Non solo i leader internazionali ma una vasta platea di società civile – associazioni ambientaliste, pacifiste, pure atei – che aveva trovato in papa Francesco «un punto di riferimento», all’annuncio della morte ha percepito «un grave vuoto», per citare il Quirinale
Non solo i leader internazionali ma una vasta platea di società civile – associazioni ambientaliste, pacifiste, pure atei – che aveva trovato in papa Francesco «un punto di riferimento», all’annuncio della morte ha percepito «un grave vuoto», per citare l’espressione di Sergio Mattarella.
Il Quirinale, palazzo Chigi, e pure l’Eliseo, cancellieri futuri (Friedrich Merz) e passati (Angela Merkel), l’inquilina di palazzo Berlaymont, Ursula von der Leyen, l’Europarlamento; e poi la Casa Bianca, la Casa Rosada, il palazzo di vetro, palazzo Mariinskij a Kiev e il Cremlino in Russia, pure il Karmelita kolostor perché stavolta Viktor Orbán resta nel coro: dalla mattina di questo lunedì, quando il cardinale Kevin Farrell ha annunciato che alle 7:35 Bergoglio è morto, gli annunci di cordoglio si sono susseguiti in tutto il mondo.
Non solo il Brasile di Lula a lutto per una settimana ma pure gli Usa di Donald Trump con bandiere a mezz’asta, e quelli che erano i più aggressivi critici del papa pronti a presentarsi a Roma per i funerali: di certo Javier Milei, pare anche il presidente Usa. Soltanto il premier di estrema destra israeliano, Benjamin Netanyahu, si è trincerato in un lungo silenzio; papa Francesco non ha mai smesso di gettare luce sulle «crudeltà» subite a Gaza, presente anche nel suo ultimo messaggio.
Cordoglio senza frontiere
«Tutto il mondo lo ricorderà come il papa degli ultimi», dice Giorgia Meloni. Stessa espressione usa anche Elly Schlein («È stato il papa degli ultimi, degli emarginati, della giustizia sociale e dell’impegno per il pianeta»).
«Avevamo una quotidianità di rapporti; era un pontefice con il quale si poteva parlare di tutto», racconta la premier in diretta Rai. «Teneva nel cassetto disegni di mia figlia, era capace di piccoli gesti incredibili. Custodisco tantissimi ricordi. La sua presenza al G7, la prima volta di un pontefice al G7… È stato unico».
Anche il vicepremier Antonio Tajani usa parole commosse, parla di un «grande pontefice», mentre spicca per contrasto il messaggio asciutto dell’altro vice di governo, Matteo Salvini, su X: «Papa Francesco ha raggiunto la Casa del Padre». Aiuta a decifrare la freddezza del suo post il ricordo della maglietta esibita in passato dal leader leghista: oltre a quella col volto di Putin, c’è stata anche quella con «il mio papa è Benedetto», sommata all’uscita che «quelli che invitano gli imam in chiesa non mi piacciono». Persino gli alleati Patrioti si mostrano più diplomatici: da Marine Le Pen a Jordan Bardella, passando per Viktor Orbán che cita «il desiderio di costruire pace». Appena rieletto nell’aprile 2022, quando per le sue posizioni filorusse creava imbarazzo persino agli amici di sempre, il premier ungherese fece proprio in Vaticano la sua prima visita ufficiale (incontrando poi pure Salvini).
La morte di Bergoglio – sulla scia dei suoi sforzi per dialogo, cessate il fuoco e pace – riallinea incredibilmente nel cordoglio Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. Il presidente ucraino diffonde un messaggio commosso: il papa «sapeva come dare speranza, lenire la sofferenza con la preghiera e promuovere l’unità. Pregava per la pace in Ucraina. Memoria eterna!». Dal Cremlino il messaggio: Bergoglio «uomo eccezionale, ha promosso lo sviluppo del dialogo tra chiesa ortodossa russa e cattolica romana».
Un papa scomodo
Anche chi più aspramente aveva attaccato papa Francesco – in un passato non troppo lontano il presidente turboliberista argentino Javier Milei aveva definito il suo connazionale «il demonio sceso in terra», prima di fargli poi visita in Vaticano – ha abbozzato questo lunedì messaggi contriti, all’insegna del: «Le differenze oggi sembrano irrilevanti» (Milei) e dell’«era un uomo molto buono» (Trump).
Papa del dialogo e della pace, pronto a ripetere fino all’ultimo che «nessuna pace è possibile senza un vero disarmo!», ad aprire varchi – anche nel discorso pubblico – per la giustizia sociale e ambientale, praticante fino all’ultimo dell’attenzione al prossimo, per una signora dai fiori gialli come per la «drammatica e ignobile situazione umanitaria» di Gaza, e predicatore fino alla fine (anche fino all’ultimo scambio con J.D. Vance e l’amministrazione Trump) della dignità di migranti, rifugiati, detenuti, di ciascuna persona insomma: Bergoglio è sempre stato un papa scomodo per alcuni, ed è risultato sempre più controcorrente nell’èra del trumpismo imperante, del capitalismo sregolato e dell’attacco a pace e diritti.
Era persino diventato un bersaglio simbolico, per quell’estrema destra xenofoba e neoliberista fino all’ossesso, abituata a gonfiare la propria propaganda di retorica anti migranti e anti clima. Certi esponenti persino nelle ore del lutto lo hanno fatto trasparire. «Per alcuni cattolici, il suo pontificato ha messo a dura prova la loro fede nella chiesa», ha scritto Eric Zemmour, estrema destra francese, ammorbidendo poi il messaggio. Ma pochissimi anni fa lui e Marion Maréchal (nipote di Le Pen) andavano dicendo: «Ma cosa vuole il papa? Vuole che l’Europa cristiana, culla del cristianesimo, diventi una terra islamica?».
Steve Bannon, che nel primo mandato trumpiano aveva provato ad addestrare una internazionale sovranista, faceva della sua creatura online, Breitbart, un megafono per attaccare il papa (e rimpiangere invece Ratzinger). «Una persona che pensa solo a costruire muri, invece che ponti, non è cristiana», diceva a quei tempi Bergoglio, alludendo a Trump. Le asperità, a cominciare dalle politiche trumpiane di deportazione, non sono scomparse di recente, anche se la visita di J.D. Vance appariva come tentativo riparatore. «Sono stato felice di vederlo», ha scritto assieme alle sue condoglianze (intanto da Berlino il quotidiano Taz pungeva con un titolo: «Vedi Vance e poi muori»).
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