Il governo Draghi si è salvato giovedì grazie a un voto, alla decisione di un piccolo partito, Noi con l’Italia, di ritirare la firma dall’emendamento che cancellava la revisione del catasto. Il centrodestra però ha tirato dritto, anche dopo che la sottosegretaria all’Economia, Maria Cecilia Guerra, aveva spiegato l’importanza di approvare quel passaggio.

Sottosegretaria, qual è il significato politico di questo voto? Lei era in commissione assieme al ministro Federico D’Incà.

Anche il sottosegretario della Lega, Federico Freni; eravamo tutti lì. Il governo ha fatto presente come quella norma, che è una norma a scopo conoscitivo e di trasparenza e non fiscale, è uno dei punti ineludibili della delega fiscale e quindi ha chiesto a tutta la maggioranza di sostenerlo.

Ieri è successo che una parte consistente della maggioranza ha detto che quella norma non era accettabile: il voto di ieri peserà nel proseguimento dell’attività governativa.

Come?

Alcuni hanno detto che voteranno ancora con l’opposizione, quando vedranno la necessità di esprimere una opinione diversa. Ma per il governo continuerà a essere importante cercare collaborazione e convergenze.

Si riferisce alla Lega che ha detto che si terrà le mani libere sul fisco?

Non tutti, ho letto dichiarazioni diverse da parte degli esponenti leghisti.

Quindi cosa farà il governo?

Vedremo passo passo come gestire questa situazione delicata. Con temi così identitari e una maggioranza così ampia, è abbastanza normale che ci siano divergenze, il punto però è avere rischiato di mettere sotto il governo su una questione considerata dirimente.

Alberto Gusmeroli della Lega ha detto: «Con la riforma del catasto più tasse per tutti gli italiani e sulle compravendite anche delle prime case. Anche Isee più alto e quindi tante famiglie non più esenti o che pagheranno di più asili nido, mense, scuolabus e assistenza a casa».

Queste affermazioni non corrispondono alla verità, quella norma ha esclusivamente scopi conoscitivi e di trasparenza: si prevede la costruzione di una banca dati di informazioni che includa per ogni immobile la rendita basata su valori di mercato e su valori patrimoniali e un aggiornamento costante di questi valori. L’operazione verrà completata entro il 2026. Se ne escludono apertamente ricadute fiscali. D’altra parte nessun governo può prevedere un aumento delle imposte dopo quattro anni: non ha nessun senso.

Qual è l’obiettivo?

Aggiornare e modernizzare il catasto. Non certo aumentare le tasse sulla casa. Se un governo vuole aumentare le tasse in maniera indiscriminata non ha bisogno di aspettare un’operazione trasparenza. Il governo che ha aumentato le imposte sulla casa, il governo Monti, prese le rendite catastali vecchie e aumentò il moltiplicatore. Semplice.

Il centrodestra non è convinto.

Sa perché c’è questa resistenza? Perché con una operazione trasparenza quello che può emergere è che le imposte siano ingiuste. Non è una questione di alto o basso, ma ingiusto, è un tema diverso. Il nostro catasto non tiene conto di quanto è successo negli ultimi 30 anni.

L’ultima volta che è stato aggiornato era il 1990.

Una parte della popolazione vedrebbe che in termini relativi il valore di mercato delle sue abitazioni è aumentato, la maggior parte che si è abbassato, e a volte anche di molto.

Perché ci sono alcuni che ora hanno una casa che vale di più perché la sua zona adesso è collegata dalla metro, accede a servizi pubblici maggiori come ospedali, asili, scuole, verde pubblico, altri che invece hanno la seconda casa in paesini che si sono spopolati e il cui valore di mercato è sceso di molto, ma pagano come trent’anni fa.

Hanno paura della trasparenza?

Sì, la paura è che quei dati diventino disponibili, perché farebbero emergere la verità della sperequazione. La verità è che si vuole difendere chi gode di un privilegio rispetto ad altri.

L’ufficio parlamentare di bilancio ha ricordato che il divario tra i valori di mercato e patrimoniali è più basso al sud e nelle zone periferiche.

Già gli studi della Agenzia del territorio lo avevano reso evidente. Tutta la propaganda di oggi serve per agitare la paura generale verso un aumento della tassazione che è invece come detto esplicitamente escluso, mentre la paura vera è far emergere il privilegio delle sperequazioni. Dicono “tutti hanno la casa”, ma in Italia, in ogni caso, la tassazione è solo sulla seconde case e le terze.

Siamo l’unico paese in Europa.

Anche al mondo se consideriamo quelli che tassano gli immobili. Qui in ogni caso, se si volesse intervenire sulla tassazione, non si tratterebbe di aumentare la pressione fiscale ma di distribuirla meglio.

Questa norma è un impegno preso con l’Unione europea?

La delega fiscale non fa parte degli impegni vincolanti del Pnrr ma la riforma del catasto sì: non possiamo accettare di essere un paese ancorato a informazioni di 30 anni fa.

Nell’articolo 6 di cui si voleva la soppressione, tra l’altro, c’era un elemento importante di contrasto all’evasione fiscale. Correggere gli accatastamenti significa per esempio individuare terreni classificati come agricoli che quindi sono esenti da tassazione, che in realtà sono aree fabbricabili, e individuare gli immobili fantasmi o frutto di abusi edilizi.

La mediazione proposta ieri non serviva a questo?

Manteneva questo secondo aspetto, ma prevedeva di cancellare l’aggiornamento ai valori di mercato: la mediazione, in definitiva, comprometteva la sostanza della norma.

L’esame della delega fiscale in aula dovrebbe iniziare a fine marzo, ci sono difficoltà anche sulla concorrenza e appalti: cosa si aspetta?

Ieri abbiamo votato uno degli emendamenti, ma ce ne sono oltre 400 alla delega fiscale: il percorso in commissione è ancora lungo. Da parte del governo c’è la volontà di discutere con serenità e in modo proficuo: è necessario che in una situazione così difficile sia sul piano interno che internazionale il governo possa procedere nella sua azione.

 

© Riproduzione riservata