Dall’e-commerce ai social network fino agli smartphone: in Italia aumenta progressivamente il peso delle piattaforme e delle tecnologie made in China. Due i report freschi di stampa da cui emerge il trend.

Sul fronte piattaforme online e siti di e-commerce il dato più eclatante è quello certificato dall’Agcom nell’Osservatorio trimestrale sulle Comunicazioni aggiornato al primo trimestre 2025. Se è vero che resta salda al primo posto la galassia dei siti e delle applicazioni Amazon con oltre 35,5 milioni di utenti unici non va sottovalutata la perdita di oltre 1 punto percentuale in un anno mentre la cinese Temu sta registrando risultati sorprendenti: è al secondo posto in classifica con 20,4 milioni di utenti, il 63 per cento in più rispetto al primo trimestre 2024. E ha superato già abbondantemente eBay, che con 15,9 milioni di visitatori si piazza al terzo posto e perde il 10,5 per cento di utenti in 12 mesi.

Trend europeo

Le scalate di Temu e dell’altro colosso cinese Shein non riguardano solo l’Italia: in allarme l’Europa che si trova ora a dover fronteggiare la doppia tenaglia Usa-Cina nella partita digitale e tecnologica. E mentre gli americani arginano l’avanzata cinese con dazi e ban, per l’Europa è impossibile imporre blocchi né ai cinesi né tantomeno agli americani: l’unico argine resta ormai quello regolatorio (che però si sta indebolendo su pressione delle lobby internazionali) e delle sanzioni (per quel che valgono).

E la “questione” cinese è stata persino sottovalutata: Temu e Shein propongono prodotti a prezzi stracciati e stanno erodendo velocemente e pericolosamente i margini del commercio europeo già in sofferenza da anni. E c’è anche un tema di sicurezza: a fine luglio la Commissione Ue ha accertato in via preliminare che Temu avrebbe violato l’obbligo (previsto dal Digital Services Act) di valutare i rischi di diffusione di prodotti illegali attraverso il marketplace utilizzato nel Continente da almeno 90 milioni di persone.

I rischi

Prodotti persino pericolosi per la salute, in particolare quelli elettronici ma anche giocattoli. L’indagine è ancora in corso ma se le ipotesi dovessero essere confermate l’azienda potrebbe incorrere in una sanzione fino al 6 per cento del fatturato annuo mondiale che si aggira attorno ai 50 miliardi Riguardo a Shein in Italia l’Antitrust ha comminato una sanzione da 1 milione di euro per pubblicità ingannevole sui prodotti spacciati come “green”. Ma sono cifre che non bastano certo a mettere in difficoltà aziende dai profitti record.

Tornando ai dati Agcom anche sul fronte dei social network c’è un’altra cinese in vetta alla classifica delle preferenze degli italiani: TikTok, che con 23,1 milioni di visitatori ha guadagnato in un anno il 4,3 per cento per cento. Numeri ancora lontani da quelli delle piattaforme della galassia Zuckerberg che però iniziano a dare cenni di cedimento, in particolare Facebook che conta quasi 36 milioni di utenti ma in un anno ha perso quasi il 2 per cento. E Instagram, alla soglia dei 33 milioni, ha registrato una crescita di appena mezzo punto.

Per non parlare di LinkedIn, Pinterest e X che hanno perso rispettivamente l’1,4, l’11,1 e il 27,2 per cento di utenti unici. In questo caso però non è il fattore prezzo a fare la differenza ma la capacità di intercettare gli utenti più giovani che utilizzano sempre di più il video come mezzo di comunicazione.

La strategia di Washington

E mentre gli Usa hanno minacciato di far “sparire” TikTok dal mercato (come fu per Huawei) la Commissione europea – che in quanto a violazione delle regole da parte dei colossi del social network continua ad avere un bel da fare – a maggio scorso si è limitata a mettere nel mirino la piattaforma per presunta violazione del Digital Services Act dovuta alla diffusione di annunci pubblicitari fraudolenti e campagne di minacce ibride.

E il Garante europeo per la Privacy ha comminato all’azienda una sanzione da 530 milioni di euro per non aver adeguatamente tutelato i dati degli utenti europei che sarebbero stati illecitamente trasferiti in Cina. Sanzione che si aggiunge a quella del 2023 da 345 milioni per non aver protetto la privacy dei minori. Sanzioni però anche in questo caso che rappresentano una goccia nel mare.

E veniamo agli smartphone: in Italia cresce sensibilmente la quota della cinese Xiaomi. Secondo la classifica elaborata da Omdia-Canalys (dati relativi al secondo trimestre 2025) in un anno la società ha guadagnato il 52 per cento piazzandosi al terzo posto con una quota di mercato del 14 per cento avvicinandosi al 19 per cento di Apple che però perde il 7 percento.

In forte sofferenza Samsung, che per ora detiene lo scettro con il 28 percento di quota di mercato ma in un anno ha lasciato sul terreno il 22 percento. Il ban degli americani a Huawei non è bastato dunque ad arginare la corsa degli smartphone cinesi in Europa: grazie a prezzi competitivi anche per i modelli di fascia alta e a fronte di una qualità che non ha niente da invidiare ai dispositivi americani continuano a conquistare sempre più utenti.

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