Chiara Gribaudo, vicepresidente della commissione lavoro della Camera, è deputata Pd alla terza legislatura e al recente congresso ha sostenuto Elly Schlein che proprio sul lavoro propone una svolta rispetto alla stagione del Jobs Act.


Gribaudo, parliamo del Jobs Act. Si è pentita di aver votato a favore?
Di quella riforma ho sempre condiviso l'idea di costruire un sistema di ammortizzatori universali come la Naspi, la lotta alle false collaborazioni e alle finte partite Iva, con una norma che anche i rider hanno usato al tribunale di Torino per ottenere certi diritti del lavoro subordinato.

E l'idea di costruire un sistema di formazione e di politiche del lavoro in grado davvero di aiutare chi viene espulso dal mercato del lavoro. Ma su questo ultimo punto si è fatto troppo poco.

E poi?

Oggi come allora sono stata sempre scettica su due punti: nel merito aver abolito le norme sulla reintegrazione per i licenziamenti senza giusta causa, nel metodo uno scontro ideologico con il sindacato che ci ha causato uno strappo troppo violento col nostro mondo storicamente di riferimento.
 

Vede in maniera positiva il decreto Dignità approvato dal governo Conte 1?
Non ci vedo nulla di buono in un provvedimento che pretendeva di restituire dignità al lavoro attraverso la legge e che, nei fatti, si è dimostrato incapace di farlo, ma anzi ha aumentato gli stage e i contratti intermittenti.

Resto convinta che non dobbiamo demonizzare i contratti a tempo determinato, perché sono contratti che comunque prevedono una serie di tutele per i lavoratori e le lavoratrici, e perché il loro numero è difficilmente riducibile in alcuni settori dell’economia.

Quindi che si fa?

Devono costare di più di quelli a tempo indeterminato per incentivare le aziende alla conversione e per far fronte ai costi sociali che possono generarsi.

E anche sulle causali serve che siano sempre di più i sindacati a contare perché conoscono bene come si lavora e le difficoltà di ciascun settore, anche meglio dei ministeri.

Cosa ha fatto nella scorsa legislatura per contrastare  lavoro povero e precario?
Ho presentato diverse proposte di legge che possono migliorare qualità e dignità del lavoro, ne cito quattro su tutte: la riforma di tirocini e apprendistato per combattere lo sfruttamento dei giovani in ingresso nel mercato del lavoro; l’abolizione dell’incompatibilità della professione di avvocato con il contratto di subordinazione; le norme per l’accertamento della rappresentatività delle organizzazioni sindacali; e il primo ammortizzatore sociale per gli autonomi il cui reddito cala di colpo, la cosiddetta Iscro.

L’introduzione di quest’ultima misura nella scorsa legislatura è stata una battaglia vinta dal Pd ma va potenziata e allargata.


E per il futuro?
Per restituire dignità al lavoro serve ben altro: il salario minimo, il congedo paritario obbligatorio pienamente retribuito, la legge sulla rappresentanza citata prima, l’abolizione degli stage gratuiti e la riforma dell’apprendistato.

Sono queste le proposte di legge che ho già depositato e su cui sono convinta il Partito democratico punterà di più dopo la vittoria di Elly Schlein.

Lei l’ha sostenuta convintamente.

 Alle primarie ho sostenuto Elly, senza pensarci due volte, perché ha prevalso da subito la volontà di avere una leadership femminile e femminista.

Un percorso che viene da lontano, da Nilde Iotti a Tina Anselmi, passando da Livia Turco alle nostre esperienze. Finalmente ce l'abbiamo fatta, abbiamo rotto il tetto di cristallo anche nel nostro partito.


Cosa ne pensa del modello spagnolo che è nella mozione Schlein?
Credo che sia la strada da seguire. Dobbiamo colpire in particolare i contratti sotto i 30 giorni, differenziando il costo del lavoro sulla base del contratto, esattamente il contrario di quello che ha fatto il governo Meloni con la legge di bilancio reintroducendo i voucher.

Detto questo, quando si parla di modello spagnolo, non dimentichiamoci che lì la precarietà è più alta che da noi e si licenzia senza giusta causa pagando poche mensilità.

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