L’Opec+, l’associazione dei paesi produttori di greggio Opec a cui si aggiunge la Russia, mentre l’Unione europea lavora al “cap” al prezzo nelle prossime sanzioni, ha deciso di tagliare la produzione facendo salire le quotazioni del greggio. Nella riunione a Vienna inoltre è stato prorogato l’accordo di collaborazione fino al 2023. Mosse che vanno contro gli Stati Uniti e i paesi europei e del G7.

Il taglio della produzione dell'Opec+ «non era necessario», ha affermato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden secondo quanto riportato dai media americani. «Devo vedere cosa c’è nel dettaglio. Sono preoccupato».

Il taglio

Il taglio alla produzione è stato fissato a 2000 barili al giorno ed è il maggiore dall'aprile 2020. La mossa va nella direzione di mantenere i prezzi alti dopo sette anni di un mercato relativamente debole. Dopo aver superato i 100 dollari al barile nei primi sei mesi dell'anno a causa dell'invasione russa dell'Ucraina, i prezzi sono scesi del 32 per cento negli ultimi quattro mesi, ricorda il Wsj, a causa dei timori di un rallentamento globale, con il Brent, che è andato per la prima volta sotto gli 83 dollari al barile da gennaio.

I membri dell'Opec+ hanno precisato che le decisioni prese vanno viste come una risposta tecnica a un’economia globale in declino, in particolare in Cina, dove le restrizioni legate al Covid-19 hanno danneggiato la domanda di petrolio.

Ma gli analisti concordano, e in privato i delegati dell'Opec+ hanno confermato, che la mossa sarebbe stata una grande vittoria per la Russia. Mosca infatti ha perso circa un milione di barili al giorno di produzione di petrolio dall'inizio della guerra a febbraio, visto che molte compagnie hanno deciso di smettere di acquistare greggio russo. Non solo, il 5 dicembre scatterà l'embargo petrolifero nei confronti della Russia da parte dell'Unione Europea e si lavora al price cap del G7.

Il taglio della produzione dell'Opec+ in questo modo limiterà la perdita di quote di mercato da parte della Russia, hanno affermato i delegati, che hanno riconosciuto «uno sforzo senza precedenti» da parte dei maggiori produttori di petrolio del mondo per aiutare collettivamente la Russia alle prese con i problemi politici ed economici causati dalla guerra in Ucraina.

La mossa dell’Unione europea

Proprio oggi, durante la riunione degli ambasciatori dell’Unione europea è stato trovato l’accordo tra i 27 sul nuovo pacchetto di sanzioni contro la Russia, incluso il price cap al petrolio. Il via libera è arrivato in mattinata nel corso del Coreper, la riunione dei Rappresentanti dei Paesi membri. La formalizzazione dell'approvazione dell'ottavo pacchetto arriverà per procedura scritta. L’Ungheria ha ribadito che qualunque sia la decisione, il paese presieduto da Viktor Orbàn resterà fuori: «Le nuove sanzioni dell'Ue non danneggiano gli interessi dell'Ungheria poiché sono state concesse esenzioni da qualsiasi nuova sanzione dell'Ue che avrebbe violato gli interessi dell'Ungheria e messo in pericolo la sicurezza del nostro approvvigionamento energetico» ha detto il ministro degli Esteri magiaro, Pe'ter Szijjarto, citato in un tweet da Zoltan Kovacs, portavoce del premier ungherese, Orban.

La Russia, secondo quanto riferisce l’agenzia Tass, ha annunciato che smetterà di fornire petrolio ai paesi che imporrano il tetto al prezzo. Lo ha annunciato il vice premier russo Aleksandr Novak.

© Riproduzione riservata