Ieri in Senato la ministra dei trasporti Paola De Micheli ha rivendicato di aver cambiato profondamente il rapporto con i concessionari autostradali, di aver vietato i controlli autonomi dei controllati (!) e di aver introdotto dal gennaio 2020 linee guida comuni sulla sicurezza di viadotti e ponti (la notizia è che prima non c’erano). «La magistratura ovviamente fa il suo corso e accerterà le responsabilità sia sulla questione del Morandi che sugli altri filoni d'inchiesta», ha detto De Micheli, «vi rappresento che al mio arrivo, edotta dello stato delle manutenzioni da parte delle mie strutture tecniche, ho modificato radicalmente il rapporto con i concessionari». La ministra ha citato la messa in opera di cantieri urgentissimi da centinaia di milioni di euro e interventismo su più fronti. Le intercettazioni raccolte nell’ordinanza con cui il giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni ha autorizzato gli arresti domiciliari per l’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia (Aspi) Giovanni Castellucci, l’ex direttore centrale Paolo Berti e il responsabile delle manutenzioni Michele Donferri Mitelli, raccontano però un altro pezzo di storia. Anzi, a raccontarla sono l’attuale amministratore delegato di Aspi Roberto Tomasi e Antonino Turicchi. dirigente del dipartimento del Tesoro del ministero dell’Economia e membro del consiglio di amministrazione di Aspi.

Con Turicchi, Tomasi riepiloga a grandi linee tutta la vicenda delle barriere anti rumore al centro dell’inchiesta, costruite con una resina che non aveva certificati europei e di cui quindi non si conoscevano nemmeno le reali caratteristiche di resistenza. Racconta che le nuove prove sulle barriere sono partite solo a maggio 2019 e i controlli sui tirafondi a ottobre quando è stata «data informativa al ministero». Il problema, spiega Tomasi, è che la procura «ha visto i dati negativi» delle prove e dice «io non mi posso fidare».

«L’altro giorno non ci ha accettato la proposta di farlo progressivamente», spiega al telefono. Per questo è stato programmato un piano di lavori che interesserà, dice Tomasi, A10, A12, A7 e A26. E infatti Aspi ora può dire di avere già avviato e pianificato un intervento da 160 milioni. «Quindi la Procura sta facendo le veci del concedente insomma?», chiede Turicchi. Risposta: «La procura sta facendo le veci del concedente,,, assolutamente sì ... questa è la situazione». «Vabbè insomma, basta saperlo ... così almeno uno che fa il concedente c'è», risponde il dirigente del ministero dell’Economia. Tomasi aggiunge che anche la procura di Avellino che indaga sulla strage del viadotto del luglio 2013 sta facendo lo stesso. Insomma, De Micheli avrà fatto anche i minimi passi avanti, ma la verità è che il ministero era già stato sorpassato. Se non fosse intervenuto sugli altri concessionari, Autostrade per l’Italia rischiava di essere quello più controllato, dai magistrati.

 

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