Le attuali discussioni su Next generation Eu si concentrano in questi giorni sulle scelte strategiche e sulla governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Ma la questione cruciale della cosiddetta execution, la effettiva realizzazione del piano, è stata finora poco approfondita.

Abbiamo formulato una proposta/manifesto pubblicata su Rassegna Astrid n. 330 sui modi di usare le ingenti risorse per fare bene le riforme e gli investimenti del piano.

Proponiamo che le riforme prioritarie non siano oggetto solo di ennesime riforme legislative ma piuttosto siano attuate con percorsi di cambiamento fondati su partecipazione, coesione e innovazione dei diversi soggetti pubblici e privati: la scuola con un programma per sviluppare l’autonomia e i patti educativi; le pubbliche amministrazioni centrali e territoriali con progetti di change management mission driven, ossia con programmi partecipati guidati da sfidanti obiettivi misurabili di innovazione nell’economia e nella società dei territori.

Sugli investimenti proponiamo di svolgere l’“ultimo miglio” con l’ausilio di Patti territoriali regionali e metropolitani. Pensiamo a patti che, a differenza dei contratti, implichino responsabilizzazione della pubblica amministrazione e mobilitazione e moltiplicazione delle migliori risorse materiali, culturali, morali disponibili: non quindi competizione per la spartizione di risorse offerte dallo stato o dall’unione.

Comunità performante

I firmatari del patto verrebbero a costituire una comunità performante, con una logica di gioco a somma positiva. Focalizzare prioritariamente quindi l’execution del Pnrr sulla missione di riforma e sviluppo, assicurando ovviamente una rigorosa e rapida amministrazione dei fondi la quale però vada considerata da tutti un mezzo e non un fine.

I patti che proponiamo dovrebbero avere un asse prioritario che regga tutti gli altri grandi temi del Pnrr, il lavoro come “ricchezza delle nazioni”: ossia il lavoro di qualità che crea valore aggiunto sul territorio.

In questa proposta ci ispiriamo al Patto per il lavoro della regione Emilia-Romagna che, nella scorsa legislatura, ha aumentato il valore aggiunto della produzione, elevato il tasso di occupazione, dimezzato la disoccupazione, generato investimenti in tecnologie avanzate, assicurato coesione e innovazione.

Un caso virtuoso

Il tasso di utilizzazione dei fondi europei è stato del 92 per cento. Esso fu sottoscritto da 50 soggetti composti da governo regionale, enti locali, associazioni imprenditoriali e sindacali, università e scuole, in sintonia con governo nazionale e Europa.

Nella ricerca condotta dalla Fondazione Irso, pubblicata nel volume di Bianchi, Butera, De Michelis, Perulli, Seghezzi, Scarano Coesione e Innovazione, pubblicato da Il Mulino, abbiamo individuato in questo esempio una forma innovativa di governance partecipata e di metodi generalizzabili che integra strategia e organizzazione, attiva coesione e partecipazione, fa accadere davvero le cose.

La giunta dell’Emilia-Romagna ha rilasciato il 18 dicembre un nuovo Patto per il lavoro e il clima per il sessennio con nuovi contenuti ma adottando lo stesso metodo. Noi riteniamo che questo approccio sia utilmente adottabile dalle altre Amministrazioni regionali in vista dell’utilizzazione del Pnrr, in particolare sul green new deal, sulla sanità, sulla digitalizzazione, sul supporto alle Pmi, sull’istruzione e formazione professionale.

Molti progetti del Pnrr saranno affidati alle città: città come Milano, Firenze, Pesaro, Bari e molte altre si stanno preparando a predisporre patti fra l’amministrazione e le forze sociali e culturali.

Un piano in sette punti

Nella nostra ricerca abbiamo rilevato sette approcci e metodi che possono essere adottati dappertutto: stipulare un patto formalizzato; scegliere e condividere strategie di valorizzazione del sistema produttivo; definire obiettivi misurabili e monitorati; convergere investimenti pubblici e privati; integrare e attuare insieme politiche pubbliche su capitale umano, innovazione, territorio, welfare fuori dai silos amministrativi; creare una organizzazione reticolare per l’attuazione del Patto; condurre un programma di change management mission driven della stessa amministrazione pubblica per cambiare sé stessa.

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