Arriva l’ok di Francoforte all’offerta di Siena. Verifiche di Bruxelles sul 15 per cento del Monte ceduto dal governo
Buone notizie da Francoforte per Luigi Lovaglio, il numero uno del Monte dei Paschi. La Bce è pronta a dare via libera all’offerta pubblica di scambio (ops) di Mps su Mediobanca. La scalata in rampa di lancio ormai da cinque mesi resta però al centro delle cronache giudiziarie, con l’inchiesta della procura di Milano sulle presunte irregolarità dell’asta del governo per il 15 per cento di Mps.
Inchiesta che prosegue e, secondo quanto ha riferito ieri un articolo del Financial Times, ora sarebbe affiancata anche dalle indagini avviate dalla Commissione europea che punta a verificare se con quell’ultima vendita di azioni Roma abbia violato le norme sugli aiuti di stato. Secondo la ricostruzione del quotidiano britannico almeno tre grandi investitori, Unicredit, Norges e Blackrock non sarebbero stati messi nella condizione di fare un’offerta nell’accelerated bookbuilding (abb) con cui il Tesoro sette mesi fa ha piazzato quel 15 per cento di Mps rilevato da tre compratori graditi all’esecutivo: Francesco Gaetano Caltagirone, la famiglia Del Vecchio e il gruppo bancario Banco Bpm.
I tempi della giustizia
L’amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel, è già intervenuto sulla questione rivelando di aver presentato un esposto alla Consob sull’andamento anomalo dell’abb. E lo stesso Orcel è stato sentito come testimone dai pm che indagano sulla vicenda. Adesso si tratta di capire con che tempi, e in che modo, i risultati dell’indagine della magistratura, così come gli accertamenti avviati da Bruxelles, potrebbero avere effetti sul futuro di Mps.
Intanto ieri è bastata l’indiscrezione, pubblicata da Reuters, sul via libera della Vigilanza di Francoforte, per mettere le ali ai due titoli coinvolti nell’ops. La quotazione di Mps si è impennata del 7 per cento, mentre Mediobanca ha fatto segnare un rialzo del 4,2 per cento circa. Dopo tre settimane in forte calo, i prezzi hanno così ripreso decisamente quota e Piazzetta Cuccia si è di nuovo avvicinata ai massimi storici fatti segnare ai primi del mese, nei giorni precedenti l’assemblea per l’ops su Banca Generali poi rinviata.
Tanta agitazione si spiega facilmente. La scommessa degli investitori è che l’offerta parta a breve, forse già nella prima decade di luglio.
Dopo l’ok di Francoforte, mancherebbe solo un adempimento formale, cioè l’approvazione del prospetto informativo da parte della Consob. Forte del timbro dell’authority di mercato, Siena passerebbe dalle parole ai fatti con l’obiettivo di prendere il controllo di Mediobanca.
Soglia minima
Resta da capire quale sarà l’obiettivo minimo della scalata. Se, cioè, Mps punterà a mettere insieme almeno i due terzi del capitale di Piazzetta Cuccia oppure se deciderà di accontentarsi del 51 per cento. Solo raggiungendo la soglia del 66,67 per cento si potrebbe arrivare a una piena integrazione tra i due istituti, con sinergie stimate dal Monte in circa 700 milioni, senza contare i vantaggi fiscali garantiti dall’utilizzo di 1,3 miliardi di attività per imposte anticipate (dta) che si sommerebbero a 1,6 miliardi che già Mps può sfruttare. Se invece le adesioni all’offerta superassero di poco il 50 per cento più azione i benefici per i conti di Siena diminuirebbero di molto.
Lovaglio da mesi va dicendo che l’obiettivo è quello di arrivare almeno al 66,67 per cento, ma non è detto che strada facendo non cambi idea e finisca per accontentarsi di una quota inferiore. D’altronde la base di partenza pare quantomeno incoraggiante.
Sommando la partecipazione in Mediobanca dei due grandi azionisti del Monte, e cioè il 10 per cento in portafoglio al gruppo Caltagirone e il 20 per cento circa controllato dalla Delfin della famiglia Del Vecchio, si arriva a un 30 per cento a cui va aggiunto un altro 7-8 per cento che fa riferimento ad alleati sparsi di Siena, a cominciare da casse previdenziali come Enpam ed Enasarco.
Da qui alla partenza dell’ops è poi possibile che gli alleati di Mps si rafforzino ancora nel capitale di Mediobanca, come è già successo tra maggio e i primi di giugno, quando Enpam ed Enasarco hanno fatto incetta di titoli.
Il prezzo giusto
Sulla questione della soglia minima non è da escludere anche l’intervento della Bce, che potrebbe imporre il raggiungimento dei due terzi del capitale da parte degli scalatori per dare via libera all’integrazione tra i due istituti. Un’altra questione che Lovaglio dovrà affrontare riguarda il prezzo che è disposto a mettere sul piatto per compare Mediobanca.
Come noto, il Monte ha annunciato un’operazione carta contro carta, senza esborso di denaro contante. In particolare, Siena è pronta a pagare 2,3 azioni proprie per ogni titolo di Piazzetta Cuccia.
Al momento, però, visto l’andamento delle rispettive quotazioni, l’offerta viaggia a sconto rispetto al prezzo di Borsa di Mediobanca e quindi, a meno di una clamorosa rimonta dei propri titoli, Lovaglio dovrà rivedere al rialzo la sua proposta.
Potrebbero essere necessari un paio di miliardi, ma forse anche meno se Mps alla fine si accontentasse di rilevare il 50 per cento più un’azione. Il Monte ha un bilancio solido e può permettersi di spendere di più, ma se il costo dell’ops aumenta diminuiscono di conseguenza anche i vantaggi delle nozze con Piazzetta Cuccia.
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