Il governo ha deciso di fare retromarcia sull’assorbimento dell’ispettorato nazionale del lavoro nel ministero del Lavoro guidato dall’ex presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, Marina Elvira Calderone. Resta invece la tensione sui protocolli firmati dall’ispettorato con il Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro guidato dal marito di Calderone, Rosario De Luca, che prevedono anche che l’Asse.Co, l’”asseverazione di conformità” rilasciata dai consulenti del lavoro, possa essere considerata sostitutiva del documento unico di regolarità contributiva, una equiparazione su cui si aspetta «una norma specifica».

L’assorbimento saltato

Da tempo la ministra Calderone accarezzava l’idea di riassorbire le attività dell’ispettore all’interno del ministero. La norma di riorganizzazione  doveva essere inclusa prima nella proposta di riforma o meglio dire taglio del reddito di cittadinanza, poi si era deciso di spostarla nel decreto della Pa che include anche la riorganizzazione dei ministeri.  La bozza del provvedimento circolata nell’ultima settimana all’articolo 19 recita che le competenze già attribuite all’ispettorato sono «assegnate al ministero del lavoro» dove sarebbe nato un «dipartimento per le attività ispettive» e che alla data dell’entrata in vigore del provvedimento, che in teoria doveva essere presentato nel consiglio dei ministri di oggi,  «l’ispettorato nazionale del lavoro è soppresso» e «il ministero del lavoro e delle politiche sociali e subentra nella titolarità di tutti i rapporti giuridici attivi e passivi del medesimo Ispettorato». 

All’ultimo, però lunedì il capo di gabinetto della ministra, Mauro Nori, ha informato i sindacati che l’ispettorato nazionale del lavoro continuerà a vivere in autonomia perché il suo riassorbimento o la sua cancellazione, come la definisce Matteo Ariano coordinatore nazionale dell’Ispettorato per la Fp Cgil, non trova consenso tra i sindacati.

Ma anche i protocolli firmati il 29 marzo sono stati oggetti di critiche durissime da parte di Cgil e Uil e internamente da Cgil e Usb. I due accordi tra ispettorato e consulenti non sono semplicemente il rinnovo o la replica di quelli firmati in passato come dichiarato in una nota dall’Ispettorato,  guidato da Paolo Pennesi che ne firmò uno nel 2018 proprio con Calderone come controparte.  Uno in particolare ha esplicitamente l’obiettivo di «potenziare» la cosiddetta Asse.co.

Gli accordi firmati pochi giorni fa, infatti, non solo prevedono che l’attività ispettiva sia rivolta con assoluta priorità alle aziende che non si rivolgono ai consulenti del lavoro (pagando) per ottenere l’asseverazione (Asse.Co), che gli ispettori vengano sollecitati a svolgere le visite possibilmente affiancati dal consulente del lavoro, ma anche che l’asseverazione possa essere utilizzata nell’ambito di «appalti pubblici e privati ai fini della regolarità delle imprese» e soprattutto che «in attesa di una specifica normativa è nella facoltà delle stazioni appaltanti e/o degli enti locali attribuire a Asse.Co validità unica e/o sostitutiva del, e/o pari al Durc, in tema di verifica della regolarità retributiva e contributiva di appaltatori e subappaltatori, nonché concedere premialità, e/o agevolazioni a chi tra essi abbia ottenuto detta asseverazione». Dobbiamo dunque aspettare una specifica norma che equipari l’Asse.Co. al Durc, cioè il documento unico di regolarità contributiva che le aziende devono richiedere a Inps o Inail per la partecipazione alle gare d’appalto, che andranno moltiplicandosi soprattutto in tempi di Pnrr? 

 Anche questa legge annunciata e comunque la possibilità di sostituire il Durc con l’Asse.Co. già segue un progetto a cui i consulenti lavorano da lungo tempo: si tratta infatti di una vecchia proposta presentata proprio dall’attuale ministra. Come si legge nel portale dei consulenti del lavoro, nell’aprile del 2017 Calderone, allora presidente del consiglio nazionale dell’ordine, proponeva durante un convegno alla Camera dedicato a £Caporalato, appalti e somministrazione”  di «introdurre l’Asse.Co, lo strumento che certifica la regolarità retributiva e contributiva delle imprese, nell'ambito della normativa appalti per assicurare allo stato, alle imprese e ai lavoratori la regolarità dei rapporti di lavoro». Ora l’idea è finita nel protocollo firmato dal marito e dall’ispettore che lei aveva chiamato come direttore generale del Consiglio nazionale. Manca che lei dal governo faccia la legge. 

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