La Banca centrale europea ha deciso per un rialzo dei tassi di 75 punti base, nella riunione di oggi, scegliendo la linea più “dura” nella lotta all’inflazione. La Bce ha infatti anche rivisto le stime al rialzo dell’inflazione dell’Eurozona, e ha deciso di rialzare i tassi di conseguenza. Il comunicato diffuso da Francoforte sottolinea anche però che l’economia «è in forte rallentamento» e nell’area euro «dovrebbe ristagnare nel prosieguo dell'anno e nel primo trimestre del 2023».

Inflazione all’8,1 per cento

Non è semplice la strada della banca centrale, stretta tra inflazione e una crisi economica che ormai viene data quasi per scontata. Secondo la Bce l’inflazione arriverà all’8,1 per cento nel 2022, al 5,5 per cento nel 2023  e al 2,3 per cento nel 2024. Mentre la crescita sarà minore di quanto previsto in precedenza: del 3,1 per cento nel 2022, dello 0,9 per cento nel 2023 e dell'1,9 per cento nel 2024.

«I prezzi molto elevati dell'energia stanno riducendo il potere d'acquisto dei redditi delle persone e, sebbene le strozzature dell'offerta si stiano attenuando, continuano a limitare l'attività economica» e la guerra «pesa sulla fiducia di imprese e dei consumatori», si legge nel comunicato. Ma la Bce ha già preso una scelta e ha annunciato già che seguiranno nuovi rialzi nelle prossime riunioni. Anche perché il direttivo ha già affrontato il rischio della frammentazione dell’Eurozona. 

«Scudo anti spread pronto»

Un passaggio del comunicato interessa particolarmente l’Italia. Da una parte infatti il consiglio direttivo si dice «pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti nell'ambito del suo mandato per garantire che l'inflazione si stabilizzi al suo obiettivo del 2 per cento nel medio termine».

Dall’altro sottolinea come lo scudo anti spread è «disponibile per contrastare dinamiche di mercato ingiustificate e disordinate che rappresentano una seria minaccia per la trasmissione della politica monetaria in tutti i Paesi dell'area dell'euro, consentendo così al Consiglio direttivo di adempiere più efficacemente al proprio mandato di preservare la stabilità dei prezzi». 

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