Tra i 137 articoli della legge di Bilancio sono tante le misure che impattano sul fisco, dal taglio di due punti dell’aliquota intermedia a una nuova flat tax su straordinari e festivi. Il governo aumenta la tassa per i paperoni stranieri e vara un’altra rottamazione delle cartelle. Giorgetti: «Non chiamatelo condono»
In questa scheda aggiorneremo le novità della manovra 2026 sul tema fisco fino alla sua approvazione in Parlamento.
Una manovra «seria ed equilibrata» per la premier Giorgia Meloni, una manovra «piccola e selettiva» per i tanti scontenti. È molto divisiva la legge di Bilancio 2026, varata dal Consiglio dei ministri il 17 ottobre e che in settimana sarà trasmessa al Senato: 137 articoli in tutto che prevedono interventi per 18,4 miliardi di euro, coperti da minori spese e maggiori entrate, tra cui spiccano i 5 miliardi ottenuti con la rimodulazione del Pnrr e i 4,3 miliardi in arrivo da banche e assicurazioni.
Nel complesso è una legge prudente e limitata, senza nulla a sostegno della crescita e nessuna riforma per favorire gli investimenti. Una manovra fatta quasi in pareggio di bilancio, con un minimo aumento del deficit, e che propone tante misure indirizzate a singoli target. Ma di preciso quali sono le norme volute dal governo? In questo articolo, che sarà aggiornato durante l’iter parlamentare, passiamo in rassegna i provvedimenti in tema di fisco.
Sforbiciata all’Irpef
Il principale intervento fiscale è il taglio dell’Irpef, l’imposta che le persone fisiche pagano sui loro redditi, per il ceto medio. La misura, per cui saranno stanziati 2,7 miliardi all’anno, prevede la riduzione dell’aliquota dal 35 al 33 per cento per lo scaglione che comprende i redditi da 28 a 50mila euro lordi. Secondo le stime della fondazione dei Consulenti del lavoro si tradurrà in uno sconto massimo di 440 euro all’anno, pari a circa 36 euro mensili. Ad esempio, per un reddito di 30mila euro lordi il risparmio sarebbe di circa 40 euro l’anno.
La riduzione dell’aliquota intermedia non porterà benefici a chi rientra nel primo scaglione, cioè quello sotto i 28mila euro di reddito, mentre un discorso diverso va fatto per chi guadagna più di 50mila euro. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha infatti precisato che la sterilizzazione del taglio dell’Irpef avverrà «sopra i 200mila euro»: ciò significa che di fatto a beneficiare saranno, in misura diversa, i contribuenti nella fascia tra 28 e 200mila euro.
Aumenti detassati
Circa 2 miliardi sono stati stanziati per favorire l’adeguamento degli stipendi al costo della vita. Il tesoretto sarà utilizzato per garantire, sugli aumenti di stipendio legati ai rinnovi dei contratti collettivi, un’aliquota Irpef ridotta al 5 per cento per i rinnovi avvenuti nel 2025 e per quelli che avverranno nel 2026. Il beneficio dovrebbe valere solo per i lavoratori del settore privato, compresi agricoli e domestici, e solo per chi ha una retribuzione annua sotto i 28mila euro.
A questa si aggiungono le misure mirate a rafforzare il welfare aziendale. La riduzione transitoria, dal 10 al 5 per cento, dell’imposta sostitutiva sui premi di produttività ai dipendenti sarà ulteriormente diminuita dal 5 all’1 per cento e si applicherà a un limite lordo annuo di 5mila euro (invece che di 3mila). È inoltre prevista una tassazione al 15 per cento per le componenti salariali riferite agli straordinari e ai turni notturni e festivi.
Paperoni in fuga?
Il governo intende aumentare la flat tax per i “paperoni” stranieri per cui, a fronte dello spostamento della residenza in Italia, viene concessa la possibilità di versare un importo fisso sui redditi generati all’estero, indipendentemente dal valore. Fino allo scorso anno tale importo era di 100mila euro, mentre da agosto è raddoppiato a 200mila; ora il ministero dell’Economia punta a farlo salire a 300mila euro. L’aumento riguarda anche la flat tax per i congiunti dei super ricchi che si trasferiscono da noi: dal 2026 pagheranno un’imposta di 50mila euro anziché di 25mila.
Secondo i numeri della Corte dei conti l’imposta forfettaria, introdotta dal governo Renzi e indirizzata soprattutto a calciatori, vip e top manager, ha visto le adesioni triplicare nell’arco di quattro anni, così come è triplicato il gettito per lo Stato, passato da 43,9 a 117,7 milioni. Negli ultimi giorni, l’annunciato ritocco verso l’alto ha attirato l’attenzione della stampa estera: «L’Italia mira a inasprire la dolce vita per i ricchi che cercano di sfuggire alle imposte più alte nel resto d’Europa», ha scritto il Financial Times.
Rottamazione quinquies
Su pressione della Lega, favorevole a un forte sconto per chi ha debiti con il fisco, il governo ha deciso di varare una nuova rottamazione delle cartelle esattoriali. La sanatoria riguarda le tasse non versate tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2023, per cui si prevede un periodo di rateizzazione lungo fino a 9 anni, con un massimo di 54 rate bimestrali a partire da 100 euro l’una. Il contribuente che vorrà aderire potrà estinguere il proprio debito pagando le tasse dovute e il 4 per cento di interessi.
L’accesso alla rottamazione sarà limitato solo a chi ha dichiarato quanto dovuto al fisco o all’Inps, ma poi non ha potuto versare o ha commesso errori di versamento. «Non è un condono per chi ha fatto il furbo», ha insistito Giorgetti. Il debitore sarà escluso dalla misura dopo il mancato pagamento di due rate o dell’unica rata se avrà scelto di non rateizzare i pagamenti: «Un meccanismo più punitivo rispetto ad altre edizioni, quando dopo un paio di rate si tendeva ad abbandonare i pagamenti pensando di essere a posto», ha aggiunto il ministro.
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