- L’attesa sentenza della Cassazione, prevista per sabato 6 maggio, sull’ inchiesta denominata Aemilia chiuderà un capitolo, ma la storia della ‘ndrangheta emiliana non si esaurita con questa indagine né con questi processi.
- Altri sono in corso, il più importante è l’appello in cui è imputato Giuseppe Caruso (Fratelli d’Italia), ex presidente del consiglio comunale di Piacenza, condannato in primo grado a 20 anni insieme al figlio del boss Grande Aracri.
- 71 interdittive contro aziende inquinate dal clan. Firmate in un anno e mezzo, 18 ricadono nei primi tre mesi del 2022, e 38 nel 2021. Un trend in crescita, preoccupante se si analizza con l’esito dei processi, che avrebbero dovuto estirpare la mafia dalla via Emilia. «La maggioranza dei nostri provvedimenti riguardano legami aziendali con la ‘ndrangheta», dice a Domani il prefetto Rolli di Reggio Emilia.
Alla fine di via Breda Vignazzi, budello di asfalto che finisce nel nulla della pianura reggiana, sulla destra c’è il simbolo del potere dei padrini della ‘ndrangheta emiliana. Confinanti con i piloni di calcestruzzo dell’imponente viadotto della cispadana che taglia la valpadana, troviamo cinque mila metri quadrati e più tra capannoni, terreni e villette, che sono stati sede dell’azienda diretta in prima persona da uno dei boss della cosca che domina la regione. Il 14 marzo questo fortino



