I consulenti dovrebbero valutare l’impatto dei dazi americani ma, secondo Bloomberg, non si escludono accordi con altri costruttori o uno scorporo. Nel primo trimestre la produzione Stellantis in Italia è calata del 42 per cento a 60mila vetture
Alfa Romeo e Maserati, i due marchi di alta gamma del gruppo Stellantis, hanno aperto il 2025 con un calo di vendite e produzione, e i super dazi per le auto straniere annunciati dal presidente americano, Donald Trump, rischiano di metterli definitivamente al tappeto. Per cercare una via d’uscita Stellantis ha chiamato in soccorso i consulenti di McKinsey. Secondo quanto riferisce l’agenzia Bloomberg tutte le ipotesi sono sul tappeto, da accordi con altri costruttori a uno scorporo di Maserati.
I numeri del primo trimestre 2025 sono disastrosi sia per i marchi premium sia per quasi tutte le produzioni del gruppo in Italia. Secondo i dati forniti dalla Fim Cisl la produzione nazionale di Stellantis è calata del 42 per cento a poco più di 60mila unità dalle 105mila del 2024; per Maserati il crollo è del 72 per cento.
Pur con una flessione del 30 per cento a poco più di 30mila unità, la produzione della Panda a Pomigliano pesa per oltre la metà dei volumi italiani. Melfi cala del 65 per cento in piena transizione fra i vecchi modelli Fca e i nuovi sulla piattaforma Stla medium di origine Peugeot. Male anche l’Alfa Romeo Tonale (e la gemella Dodge Hornet) a Pomigliano (-57 per cento) e le Alfa Romeo e Maserati a Cassino (-45 per cento).
Alfa Romeo
Alfa Romeo e Maserati sarebbero sulla carta le speranze migliori per poter conservare in Italia un settore auto indipendente e con volumi non di nicchia, ma tutti i tentativi di rilancio degli ultimi vent’anni non hanno sortito gli effetti sperati.
Entrambi i marchi hanno visto avvicendarsi in vent’anni una decina di manager al volante. L’ultimo cambio al vertice è stato nell’ottobre scorso quando Santo Ficili, dirigente Fiat di lungo corso, è stato nominato amministratore delegato di entrambi.
Alfa e Maserati pagano i ritardi nel rinnovo delle gamme di prodotto e i risultati deludenti dei modelli più recenti. La gamma Alfa Romeo comprende due modelli “derivati” come i Suv Tonale (su base Jeep) e Junior (su piattaforma nata a Peugeot); le ormai quasi decennali Giulia e Stelvio, su piattaforma originale Alfa, sono a fine corsa e la prima erede, la nuova Stelvio, non arriverà prima del 2026.
Le vendite, secondo Dataforce, sono scese l’anno scorso del 10 per cento in Europa e del 19 per cento negli Usa. Il 2025 ha visto una ripresa del 29 per cento in Europa (primi due mesi) grazie alla nuova Junior e un nuovo calo del 15 per cento negli Stati Uniti.
Maserati
Maserati ha visto negli ultimi due anni l’uscita di produzione delle berline Ghibli e Quattroporte e del Suv Levante. Il nuovo Suv Grecale è rimasto al di sotto delle attese (-60 per cento finora la produzione 2025) e sono state cancellate le versioni elettriche della supersportiva MC20. Le vendite 2024 sono diminuite del 40 per cento in Europa e del 4 per cento in Usa; quelle 2025 giù del 25 per cento in Europa.
Nel caso di Maserati non arriveranno modelli nuovi prima del 2027. Le difficoltà del marchio modenese e il riassetto delle produzioni hanno già pesato per 1,5 miliardi di euro sui conti 2024 di Stellantis.
Se i dazi Usa dovessero essere mantenuti sarebbe in dubbio la sopravvivenza stessa dei due marchi, in particolare di Maserati. Secondo Jato Dynamics, l’azienda modenese vende negli Usa oltre il 40 per cento della sua produzione. Maserati non ha un posizionamento abbastanza alto (come hanno invece Ferrari e Lamborghini) per poter trasferire almeno in parte gli extracosti alla clientela americana.
Il ruolo di McKinsey
Date queste premesse non stupisce che Stellantis abbia chiamato in aiuto McKinsey. Un portavoce di Alfa Romeo e Maserati ha confermato che «a McKinsey è stato chiesto un parere sull’effetto dei dazi recentemente annunciati dagli Usa sulle due aziende».
Secondo Bloomberg, però, c’è di più. Il presidente di Stellantis, John Elkann, avrebbe «chiesto alla società di consulenza di valutare le opzioni per i marchi, inclusa la partnership con altre aziende per accedere a nuove tecnologie». «Sebbene alcune aziende asiatiche abbiano espresso interesse, le valutazioni sono in una fase iniziale», aggiungono le fonti dell’agenzia.
Gli scenari a lungo termine comprenderebbero anche lo scorporo di Maserati, scrive Bloomberg. Già nel luglio scorso Natalie Knight, l’allora direttrice finanziaria del gruppo, non aveva escluso una possibile cessione del marchio (Knight ha poi lasciato il gruppo in autunno).
Quanto all’Alfa Romeo, sembrano lontanissimi i tempi in cui Sergio Marchionne respingeva sdegnosamente le proposte di acquisto di Ferdinand Piech di Volkswagen. I tempi cambiano: Marchionne prometteva anche che non avrebbe mai prodotto un’Alfa all’estero, ma il tabù è stato violato con la Junior assemblata in Polonia.
È difficile immaginare che fra cinque o dieci anni un marchio premium possa sopravvivere senza una solida posizione nelle tecnologie dell’auto elettrica, e Alfa e Maserati sono in ritardo su Tesla, sui tedeschi, sui coreani e anche sui cinesi.
Per colmare il ritardo servirebbero tecnologie nuove e una nuova fase di investimenti. I tagli attuati fin dall’èra Marchionne hanno però quasi azzerato le risorse di ricerca e sviluppo in Italia, e l’incertezza sui tempi dell’evoluzione tecnologica è un freno significativo a investimenti su nuove piattaforme.
Non dimentichiamo infine che la stessa Stellantis è ancora priva di un amministratore delegato dopo l’uscita di Carlos Tavares lo scorso dicembre: è difficile immaginare che decisioni rilevanti vengano prese prima dell’arrivo di un erede, ma è probabile che tutte le opzioni siano sul tavolo.
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