Alla presentazione dei risultati dell’attività dell’Agenzia delle entrate alla Camera, nettamente positivi per il 2022, il viceministro Maurizio Leo ha usato un’espressione di renziana memoria: «La svolta ipotizzabile» con la prossima riforma del fisco è di «cambiare verso all'accertamento». Da una parte, ha dichiarato Leo, il personale dell’Agenzia, va supportato, dall’altra però la parola d’ordine resta «la tregua fiscale».

Il cambiamento di verso arriva a fronte di un recupero dell’evasione che l’Agenzia delle entrate definisce «record» nel suo comunicato: «20,2 miliardi di euro la somma riportata nelle casse dello Stato per effetto della complessiva attività dell’Agenzia delle entrate e di agenzia delle entrate-riscossione: è il dato più alto di sempre».

Sono stati anche bloccati 9,5 miliardi di uscite, tra crediti di imposta, bonus e rimborsi richiesti senza requisiti, attraverso le analisi di rischio e le attività antifrode, in cui la parte del leone l’hanno fatto i crediti fittizi legati alla bolla dei bonus edilizi e in cima alla classifica il bonus facciate. 

«A fronte dell'impegno profuso dal personale» dell’agenzia delle entrate e della riscossione, Leo ha detto che bisogna «pensare anche a meccanismi incentivanti» per i contribuenti e appunto che «l'accertamento deve cambiare verso». In che modo? Dicendo prima quando ci saranno controlli, prevedendo periodi dell’anno in cui esplicitamente non ci saranno accertamenti e accordandosi addirittura prima con i contribuenti sui redditi che dovrebbero dichiarare. 

«Accertamento concordato preventivo biennale»

«I risultati ci sono ma il tax gap è elevato e per abbatterlo dobbiamo usare moduli diversi, come l'accertamento concordato preventivo biennale», ha detto il viceministro e ancora: si può anche «pensare di dire al contribuente: questo è il reddito che devi conseguire, se ti adegui avrai un biennio in cui non avrai ulteriori accertamenti per la parte delle imposte dirette. Bisogna cambiare la metodologia di accertamento per le imprese di maggiori dimensioni, spingendo sulla cooperative compliance». 

Parlando della riforma fiscale che dovrebbe essere presentata la prossima settimana in consiglio dei ministri, Leo ha sottolineato proprio che «la parte più significativa di questa riforma« del fisco è esattamente il cambio di verso sulle procedure. Per esempio prevedendo periodi di «quiete» al contribuente in periodi particolari, «come i mesi di agosto e dicembre»

Gli incassi maggiori dai controlli e dagli alert

I dati sembrano smentire la necessità di un cambio di verso: il recupero di somme al fisco è per 10,9 miliardi dovuta ad attività di controllo, per 3,2 miliardi da lettere inviate dall’agenzia per anomalie nelle dichiarazioni con il superamento degli importi fissati dagli obiettivi Pnrr del 20 per cento e 4,9 miliardi da cartelle di pagamento dell’agenzia della riscossione. Le entrate legate alla pace fiscale e alle rottamazioni si fermano a 1,2 miliardi. La sola agenzia per la riscossione, che durante il governo Draghi, è stata accorpata alle Entrate, ha recuperato 10,8 miliardi, di cui 9,2  nelle attività ordinarie e 1,6 miliardi per la rottamazione ter e il saldo a stralcio.

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