Le autostrade e i binari sono come i fili dell’alta tensione: chi li tocca muore, metaforicamente parlando, s’intende. Con una legge approvata sull’onda dell’emozione per le 43 vittime del crollo del ponte di Genova, di fronte alla constatazione che non si poteva più permettere ai concessionari pubblici e privati di fare i loro comodi senza mai pagare dazio, la politica e il governo di allora hanno istituito un’agenzia apposita per il controllo della sicurezza stradale e ferroviaria. L’hanno chiamata Ansfisa e l’hanno presentata con un profluvio di buone intenzioni. A distanza di quasi 30 mesi dalla sua costituzione, però, Ansfisa non solo non è mai entrata in funzione, ma l’unico risultato che è riuscita a produrre è il licenziamento di chi ha provato a farla partire. Due direttori sono stati messi alla porta dalla politica e dai governi in appena due anni e mezzo: il primo è stato Alfredo Principio Mortellaro, durato meno di un anno, il secondo è Fabio Croccolo che è rimasto in carica appena un filino in più, ma è stato inesorabilmente allontanato anche lui.

Cambi al vertice

Mortellaro aveva ostinatamente tentato di dare all’Agenzia un profilo e una missione, ma forse aveva osato troppo. Alla fine, stufo di avere a che fare con muro di gomma, nell’autunno di due anni fa si era sfogato con i giornali raccontando che non gli facevano toccare palla. Mortellaro si portava dietro il peccato originale, se così si può dire, di essere stato scelto dal ministro Cinque stelle, Danilo Toninelli, ed è stato un sollievo per il nuovo governo toglierselo di torno. Contro ogni logica, infatti, la nomina del direttore Ansfisa che dovrebbe essere un organismo autonomo e terzo nei confronti della politica e dei governi, in Italia è invece per legge sottoposta ai criteri dello spoils system. Il capo di Ansfisa è di fatto considerato un componente della squadra di governo, come un capo di gabinetto, come il responsabile dell’ufficio legislativo. È un’aberrazione in contrasto con le direttive europee che dispongono tutt’altro e che oltretutto sono state rispettate al momento della costituzione di Ansf, l’Agenzia per la sicurezza ferroviaria ora superata perché inglobata proprio da Ansfisa.

Giubilato Mortellaro, la nuova ministra dei Trasporti, Paola De Micheli (Pd) al suo posto ha messo Croccolo. Con un’impostazione diversa, anche lui nel poco tempo che gli è stato concesso ha provato a far partire Ansfisa e anche lui inavvertitamente deve essersi avvicinato troppo, almeno nelle intenzioni, a qualche filo scoperto perché il nuovo ministro Enrico Giovannini lo ha licenziato a nemmeno una settimana di distanza da un’occasione pubblica in cui i due erano apparsi insieme d’amore e d’accordo. Nel corso di un webinar che si è tenuto la mattina di giovedì 29 aprile per la presentazione della prima relazione di Ansfisa, un documento pieno di buoni propositi, ma povero di risultati perché Ansfisa ancora non esiste, il ministro era intervenuto apprezzando il lavoro svolto da Croccolo. Il 5 maggio lo ha licenziato e durante il colloquio in cui gli comunicava la decisione è stato evasivo sul perché.

I veri motivi di una defenestrazione così brutale forse non si sapranno mai, si possono solo supporre. La prima supposizione è che la politica, o almeno una bella fetta della politica, si sia di fatto pentita di aver approvato il decreto Genova con le norme che avrebbero dovuto introdurre criteri più stringenti da imporre ai concessionari ferroviari, stradali e autostradali per garantire maggiore sicurezza nei trasporti. Ansfisa è figlia di quel decreto e probabilmente ormai è politicamente fuori stagione. Nel frattempo ci sono stati due cambi di governo e c’è stato il Covid e come conseguenza il Piano nazionale di ripresa e resilienza che destina con altri investimenti aggiuntivi la bellezza di 62 miliardi di euro soprattutto alle ferrovie. È plausibile che una parte rilevante della politica e del governo e il ministro dei Trasporti (ora Mims, ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili) considerino Ansfisa non un organismo prezioso per garantire il miglior utilizzo degli investimenti anche in termini di sicurezza, ma come una sorta di palla al piede, un ufficio da tenere a bada così che non intralci la nuova stagione del fare.

Sicurezza parallela

Croccolo si era applicato con diligenza alla costituzione di Ansfisa: aveva approvato il regolamento e lo statuto, aveva nominato due direttori generali uno per le autostrade e l’altro per le ferrovie, aveva individuato le sedi per gli uffici. E superando mille pastoie era riuscito ad assumere 42 tecnici, che sono meno di un decimo dei 569 previsti dalla pianta organica approvata per legge, ma almeno qualcosa sono. A distanza di una ventina di mesi dall’avvio annunciato di Ansfisa, alla fine di novembre dell’anno passato Croccolo aveva annunciato di nuovo con soddisfazione, forse senza rendersi neanche conto di quanto purtroppo fosse ridicola la situazione, che l’Agenzia era operativa.

Per assumere tecnici rodati e preparati si era rivolto agli uffici del ministero ora guidato da Giovannini e molti dei prescelti avevano accettato l’offerta perché oltretutto ad Ansfisa sarebbero stati pagati meglio. Il dipartimento da cui sono stati effettuati i prelievi più consistenti è stato quello della vigilanza autostradale guidato da Felice Morisco. Il quale per la sicurezza persegue una logica parallela e diversa da quella di Ansfisa, basata su convenzioni ad hoc tra concessionari, ministero e le maggiori università italiane con la supervisione dell’ispettore ministeriale Placido Migliorino.

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