Un’indagine aperta contro quattro società, la multiutility Iren, la tedesca E.on, il gigante Iberdrola che nella prima metà dell’anno ha registrato un rialzo dei profitti del 35,5 per cento e contro la società trentina Dolomiti, e una lettera inviata ad altre 25 aziende per avvertirle che la vigilanza è in corso.

Oggi l'autorità Antitrust ha fatto capire che è pronta a tutelare i consumatori nella crisi energetica: a Iren, società partecipata dai comuni di Reggio Emilia, Parma e Piacenza e Torino, e a Dolomiti, di cui sono soci Trento e Rovereto, l’authority ha contestato la violazione dell’articolo 3 del decreto aiuti bis, che ha congelato a partire dal 10 agosto le modifiche unilaterali dei contratti e anche le loro comunicazioni preventive, in sostanza bloccando i rialzi a partire da maggio. Le multinazionali Iberdrola e E.on, invece, avrebbero deciso unilateralmente la risoluzione dei contratti. 

La rivolta contro le aziende che in violazione delle norme del governo stanno facendo ricadere i rincari dell’energia sulle bollette è partita dalla provincia, da Reggio Emilia, dalla Sardegna, da Trento ed è arrivata a Roma, dove l’autorità antitrust si aspettava che le diverse aziende avrebbero tentato l’aumento dei prezzi prima della conversione in legge del decreto, in vigore come legge ordinaria dal 22 settembre scorso. Già nella discussione in parlamento il Movimento cinque stelle aveva presentato un emendamento per sopprimere l’articolo 3, che le associazioni consumatori consideravano «un favore alle imprese».

Alla sede di Federconsumatori du Reggio Emilia, comune che è azionista di Iren con una quota superiore al sei per cento, sono arrivate decine e decine di segnalazioni già a partire da agosto. Il presidente Rino Soragna spiega: «L'azienda ha inviato una prima comunicazione per cambiare le condizioni del contratto in primavera e poi una seconda in settembre, interpretando la norma come applicabile solo ai contratti in essere e non a quelli in scadenza, noi avevamo già annunciato anche a loro che avremmo presentato un esposto come Federconsumatori Emilia Romagna e siamo pronti a farlo anche verso altre società». 

Ripristinare i vecchi prezzi

L’Antitrust nel suo comunicato fa presente di essere pronta anche a misure cautelari, che significa ripristinare il livello di prezzo precedente del servizio. All’autorità per la concorrenza la priorità è tutelare chi sta in basso nella filiera dell’energia, anche perché diverse aziende hanno le spalle larghe per reggere i rincari.

A luglio Iren stimava un utile di 133 milioni di euro che sarebbe stato anche maggiore se non avesse dovuto pagare il contributo di solidarietà chiesto alle aziende del settore energetico, stimato per l’anno in corso a 31 milioni di euro. Nella presentazione della semestrale sul suo sito annunciava il 28 luglio anche il mantenimento di «una politica commerciale, per i clienti Iren gas-energia con contratti a prezzo fisso, con un risparmio medio del 30 per cento rispetto ai prezzi dei contratti a mercato tutelato». Ora invece le contesta di aver inviato ai clienti una comunicazione che prevede proprio la scadenza «di tutte le offerte a prezzo fisso con la contestuale prospettazione delle nuove e peggiorative condizioni economiche di offerta».

La presentazione dell’ultimo bilancio di Dolomiti si apre invece con una dichiarazione di consapevolezza della difficoltà della congiuntura economica e della «responsabilità di assicurare la continuità dei servizi essenziali alla vita di ogni giorno». Il problema è a che prezzo: la società avrebbe ignorato che nel decreto aiuti bis si congelano tutti rialzi non perfezionati, e quindi anche quelli solo annunciati prima del 10 agosto. Anche qui a denunciare la violazione delle norme del decreto Aiuti è stato in questo casoil Centro di ricerca e tutela dei consumatori e degli utenti (Crtcu) di Trento, cioè lo sportello previsto dalla provincia a tutela dei consumatori.

Nel caso di E.on e Iberdrola, le aziende avrebbero comunicato ai clienti addirittura l’intenzione di «risoluzione del contratto di fornitura per eccessiva onerosità sopravvenuta», in caso gli utenti non si adeguassero a tariffe maggiorate. Stiamo parlando di due società multinazionali. E.on 

La tedesca E.on certamente ha conti peggiori degli anni passati – tanto per dire ha da poco svalutato la partecipazione di Nord Stream 1– ma è una multinazionale che ha registrato 2,3 miliardi di utili nell’ultima semestrale, presentata il 10 agosto e introdotta dallo slogan #StandwithUkraine.

Iberdrola, uno dei maggiori gruppi energetici a livello globale è adirittura in controtedenza: ha migliorato tutti gli indicatori economici rispetto all’anno passato e registra un utile netto in crescita del 35,5 per cento a oltre due miliardi. Certo, nella semestrale è indicato il risultato negativo della Spagna per via del contesto economico avverso, ma il gruppo sta guadagnando in altre aree del mondo ed è esattamente una di quelle aziende in grado di reggere gli extracosti della crisi energetica.

Il loro non è un caso unico: Adiconsum Sardegna, un’altra delle associazioni da cui sono partiti i primi esposti all’Antitrust, ha raccolto molte segnalazioni di contratti chiusi unilateralmente dalle aziende e le vittime dell’abuso sono soprattutto clienti in ritardo coi pagamenti: «Sembra che le società dell'energia vogliano effettuare una scrematura dei propri clienti allontanando quelli che possono rappresentare un pericolo sul fronte dei pagamenti e che magari non hanno la domiciliazione bancaria delle bollette». Il risultato quindi è che proprio i consumatori più fragili verrebbero costretti a condizioni di pagamento più svantaggiose. 

Sapevamo già che la crisi energetica colpisce più deboli, ma non che alcune imprese decidessero di colpirli scientificamente. Anche per questo il richiamo Antitrust è stato esteso ai 25 principali fornitori di energia. Come a dire, siete avvertiti.

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