Rinviati a giudizio tutti e 15  gli ex dirigenti della Miteni indagati per l'avvelenamento delle acque da Pfas, il primo luglio ci sarà la prima udienza. Lo ha stabilito Roberto Venditti, giudice delle indagini preliminari al tribunale di Vicenza. Al centro del caso il presunto sversamento nella falda acquifera della sostanza “GenX”, a cui si aggiungono i reati di bancarotta relativi al fallimento della società Miteni spa di Trissino, nel Vicentino, così come raccontato nell’inchiesta finanziata dai lettori di Domani di Luca Bortoli e Christian Elia.

Vista la gravità delle condotte contestate dalla procura di Vicenza, la Regione Veneto si è costituita parte civile con l'avvocato Fabio Pinelli preliminarmente per accertare i fatti e le responsabilità per le vicende indicate e, successivamente, per ottenere il risarcimento del danno patrimoniale per le spese sostenute in ragione dell'inquinamento e del danno alla salute dei cittadini veneti.

La procura

Secondo la ricostruzione accusatoria formulata dalla procura della Repubblica di Vicenza, i vertici di Miteni, individuati in Brian Anthony Mc Glynn, presidente del cda dall'aprile 2015 al maggio 2017, Martin Leitgeb, presidente dal 1 maggio al fallimento, di Antonio Alfiero Nardone, componente del cda e consigliere delegato dal novembre 2015 e procuratore speciale e di Davide Drusian in qualità di procuratore speciale da febbraio 2013, avrebbero consapevolmente sversato nella falda acquifera il rifiuto pericoloso Genx e, consequenzialmente, avrebbero determinato una compromissione ovvero un deterioramento significativo e misurabile delle acque sotterranee insistenti sotto il sito industriale di Miteni spa.

Agli atti d'indagine è stata acquisita una relazione tecnica dell'Istituto superiore per la Protezione e la ricerca ambientale, che conclude nel senso che «si ritiene che un deterioramento e una compromissione delle acque sotterranee significativo e misurabile per effetto di un inquinamento da GenX e C6O4 sia stato accertato».

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