L’accordo sulla fusione è tratto. Nexi, che a ottobre aveva già siglato una intesa per la fusione con Sia per la nascita del campione italiano dei pagamenti sotto la guida della Cassa depositi e prestiti, ha oggi annunciato una seconda intesa con Nets, altra azienda dei pagamenti digitali presente in 20 Paesi, soprattutto Nord Europa e Germania, ma anche Polonia e Sud Est europeo. Le due operazioni dovrebbero chiudersi entrambe nel 2021, la prima nel terzo trimestre e questa prima, nel secondo. Secondo il comunicato di Nexi, dovrebbe nascere una realtà da circa 2,9 miliardi di ricavi e 1,5 miliardi di margine operativo lordo. La società si candida ad essere tra le prime posizioni a Piazza Affari visto che la fusione Nexi Sia già la piazzava al decimo posto. 

L’operazione prevede che Nets abbia un indebitamento da 1,5 miliardi per cui è già garantito un prestito ponte e si basa su una valutazione delle azioni che le assegna un valore di impresa pari a circa 7,8 miliardi di euro e 6 miliardi di valore di mercato. Per realizzare la fusione  gli azionisti di Nets otterranno 406,6 milioni di nuove azioni di Nexi corrispondenti a una quota azionaria pari a al 39 per cento, della fusione Nexi Nets e invece del 31 per cento se si considera Nexi Nets e Sia, i soci di Nexi avranno una quota parti rispettivamente al 61 per cento e al 48. 

Se i capitali dovessero rimanere invariati l’assetto finale dell’azionariato potrebbe vedere Cassa depositi e presititi al 17 per cento, il fondo Hellman & Friedman socio di Nets al 16 per cento, Advent international & Bain capital al 10 per cento, il fondo dei fondi Mercury Uk al 10 per cento, Intesa San Paolo al 5 per cento, l’ex fondo sovrano di Singapore (Gic) al 3 per cento. 

Ma è possibile che nel 2022 Nexi paghii soci di Nets con nuovi titoli in base agli utili del 2021. L’amministratore delegato di Nexi Paolo Bertoluzzo ha dichiarato che grazie all’intesa «Nexi avrà la possibilità di svilupparsi in un mercato quattro volte più grande di quello attuale e ancora sotto-penetrato e con tassi di crescita a doppia», come appunto Germania e Europa orientale e sud orientale.

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