La scorsa estate mi ero convinto a investire in alcune azioni specializzate nella cannabis che sembrava un treno destinato a ripartire grazie alla legalizzazione attuata in sempre maggiori Stati e nazioni e al boom di consumi di marijuana legale durante la pandemia.

Mi ero documentato su diversi siti e forum ma purtroppo la scelta è stata infelice e su alcuni dei titoli che ho acquisto sono in perdita anche del -70% e ho più che dimezzato il mio capitale ed è una vera e propria beffa perché per anni non avevo proprio per questo motivo voluto investire in azioni. Cosa ne pensa del settore? Ho fatto una cavolata?

R.


Gentile R.,

sì, direi che ha fatto decisamente una cavolata. È un po’ come se il sottoscritto che non ha mai messo seriamente gli sci ai piedi decidesse di fare il chilometro lanciato, quella specialità sciistica che consiste nello scendere da un pendio in forte inclinazione per cercare di raggiungere la massima velocità.

Se uno non ha mai investito in azioni dovrebbe prima valutare opportunità e rischi, che volatilità ovvero perdite può sopportare e poi comunque partire dalle basi ovvero da un portafoglio diversificato fatto magari da Etf (e ascoltando il parere di un professionista abilitato magari indipendente piuttosto che avventurarsi in consigli dubbi sulla rete) e non certo tentare il colpaccio con poche azioni di un unico settore perché questo non è investire ma scommettere e basta.

Non è un mercato che seguo particolarmente anche perché le quotazioni non sono regalate ed è certo per alcuni investitori ancora controverso ma comunque alcune delle azioni che mi ha indicato mi sembrano poi dei veri “pump & dump” come vengono definiti negli Stati Uniti ovvero titoli di società molto piccole quotate in mercati nord americani non regolamentanti che vengono “pompate e scaricate” ai piccoli risparmiatori creduloni che sulla rete vanno a caccia di dritte.

Altre come il titolo Tilray (una delle più grandi aziende di cannabis che lo scorso anno si è fusa con la concorrente Aphria quotata sul Nasdaq) che ha in portafoglio non si può certo definire un titolino ma era arrivato a valere 72 volte il fatturato.

Dopo un massimo a 150 dollari, oggi quota circa 7,5 dollari con una capitalizzazione borsistica di 3,6 miliardi di dollari per una società che fattura meno di 600 milioni di dollari e ancora perde soldi.  Distribuisce cannabis, prodotti commestibili a base di canapa e bevande in più di 20 paesi.

La società che ha acquistato con ticker Kshb è KushCo Holdings (ex Kush Bottles), società specializzata in contenitori e imballaggi per uso medico e alimentare che ha scelto di specializzarsi nel settore della cannabis medica e soprattutto ricreativa e che si è fusa lo scorso anno con Greenlane holding con sede a Boca Raton in Florida. Da inizio anno la nuova entità perde circa il -55 per cento.

Peraltro se uno volesse investire nella cannabis legale di tipo ricreativo o terapeutico che in alcuni stati e nazioni è realtà ci sono anche degli Etf quotati anche in Europa che almeno diversificano il rischio sulle principali società del settore in tutto il mondo e a parità di investimento e di market timing (ovvero scelta dei tempi se ha investito nell’agosto 2021) le avrebbero fatto perdere almeno la metà. Sono per esempio l’Etf di HANetf The Medical Cannabis and Wellness (-7,5 per cento da inizio anno) o l’Etf Rize Medical Cannabis and Life Sciences (-5,5 per cento da inizio anno) che sono quotati alla Borsa tedesca.

Le prospettive del settore

Le prospettive del settore sono soprattutto legate alla possibile legalizzazione a livello federale negli Stati Uniti e in alcune nazioni in Europa (Lussemburgo, Germania e Malta hanno annunciato l’intenzione di legalizzare cannabis per adulti).

Finora, la cannabis è stata legalizzata solo in alcuni stati degli Stati Uniti e l’uso ricreativo è stato approvato per quasi il 45 per cento della popolazione degli Stati Uniti nel 2021 rispetto al 30 per cento del 2020.

Un disegno di legge ora in discussione eliminerebbe la cannabis dall’elenco federale delle sostanze controllate e sparirebbero le sanzioni penali e il business delle aziende di cannabis potrebbe trarne vantaggio secondo alcuni analisti che seguono il settore.

Ma potrebbe anche aprire a una concorrenza più selvaggia sui prezzi visto che oggi chi opera in uno Stato ha una sorta di licenza e questo ha protetto i margini.


Ho letto che un Etf che investiva sul nichel è andato a zero per effetto dell’invasione della Russia in Ucraina. Come è possibile? Come possono succedere queste cose e cosa è successo?

P.


Gentile P.,

risulta in effetti che un Etc ovvero un fondo che replicava l’andamento del nichel (WisdomTree Nickel 3x Daily Short) sia stato sospeso dalle contrattazioni e di fatto azzerato ma si trattava di uno strumento molto speculativo che investiva con leva finanziaria 3 al ribasso sul prezzo del nickel.

Per esempio, se in un dato giorno il valore dell’indice dei prezzi del nichel scende del 5 per cento, quello stesso giorno il prodotto avrebbe dovuto offrire un guadagno del 15 per cento.

Un prodotto quindi doppiamente speculativo che non ha retto agli sconvolgimenti di queste settimane causate dall’invasione russa in Ucraina e dimostra la pericolosità di questi strumenti altamente sconsigliabili alla maggior parte dei risparmiatori.

Il nichel è utilizzato per l’acciaio inossidabile e prodotti per fonderie. È indispensabile per le batterie al litio-ione per le auto elettriche e anche per i cellulari. La Russia è il quarto produttore mondiale e fra i principali di quello di maggiore qualità e l’invasione russa del 24 febbraio ha provocato la brusca salita poiché con le sanzioni si è temuto il crollo delle esportazioni russe.

Ma a far decollare il prezzo in realtà è stato soprattutto il fatto che un operatore molto importante di questo mercato, l’imprenditore cinese Xiang Guangda (a capo del colosso del settore Tsingshan il più grande produttore mondiale di nichel e acciaio inossidabile) aveva intrapreso in quelle settimane una massiccia vendita allo scoperto (ovvero si era messo al ribasso) sul nichel e ne è stato in parte travolto con perdite miliardarie poiché il prezzo a inizio marzo è volato poi fino a 100.000 dollari alla tonnellata (contro i 20/30.000 di poche sedute precedenti) anche e soprattutto per effetto delle ricoperture forzate.

Il London metal exchange (Lme) ha sospeso non solo le negoziazioni per quasi una settimana ma ha anche annullato i contratti per un valore di diversi miliardi di sterline e questo comportamento è stato molto criticato poiché, dopo aver cancellato molti contratti, ha favorito enormemente l’operatore ribassista Xiang Guangda.

E c’è chi sospetta che in questa decisione possa avere influito il fatto che la Borsa dei metalli di Londra, il Metal exchange, è di proprietà della China's Hong Kong Exchange (HKEXLa Financial Conduct Authority e la Bank of England hanno aperto un’indagine per cercare di capire se le decisioni del London metal exchange sono state prese nell’interesse del mercato e non di uno specifico soggetto.

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