A 60 giorni dalla fine del blocco dei licenziamenti, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha dichiarato che con un eventuale governo di Mario Draghi si dovrebbero «superare» reddito di cittadinanza e Quota 100, cioè le due misure bandiera del governo del Movimento 5 stelle e della Lega.

Matteo Salvini continua a difendere il taglio dell’età pensionabile che scadrà a fine anno. Diverse centinaia di migliaia di persone, che hanno accumulato 38 anni di contributi e 62 anni di età, hanno potuto così andare in pensione prima di quelli che sono venuti prima di loro e di quelli che verranno dopo. Secondo Salvini la misura dovrebbe essere prolungata perché «ha permesso a 400 mila persone di andare in pensione e a 300 mila giovani di essere assunti».

Le cifre non hanno riscontri. Giorni prima Salvini parlava di 360mila persone: i numeri ufficiali Inps certificano che nel primo anno sono state poco più di 150mila le domande accolte, a cui in ogni caso non è corrisposto un aumento di ingressi nel mondo del lavoro. Il presidente di Confindustria associa però Quota 100 al reddito di cittadinanza, misura di sostegno al reddito di cui sono beneficiari 1,4 milioni di nuclei famigliari, come fossero due riforme sullo stesso piano. Anche il reddito di cittadinanza ha fallito nella componente di accompagnamento al lavoro, ma le due misure non sono paragonabili, anche nell’ottica delle riforme da inserire nel Recovery plan da cui dipendono i fondi europei in arrivo.

«Quota 100 segue una tradizione, una lunga serie di concessioni di misure particolaristiche, piccoli privilegi che non contrastano le disuguaglianze a livello generale: la politica delle mance che teorizzava Andreotti», dice Andrea Capussela, autore di The Political Economy of Italy’s Decline (Oxford University Press). «È una misura che non aiuta la partecipazione al lavoro e rende meno universalistico il sistema pensionistico. Non è un caso che sia proposto dal partito che più difende l’attuale equilibrio economico. Al contrario il reddito di cittadinanza, anche se costruito male e in maniera diseguale, è universalistico e risponde alle lacune messe in luce non da marxisti, ma dal Fmi. Mettere insieme i due provvedimenti è un gioco retorico».

Le differenze

La Commissione europea, infatti, li tiene ben distinti: il rapporto 2020 sul nostro paese sottolinea più volte che Quota 100 va a squilibrare ancora di più la nostra spesa sociale a favore delle pensioni (pari al 16, 6 per cento del Pil), mentre il reddito di cittadinanza va a riempire una lacuna di sostegno alle fasce più deboli della popolazione. Se entrambe le misure hanno avuto un impatto sulla spesa pubblica, infatti, l’ulteriore aumento della quota di spesa destinata agli assegni pensionistici «blocca risorse e rischia di ostacolare la crescita potenziale».

Secondo la Commissione europea il reddito di cittadinanza è stato «un importante passo avanti nella lotta alla povertà» anche se andrebbe ridisegnato tenendo conto del numero di figli – nella prima versione la differenza tra l’ammontare medio del sostegno per i nuclei senza figli e con era di appena 150 euro – e allargato agli stranieri residenti, come del resto è stato fatto durante la pandemia con il reddito di emergenza. Vengono chiesti interventi organici sulle politiche attive del lavoro, ma il reddito nella crisi può «sostenere la spesa delle famiglie». Quota 100, inoltre, non ha avuto effetti rilevanti sulla sostenibilità del debito nel breve termine per il contesto di bassi tassi di interessi, ma se prolungata li avrebbe nel lungo termine.

Fornire redditi sostitutivi

La differente valutazione è rilevante. Le linee guida Ue prevedono infatti che le riforme proposte dai diversi paesi nei loro piani di ripresa siano in linea proprio con le raccomandazioni indirizzate agli stati nel 2019 e nel 2020. E che siano anche accompagnate da una «dettagliata spiegazione».

In particolare il piano dovrebbe spiegare perché gli obiettivi scelti come priorità sono considerati più significativi per «spingere la crescita potenziale dell’economia dello stato in un modo sostenibile e inclusivo». E dovrebbe anche trattare gli aspetti fiscali come «la composizione della spesa pubblica con l’idea di migliorare la qualità delle entrate e la sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche, includendo anche gli aspetti di equilibrio macroeconomico».

Le raccomandazioni all’Italia approvate dal Consiglio europeo per il 2020, inoltre, chiedono di «fornire redditi sostitutivi e un accesso al sistema di protezione sociale adeguati, in particolare per i lavoratori atipici». E in generale di mettere in campo tutte le misure necessarie per affrontare efficacemente la pandemia di Covid a sostegno dell’economia, ma continuando a guardare la sostenibilità del debito.

 

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