Bper, legata alla compagnia delle Coop, vuol comprare Popolare Sondrio, che respinge l’offerta. La Borsa per ora boccia l’operazione, che punta a creare il terzo gruppo creditizio del paese
Poteva il gran capo di Unipol, Carlo Cimbri, star fuori dai giochi che in queste settimane stanno ridisegnando la mappa del potere finanziario in Italia? No che non poteva, perché perdere il treno del consolidamento del sistema mette a rischio business e profitti. Ed ecco, allora, che giovedì sera è arrivata l’offerta più prevedibile dell’ultimo decennio e forse anche di quello precedente. Bper, istituto di fatto controllato da Unipol, ha lanciato un’Ops (offerta pubblica di scambio) sulla Popolare di Sondrio, un’altra banca su cui l’Unipol di Cimbri, che ne controlla il 19,7 per cento, può esercitare un’influenza notevole.
A prima vista sembrerebbe un affare in famiglia, destinato a chiudersi in fretta e senza grandi sorprese. Impressione sbagliata, perché a Sondrio c’è chi dice no. «È un’offerta non sollecitata né preventivamente concordata», è la risposta recapitata dal vertice della Popolare in direzione Modena, dove ha sede Bper.
Anche in Borsa per ora soffiano venti contrari all’Ops emiliana. Ieri le azioni degli aspiranti scalatori hanno perso più del 7,5 per cento, mentre la quotazione della banca valtellinese ha preso il volo guadagnando il 5,3 per cento circa. L’effetto di questo andamento divergente è quello di mandare fuori giri la proposta di Bper, che offre 29 dei propri titoli ogni 20 della controparte. Questo significa che sulla base dei prezzi correnti la banca di Modena è pronta a pagare circa 9,3 euro per azione. Troppo poco visto che l’istituto di Sondrio viaggia intorno a 9,8 euro. Gli equilibri potranno cambiare nei prossimi giorni, ma intanto non è da escludere che Bper sarà costretta ad aggiornare al rialzo la sua offerta.
Scommesse in Borsa
L’operazione era nell’aria da tempo, come dimostra l’andamento del titolo della Popolare, che dall’inizio di dicembre fino alla serata di giovedì, prima dell’annuncio dell’Ops, ha guadagnato poco meno del 30 per cento. Molti investitori hanno quindi preso posizione per tempo, scommettendo sul fatto che Bper sarebbe presto uscita allo scoperto con l’obiettivo, come spiega un comunicato dell’istituto, di “consolidare la sua posizione competitiva nel Nord Italia”. Cioè gli stessi territori dove cerca spazi anche Unicredit, con l’offerta annunciata a fine novembre per rilevare il BancoBpm, presente in forze nel lombardoveneto.
L’unione con Sondrio permetterebbe a Bper di non perdere troppo terreno rispetto ai concorrenti conquistando la terza posizione nella graduatoria nazionale degli istituti di credito, alle spalle di Intesa e della nuova combinazione tra Unicredit e Banco, sempre che quest’ultima vada in porto. Una partita a parte è quella che vede protagonista Mps. Infatti, Mediobanca, oggetto del desiderio del Monte, non si porta in dote una rete di sportelli, ma il ricco business delle gestioni patrimoniali e dell’investment banking, a cui va aggiunto il gioiello della corona, la quota del 13 per cento in Generali.
Da Siena a Sondrio
Da tempo Bper viene indicata come una possibile protagonista delle grandi manovre del credito. Negli anni scorsi l’istituto modenese è cresciuto rilevando 480 sportelli ex Ubi messi in vendita da Intesa e comprando la genovese Carige con la toscana Banca del Monte di Lucca. A lungo si è poi parlato di un’espansione in direzione Siena e un’altra possibilità era l’unione con BancoBpm. Non se n’è fatto nulla, anche perché la vicinanza di Bper a Unipol e quindi alle Coop rosse non ne faceva certo l’interlocutore numero uno per il governo di centrodestra desideroso di privatizzare il Monte.
Se avesse successo l’Ops annunciata giovedì, Unipol diventerebbe di gran lunga l’azionista principale della nuova entità, che potrà contare su circa 6 milioni di clienti, 24 mila dipendenti e 2 mila filiali. Alla compagnia guidata da Cimbri farebbe quindi capo una rete di sportelli ancora più ampia in cui piazzare i propri prodotti.
Come consulente per l’Ops, gli scalatori hanno arruolato Mediobanca, da sempre in ottimi rapporti con Unipol, che per un singolare corto circuito è anche la principale concorrente italiana di Generali, che ha proprio Mediobanca come socio principale. Va poi ricordato che Popolare Sondrio ha un attivo che è circa un terzo rispetto a quello di Bper, ma in base ai conti del 2024 appena resi noti può vantare una redditività più elevata rispetto a quella della banca scalatrice. Quest’ultima l’anno scorso ha visto calare del 7 per cento l’utile netto per effetto soprattutto del maggior carico delle imposte.
C’è chi dice no
Sta di fatto che a Sondrio per il momento hanno chiuso la porta all’offerta di Modena e martedì prossimo la popolare riunirà il consiglio di amministrazione per decidere il da farsi.
Bper ha dichiarato che “intende preservare il marchio della Popolare” nelle sue aree storiche di insediamento, cioè il nord della Lombardia. Difficile però che questa garanzia basti a convincere i vertici dell’istituto ad alzare bandiera bianca.
In passato la banca di Sondrio, che conta su oltre 140 mila azionisti in gran parte piccoli e piccolissimi, aveva opposto una strenua resistenza alla legge che le imponeva la trasformazione da cooperativa in società per azioni, capitolando solo nel 2021. I prossimi mesi ci diranno se l’indipendenza della banca valtellinese è in vendita e a quale prezzo.
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