Il gruppo italo-francese ha scelto come amministratore delegato il manager 51enne che si è fatto le ossa nelle Americhe – Filosa ha lavorato per 25 anni in Fiat ma è stato scelto all’unanimità, con il sì dei soci francesi – Il 23 giugno annuncerà la nuova squadra di manager
Habemus papam. A poco meno di sei mesi dalla brusca uscita di scena di Carlos Tavares, Stellantis ha annunciato ieri la nomina di Antonio Filosa come nuovo amministratore delegato (CEO). Come papa Leone XIV eletto ai primi di maggio, anche la nuova guida del gruppo automobilistico viene dall’America e ha vissuto sia nel Nord che nel Sud del continente, ma è italiano.
Il napoletano Filosa, entrato in Fiat nel 1999, ha alle spalle una carriera di 25 anni in Fiat e FCA; ha lavorato per quasi vent’anni nelle attività di Fiat (poi FCA) in Sudamerica, che ha guidato dal 2018.
La sua carriera ha visto un’accelerazione negli ultimi due anni, con la nomina a capo mondiale del marchio Jeep nel 2023 e quella a responsabile del mercato Nordamericano dopo l’uscita dal gruppo di Tavares. Gli Usa e i mercati satelliti sono la principale fonte di profitti di Stellantis; il lavoro svolto negli ultimi sei mesi da Filosa per riparare i guasti della gestione Tavares ha sicuramente contribuito a fargli battere la concorrenza per il ruolo di a.d.
Filosa entrerà ufficialmente in carica il 23 giugno e in quella data, fa sapere Stellantis, «annuncerà anche il nuovo team dirigenziale». Gli ultimi mesi hanno visto l’uscita di scena di alcuni manager legati a Tavares, come il capo del marchio Citroën Thierry Koskas; Filosa stesso ha riportato in azienda, negli Usa, il pensionato Tim Kuniskis per prendere la guida del marchio Ram. «Una delle mie prime decisioni è stata di riportare talenti che avevamo perso in passato» ha detto Filosa qualche mese fa. È probabile che il ricambio prosegua anche in Europa.
John Elkann, che ha guidato il gruppo come presidente esecutivo dopo il divorzio da Tavares, manterrà il ruolo anche dopo l’arrivo di Filosa. Stellantis convocherà a breve un’assemblea straordinaria dei soci per la cooptazione del manager nel consiglio d’amministrazione.
Secondo il Financial Times il cda di Stellantis era inizialmente orientato a scegliere un candidato esterno, ma il caos della guerra dei dazi e in generale le tensioni geopolitiche hanno suggerito la scelta più prudente, ovvero un manager che conosce benissimo il gruppo. Il ruolo chiave per Stellantis del mercato Usa – da cui la Peugeot era completamente assente – ha favorito la scelta di un manager proveniente dal mondo ex-Fiat.
Ieri il comunicato di Stellantis riporta la soddisfazione sia di Robert Peugeot, Vice Presidente di Stellantis, che di Nicolas Dufourcq, a.d. della Bpifrance, braccio operativo dell’azionista pubblico francese.
Le azioni Stellantis hanno ceduto il 2 per cento ieri a Milano, in linea con altre aziende auto; la nomina di Filosa era già scontata dopo le voci che erano circolate nelle scorse settimane.
Missione Usa
Il rilancio delle attività in Nordamerica è la priorità di Filosa dal punto di vista finanziario. Il gruppo Stellantis ha chiuso il 2024 con vendite mondiali in calo del 14 per cento, un crollo dell’84 per cento degli utili operativi e del 70 per cento del risultato netto; nella sola regione Nordamerica l’utile operativo è sceso di oltre 10 miliardi di euro. Filosa dovrà proseguire negli Usa il lavoro di ricucitura dei rapporti con concessionari, fornitori e sindacati, tutte categorie con cui Tavares era ai ferri corti, ma dovrà anche gestire da subito l’impatto sulle attività nordamericane dei super-dazi varati da Donald Trump.
Un dossier “politico” altrettanto delicato per il nuovo a.d., sarà quello delle attività europee. Nei quattro anni dalla fusione tra FCA e Peugeot che ha dato vita a Stellantis, il gruppo ha perso quote di mercato e dopo il taglio di migliaia di posti di lavoro, gli stabilimenti italiani evitano la chiusura solo grazie a un massiccio utilizzo della Cassa integrazione. Nella lettera inviata ai dipendenti dopo la nomina, Filosa ha detto che Stellantis ha «i brand migliori e più iconici della storia dell’automobile», ma la realtà di quasi tutti i marchi italiani, da Alfa Romeo a Maserati, da Lancia a Fiat, è di gamme di prodotto invecchiate o drasticamente tagliate, volumi in calo e nebbia sui progetti futuri.
I tavoli
Sei mesi fa, appena dopo le dimissioni di Tavares, Stellantis aveva presentato al Tavolo automotive con il Mimit a Roma un “Piano Italia” da 2 miliardi di investimenti nel 2025 e aveva parlato di “salvaguardia dei livelli occupazionali, in linea con gli investimenti produttivi”; in realtà l’azienda ha continuato a incentivare le dimissioni in quasi tutti gli stabilimenti, con un migliaio di uscite annunciate solo nelle scorse settimane tra Pomigliano, Melfi e la fabbrica di motori di Termoli. Quest’ultima avrebbe dovuto trasformarsi in tempi brevi in una giga-fabbrica di batterie per veicoli elettrici, ma il progetto è stato rinviato sine die.
Il tema dell’approccio alla mobilità elettrica sarà uno fra i più delicati sul tavolo di Filosa. Dopo i ritardi accumulati da Fiat per lo scetticismo di Marchionne, Tavares aveva inizialmente esitato per poi convertirsi al “tutto elettrico”, almeno in Europa. L’uscita del manager portoghese, coincisa con il rallentamento della crescita delle vendite di auto a batterie, ha rimescolato le carte.
I problemi del nuovo a.d. di Stellantis sono in parte comuni a tutte le maggiori aziende automobilistiche, e hanno contribuito nell’ultimo anno a parecchi ribaltoni manageriali in aziende in difficoltà. Oltre a Stellantis hanno cambiato il vertice, tra gli altri, Volvo auto e la giapponese Nissan.
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