Chi voterà alle regionali del Lazio si troverà a scegliere chi guiderà una sanità regionale finalmente uscita dalla procedura di commissariamento per debito, ma comunque in sofferenza finanziaria. Almeno due candidati conoscono molto bene il settore. Francesco Rocca, il candidato della destra, è stato tra le altre cose presidente della Confapi, la confederazione della piccola e media industria della sanità privata e fino al 14 novembre scorso presidente del consiglio di amministrazione della fondazione San Raffaele della famiglia Angelucci, proprietaria di una rete di cliniche e rsa in Lazio e non solo nel Lazio.

Alessio D’Amato è l’assessore alla sanità della pandemia e quindi della campagna vaccinale, e l’uomo che ha denunciato proprio Antonio Angelucci accusandolo di aver tentato di corromperlo proprio per ottenere finanziamenti per una sua clinica. Chiunque vincerà si ritroverà comunque a gestire una sanità in cui, mentre la regione cercava rimedi al dissesto finanziario, il peso dei privati è aumentato.

Il commissariamento è durato dal 2013 al 2020, ma il rosso dei conti sanitari tra stock di debito pregresso e interessi da pagare si aggira ancora sui 22 miliardi secondo la Corte dei conti. E al momento il pareggio di bilancio dei fondi di dotazione per le Asl è previsto al 2031.

Chi voterà alle regionali del Lazio si troverà a scegliere chi guiderà una sanità regionale finalmente uscita dalla procedura di commissariamento per debito, ma comunque con una sanità in sofferenza finanziaria. Al momento il pareggio di bilancio dei fondi di dotazione per le Asl è previsto al 2031.

Almeno due candidati conoscono molto bene il mondo della sanità. Francesco Rocca, il candidato della destra, è stato tra le altre cose presidente della Confapi, la confederazione della piccola e media industria della sanità privata e fino al 14 novembre scorso presidente del consiglio di amministrazione della fondazione San Raffaele della famiglia Angelucci, proprietaria di una rete di cliniche e rsa in Lazio e non solo nel Lazio.

Uno dei suoi competitor, Alessio D’Amato, è l’assessore alla sanità della pandemia e quindi della campagna vaccinale, e l’uomo che ha denunciato proprio Antonio Angelucci accusandolo di aver tentato di corromperlo proprio per ottenere finanziamenti per una sua clinica.

Chiunque vincerà si ritroverà comunque a gestire una sanità in cui, mentre la regione cercava rimedi al dissesto finanziario, il peso dei privati è aumentato in parallelo. Il commissariamento è durato dal 2013 al 2020, , ma il rosso dei conti sanitari tra stock di debito pregresso e interessi da pagare si aggira ancora sui 22 miliardi secondo la Corte dei conti.

Debito pubblico e affari privati

Nel frattempo in questi sette anni, mentre il numero delle strutture private accreditate è restato più o meno costante nel tempo - circa un centinaio - nell’ultimo decennio è cresciuta invece la proporzione della spesa sanitaria che riescono a intercettare.

Nel 2021 secondo un’elaborazione pubblicata da Lavoce.info e realizzata sui dati del portale della ragioneria dello stato , del servizio sanitario nazionale e Istat, i fondi complessivi destinati a operatori privati ammontavano a 3,8 miliardi, pari al 22 per cento in più rispetto al 2012. Anche in Lazio i finanziamenti alle strutture private significano soprattutto servizi ospedalieri. Siccome una volta guadagnate quote di mercato è difficile modificare i rapporti di forza, le strutture accreditate private hanno aumentato le loro prestazioni anche durante la pandemia e in una fase in cui la regione ha investito di più nel servizio sanitario.

La sanità laziale vale nel complesso 11 miliardi di euro e il Lazio con 5,2 milioni di abitanti ha una spesa procapite sanitaria di poco inferiore a quella lombarda - 27 euro contro 28 secondo i dati aggiornati al 2021. Questo livello si è raggiunto solo negli ultimi anni: dal 2019 al 2021 la spesa pro capite è cresciuta addirittura del 35,3 per cento. Per dare una idea dell’aumento basti dire che in Lombardia tra il periodo precedente alla pandemia e quello successivo, l’aumento è solo dell’1,7 per cento.

Il sistema sanitario del Lazio mantiene una struttura di investimento incentrata sulle aziende sanitarie . Nel 2021, per esempio, le asl hanno investito 48,3 milioni di euro contro 12,2 degli ospedali e solo 6,7 milioni degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico. Ma alti livelli di investimento non corrispondono a livelli di gestione amministrativa adeguata su tutto il territorio.

A novembre la procura della Corte dei conti ha riconosciuto gli sforzi della giunta nella gestione del debito monstre della sanità, ma ha anche richiamato alla necessità di aumentare l’efficienza sia dell’amministrazione della sanità regionale che di quella delle aziende sanitarie locali, chiedendo «un ripensamento dell'intero sistema».

Le lacune da recuperare sono molte, sul fronte delle diagnosi e sui tempi di attesa per le visite specialistiche. E il Lazio resta una regione in deficit sul fronte del turismo sanitario.

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