La Russia pretende che il metano venga pagato in rubli dal primo aprile, i paesi del G7 si rifiutano, e l’Eni si prepara a sostituire il gas russo che arriva in Italia con il suo metano. La metà già da questo inverno.

«Se l'Europa dovesse rifiutarsi di pagare in rubli, l'unica certezza è che la Russia non le fornirà gratis il suo gas» la minaccia che arriva direttamente dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, dopo che il presidente Vladimir Putin ha chiesto che venga attuata questa misura. Il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, parlando dopo un incontro online con i ministri dell'Energia del G7 da lui presieduto, ha assicurato che la richiesta non è accettabile.

Nelle stesse ore Claudio Descalzi, l’amministratore delegato Eni che ultimamente è sempre al fianco del ministro Luigi Di Maio nelle missioni internazionali, ha detto che il Cane a sei zampe potrebbe rimpiazzare del tutto i 29 miliardi di metri cubi di gas che arrivano in Italia da Mosca «in due o tre anni».

La Russia

Il portavoce del Cremlino, riporta la Tass, non ha specificato quali provvedimenti potrebbe prendere Mosca se i cosiddetti “Paesi ostili”, (di cui fa parte l’Italia) si rifiuteranno: «I problemi dovrebbero essere risolti man mano che si sviluppano». La contropartita tuttavia è che la Russia arrivi a chiudere i rubinetti: «È quasi impossibile fare beneficenza nella nostra situazione», ha dichiarato Peskov.

Il governo russo aspetta entro il 31 marzo un rapporto dal Gabinetto dei ministri, dalla Banca Centrale russa e da Gazprom sull’attuazione del cambio valuta in rubli per il pagamento delle forniture di gas, ha riferito il servizio stampa del Cremlino. Il segnale che vuole andare avanti.

Ma nessuno sembra disposto a cedere: «Le principali economie mondiali rifiutano le richieste russe di pagare in rubli il gas importato» ha replicato il ministro tedesco. Habeck ha affermato che i ministri concordano sul fatto che le richieste di pagamento in rubli erano «una chiara e unilaterale violazione dei contratti esistenti».

L’Eni

Visto che gli acquirenti sono in primo luogo le imprese che comprano il gas dalla Russia, ha un suo peso che Descalzi sia intervenuto durante un evento a Dubai in Qatar: «L'Eni – che ha la fetta maggioritaria della vendita di metano al dettaglio in Italia – non pagherà il gas russo in rubli». Il presidente del consiglio Mario Draghi la settimana scorsa a margine del Consiglio europeo ha tenuto a specificare che una mossa del genere andrebbe contro i contratti.

Descalzi ha ribadito la stessa linea: «Eni non ha rubli. I contratti prevedono il pagamento del carburante in euro e i contratti dovrebbero essere modificati per cambiare i termini».

In vista di un’eventuale emergenza, si è parlato molto di fonti di approvvigionamento alternative e l’Italia è pronta ad acquistare un rigassificatore galleggiante e ad acquistarne un secondo, ovvero due immense navi già pronte per lo scopo, per importare Gnl.

Oltre al Qatar, che secondo lo sceicco Tamim bin Hamad al Thani potrebbe solo in parte sopperire ai bisogni europei dall’oggi al domani, e all’offerta degli Stati Uniti, Descalzi è in prima linea da settimane assieme al ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Il primo paese dove si sono recati è stato l’Algeria, poi ci sono stati Qatar, Congo e Angola. Tutti paesi che, ha detto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, l’Italia sta prendendo in considerazione per sostituire il metano che fornisce Gazprom, l’azienda di stato russa che invia il metano in Italia. Non ha nominato gli Stati Uniti a cui ha fatto riferimento Draghi insieme al Canada.

L’amministratore delegato della partecipata italiana ha sottolineato che «l'Europa dovrebbe guardare all'Africa per più forniture di gas». Aggiungendo dei dubbi sulle forniture statunitensi. Secondo l’ad per l’Italia potrebbe bastare direttamente il metano Eni.

Come ha riportato Staffetta Quotidiana, Descalzi ha specificato: «Io penso che, per l'Italia, potremmo rimpiazzare almeno il 50 per cento del gas che viene dalla Russia durante l'inverno 2022-2023 e circa l'80 per cento entro il prossimo inverno 2023-2024».

In due o tre anni, ha concluso, «possiamo sostituire completamente (il gas russo, ndr), basandoci su ciò che produciamo noi, che arriva tramite gasdotti e Gnl». Questo vale «per il nostro paese e per la nostra azienda»

I problemi di prezzo

Il problema del prezzo del metano al momento continua a non trovare soluzione e anzi potrebbe peggiorare. Non è escluso che i prezzi del gas all’ingrosso rischino di crescere ancora o mantenersi alti in una stagione in cui normalmente cominciano a calare. 

Descalzi infatti ha spiegato che «la richiesta della Russia di esportare il suo gas naturale essere pagato in rubli è un problema per i mercati energetici perché sta causando volatilità nei prezzi ed è molto difficile pagare quella valuta». L’ipotesi di “price cap”, tetto ai prezzi, verrà affrontata di nuovo a maggio.

 A qualunque prezzo resta il fatto che «l'Europa non ha proprie risorse energetiche e non ha sufficiente capacità di rigassificazione del Gnl per soddisfare la richiesta» ha commentato Descalzi. La considerazione è sempre la stessa: «L'Europa è una scatola vuota quando si tratta di energia». Al momento è impossibile sostituire il gas russo, ma il Cane a sei zampe può allargare la sua fetta di mercato con il metano che produce.

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