo a leggersi tutta la relazione che accompagna la finanziaria.

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