Ogni settimana ci sono più prove che il passaggio dal motore a combustione interna ai veicoli a batteria è inarrestabile. È un passaggio essenziale: la crisi climatica è un’emergenza senza precedenti e la transizione dai combustibili fossili è necessaria e non negoziabile. Ma questo cambiamento pone un dilemma per le organizzazioni come le nostre - la cui missione è proteggere i diritti umani e l'ambiente.

Questo perché, se realizzato in modo irresponsabile, questo cambiamento comporta dei rischi, legati in particolare all'aumento della domanda di metalli per batterie e minerali fondamentali per la transizione energetica. Per soddisfare la crescente domanda di veicoli elettrici, il mondo avrà bisogno di sempre più litio, nichel, rame e altri metalli.

Se ci muoviamo nel modo giusto, il settore può portare lavoro e crescita alle regioni ricche di risorse - offrendo un modello di transizione giusta per i lavoratori. Eppure, in tutto il mondo, abbiamo visto come anni di scarsa regolamentazione dell'industria estrattiva di qualsiasi materia - dal petrolio ai diamanti - abbiano portato a impatti deleteri sui diritti umani e sull'ambiente.

Queste pratiche dannose colpiscono in modo particolare persone e comunità già emarginate dalla povertà e dalla discriminazione e che, in aggiunta, sono  proporzionatamente vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico, nonostante il contributo limitato dei loro paesi ad esso.

Senza regole che vincolano la trasparenza delle catene di approvvigionamento, le aziende downstream (quelle che operano a valle dei processi di estrazione) hanno troppo spesso preferito chiudere un occhio sulle condizioni in cui vengono estratte le materie prime, perpetuando il danno alle persone e al pianeta.

Inoltre, man mano che questi rischi e impatti diventano più noti, potrebbero a loro volta essere usati dai propagandisti dei combustibili fossili per provocare un contraccolpo alla transizione energetica. Non possiamo permettere che questo accada.

La domanda quindi è: come bilanciare l'urgente necessità globale di allontanarsi dai combustibili fossili e dall'inquinante industria petrolifera, che ha devastato regioni come il Delta del Niger, assicurando allo stesso tempo che la corsa alla ricerca di nuove fonti di metalli per batterie non causi danni ambientali e ai diritti umani?

Quello che sta succedendo nel mercato automobilistico offre una risposta: abbiamo bisogno di regole per garantire un cambiamento in meglio. Per anni i produttori hanno ingiustamente incolpato i consumatori per la mancanza di domanda di auto pulite. Ma ora che in Europa, Cina e Stati Uniti la legislazione richiede alle case automobilistiche di produrre e vendere auto elettriche in sostituzione di quelle a combustione, sappiamo chi era il vero responsabile.

Regolamentare le catene di approvvigionamento è altrettanto necessario. Il nuovo regolamento europeo sulle batterie ne è un chiaro esempio. Infatti, il regolamento non solo stimolerà la produzione di batterie a basse emissioni ed esigerà il riciclo di metalli e minerali critici, ma mira anche a garantire che i metalli delle batterie siano estratti in modo responsabile, rendendo obbligatoria la due diligence su tutta la catena di approvvigionamento e per tutte le relazioni commerciali.
Con decine di nuove fabbriche di batterie in arrivo in Europa nei prossimi anni (e molte di più a livello globale), l’adozione della due diligence è cruciale. Ma alcuni governi stanno cercando di ritardare di diversi anni l’entrata in vigore di queste regole. Se riusciranno ad averla vinta, sarà troppo tardi.

Per quanto riguarda i diritti umani e l'ambiente, è necessaria una regolamentazione simile per tutti i materiali - compresi i combustibili fossili - per garantire che le aziende rispettino i più alti standard ambientali e dei diritti umani durante tutte le loro operazioni. Il legislatore europeo ha promesso di fare esattamente questo attraverso la nuova legge sulle catene di approvvigionamento aziendali.

Ma la proposta di legge, già ritardata due volte e sotto la pressione delle lobby industriali, ha accolto la richiesta di escludere le aziende che impiegano meno di 250 persone. Questo lascerebbe molte delle imprese estrattive - inclusi i progetti di esplorazione - libere di continuare ad operare come in passato. L’approvvigionamento responsabile e sostenibile dei materiali dovrebbe essere il fondamento dell'intera transizione energetica.

Una transizione che deve essere giusta - per le comunità coinvolte, per i lavoratori delle miniere, per la produzione nelle fabbriche e per il recupero dei minerali tossici alla fine della vita del prodotto. Il passaggio dai combustibili fossili ai veicoli puliti a batteria è ormai inarrestabile. Le pratiche minerarie dannose, invece, possono essere fermate.

I politici hanno tutte le carte in mano per poter cambiare la situazione. In entrambe le proposte di legge - quella sulle batterie e quella sulle catene di approvvigionamento aziendale - è tempo di giocarle bene. 

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