L'ingresso di Unipol nel settore del telepedaggio, attualmente gestito in esclusiva da Telepass, non è un vero e proprio addio al monopolio come è stato presentato dalla stampa in questi giorni. 

È vero che dopo oltre vent’anni Telepass, controllata al 51 per cento da Atlantia (Benetton) e al 49 per cento da Partners Group, si vedrà affiancato da UnipolMove, come effetto della liberalizzazione del settore avviata nel 2021 in applicazione della direttiva europea 2019/520. Ma è anche vero che il nuovo operatore offrirà un servizio molto diverso dal solo telepedaggio, e solo in base a un contratto con condizioni vincolanti per gli automobilisti.

La clientela iniziale

Il nuovo operatore, infatti, potrà contare su una clientela iniziale di una decina di milioni di assicurati Unipol, ma per gli altri che volessero usufruire del servizio sarà obbligatorio aprire un conto corrente presso l’istituto bolognese.

Il pacchetto messo in vendita da UnipolMove, oltre ad attraversare i caselli autostradali senza dover fermarsi consentirà il pagamento di una serie di servizi: dalle multe al bollo, dai parcheggi alle Ztl.

Telepass, invece, oltre al pagamento del pedaggio consente di pagare la sosta nei principali parcheggi italiani senza alcun costo aggiuntivo, di pagare la sosta su strisce blu tramite l’app Telepass Pay, di gestire l’ingresso nell’area C di Milano, e di acquistare e ritirare il biglietto per il traghettamento sullo stretto di Messina senza passare dalla biglietteria senza costi aggiuntivi.

Negli ultimi giorni è arrivata poi la notizia che Telepass aumenterà il canone di locazione. È questo dunque l'effetto dell’entrata di un nuovo operatore sul mercato? Un'altra liberalizzazione all'italiana?

Il risparmio

Resta infine da capire quanto hanno risparmiato in questi anni i gestori autostradali con l'introduzione del Telepass, che ormai è utilizzato da oltre il 50 per cento dei veicoli. Questo ha provocato una progressiva e inarrestabile riduzione dell'occupazione dei gestori autostradali e quindi una netta riduzione dei costi che ne hanno aumentato la produttività.

Il Parlamento, nel recepire la direttiva europea, doveva cogliere l'occasione per regolare questa liberalizzazione fissando almeno due paletti. Il primo: nessun vincolo all'accesso del servizio (cioè nessun obbligo di sottoscrivere un conto corrente o un’assicurazione). Il secondo: l'adozione di un meccanismo per fissare il canone in grado di far ricadere parte dei guadagni derivati dall'ingresso della nuova tecnologia sul contenimento dei prezzi finali per i clienti.  

Niente di tutto questo è passato nella mente del regolatore pubblico: ma si sa, i signori delle autostrade (pubblici o privati) non si toccano.

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