Giovedì mattina le forze della maggioranza hanno raggiunto un accordo su come spendere gli 8 miliardi di euro disponibili per il taglio delle tasse dal 2022: 7 miliardi andranno al taglio dell’Irpef e un miliardo al taglio dell’Irap per autonomi e persone fisiche. Lo schema resta quello della riduzione delle aliquote Irpef da 5 a 4 e della rimodulazione di scaglioni e detrazioni per alleggerire le tasse soprattutto sui redditi medi.

«C’è l’accordo politico ad agire sulle aliquote Irpef e un ragionamento sull’Irap che vede una scelta verticale, partendo dalle 850mila persone fisiche, autonomi e ditte individuali, aggiungendo eventualmente le start up», ha detto il viceministro dello Sviluppo economico Gilberto Pichetto al termine del tavolo al ministero.

Cambiano le aliquote

Il taglio dell’Irpef ricalcherà a grandi linee le ipotesi iniziali. Il peso fiscale sarà alleggerito per i redditi medi, facendo sparire lo scaglione al 41 per cento tra i 55mila e i 75mila euro, riassorbito direttamente nell’aliquota al 43 per cento. L’aliquota del 38 per cento scenderà al 35 e quella del 27 al 25 per cento. Il bonus di Renzi da 80 euro, poi diventati 100, sparirà con la riforma dell’Irpef; resterà l’aumento delle detrazioni e della no tax area limitato ad autonomi e pensionati.

Riassumendo, per i redditi fino ai 15mila euro resta l’aliquota del 23 per cento, quella per i redditi tra i 15-28mila va dal 27 al 25 per cento, tra 28 e 55mila scende dal 38 al 35 per cento, mentre oltre i 55mila si passa direttamente al 43 per cento. In ogni caso il governo promette che tutti, attraverso la rimodulazione delle detrazioni, pagheranno meno tasse.

L’accordo raggiunto tra le forze di maggioranza andrà ora tradotto in un emendamento del governo alla manovra, che è all’esame del Senato. Prima è però previsto un passaggio con i sindacati e con le associazioni dei datori di lavoro. L’emendamento alla manovra potrebbe essere presentato la prossima settimana.

Le critiche di Confindustria

Confindustria ha espresso un giudizio negativo sull’accordo per il taglio della pressione fiscale: «La sforbiciata alle aliquote Irpef disperde risorse limitate a soli 8 miliardi, con effetti impercettibili sui redditi netti delle famiglie. La soluzione raggiunta non dà certezze che i benefici potranno essere mantenuti nelle annualità future, non dà alcuna risposta a poveri e incapienti e non interviene a favore di giovani e donne».

Inoltre, l’associazione dei datori di lavoro lamenta che l’intesa non terrebbe in alcuna considerazione le imprese «che garantiscono l’occupazione e stanno trainando la ripresa» e chiede che il governo convochi al più presto le parti sociali.

Il giudizio dei partiti

Soddisfazione per l’accordo raggiunto è stata espressa dalle forze politiche. «Irpef più semplice e leggera per tutti i contribuenti, via l’Irap per tutte le persone fisiche: la Lega è al governo per difendere famiglie e imprese», ha detto Matteo Salvini, leader della Lega. «Dopo il taglio delle tasse è urgente abbassare i prezzi delle bollette di luce e gas risparmiando sugli sprechi del reddito di cittadinanza».

«Sono state accolte le proposte di Forza Italia, verrà cancellata l’Irap per le persone fisiche e quindi per i professionisti», ha detto Antonio Tajani, vicepresidente del partito di Berlusconi, secondo cui «è l’inizio della fine dell’imposta rapina. Siamo soddisfatti di questo primo passo che va nella giusta direzione per la riduzione delle tasse».

Sulla stessa linea è anche il Movimento 5 stelle. «Si prospetta un taglio dell’imposta sul ceto medio che abbiamo immediatamente posto tra i nostri obiettivi», ha detto il senatore Mario Turco, vicepresidente designato del M5s. «Nel prospettare il passaggio da 5 a 4 aliquote, l’accordo si inserisce in quella scia di semplificazione che il Movimento ha sempre chiesto».

 

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