Il “mercato dei poveri” di Torino del sabato mattina, che nel tempo ha cambiato denominazione più volte, ma sempre quello è da innumerevoli decenni, forse non verrà cancellato da una delibera regionale voluta dall’assessore al commercio leghista Fabrizio Ricca.

Dopo l’approvazione della nuova normativa che di fatto impedirebbe il mercato del fine settimana che si svolge nei pressi del cimitero monumentale, è giunta la sospensione poi definita «provvisoria» e riconducibile all’inserimento del Piemonte nella zona rossa.

Successivamente alla sospensione sono giunte le parole del vescovo Cesare Nosiglia in cui esprime «profonda preoccupazione per tutte quelle persone che, se la delibera dovesse entrare in vigore, perderebbero un reddito occasionale ma fondamentale per la loro sopravvivenza».

Una storia travagliata, antica, di cui scriveva già De Amicis nel 1880 a proposito di Porta palazzo e del Balon: «... frammenti di dialoghi monosillabici, che fanno indovinare dei tira tira d’un’ora per un centesimo, delle economie disperate, delle avarizie rabbiose, delle pazienze da santi, delle miserie segrete di famiglie decorose, tutte le durezze e le angosce della gran lotta per la vita».

Vicende che paiono essere tratte dal libro Guai ai poveri, Edizioni Gruppo Abele, di Elisabetta Grande, docente universitaria di Sistemi giuridici comparati all'Università del Piemonte orientale che ha diffusamente trattato i meccanismi di espulsione sociale negli Stati Uniti.

Il mercato del Balon nacque come punto di commercio tra poveri, chi vendeva, e altre classi sociali della città. Con le forme attuali emerge nel 2000, grazie alla legge Bersani del 1998 che eliminava gli scambisti e normava un settore fermo al 1936.

Nei primi anni duemila, dei seicento ambulanti presenti, cinquecento non avevano la forza di prendere la licenza e per loro fu creata da Ilda Curti, già assessora del Comune di Torino, la “area libero scambio di venditori non professionali”.

Nel 2008 la città in affanno a causa delle crisi vede sorgere un secondo mercato, questo abusivo; si svolge la domenica mattina sempre a Porta palazzo ed è punto di intersezione anche di scambi irregolari: quella forma di commercio, fondata sul tentativo di dare sfogo a una crisi sociale che stava travolgendo gli ultimi, venne a sua volta normata, sempre dal centrosinistra, e nacque così “Barattolo”, un mercato che dopo varie peregrinazioni per la città, giunse in via Carcano, dietro al cimitero monumentale.

Lo spostamento nel 2019

Ma i mercati con cui sopravvivono i poveri sono due, perché c’è sempre quello del sabato, quello storico di Porta palazzo, che vive fino all’ottobre del 2019, quando viene spostato per volontà della amministrazione comunale targata cinque stelle. Amministrazione, con la voce dell’assessore Marco Giusta, che ha protestato contro la delibera della regione Piemonte, minacciandone l’impugnazione.

Nel gennaio del 2019 l'assessore al commercio del comune di Torino, Alberto Sacco, così espose le ragioni del loro spostamento: «Si tratta dell’ennesimo intervento di trasformazione dell’area di Porta palazzo che siamo convinti possa migliorarla dal punto di vista commerciale e turistico. Peraltro, risponde alle richieste dei residenti che da anni chiedevano una svolta nelle scelte dell’amministrazione. Ci eravamo impegnati a trovare una soluzione e abbiamo mantenuto la promessa. Il trasferimento delle attività di libero scambio renderà pienamente utilizzabile il parcheggio al servizio del tradizionale mercato del vintage e alle nuove offerte enogastronomiche».

Gli ambulanti fecero resistenza per circa otto mesi, poi furono sgomberati e mandati anch’essi dietro al cimitero in via Carcano. Oggi una delibera della regione Piemonte potrebbe mettere fine all'intera esperienza con cui «sopravvivono», per usare le parole del vescovo di Torino, migliaia di esseri umani.

«Finalmente», sosteneva l’assessore Ricca solo pochi giorni fa, «attueremo la promessa fatta ai piemontesi alcuni mesi fa, lo dobbiamo ai residenti e troveremo la soluzione migliore per far sì che di questa esperienza fallimentare, con situazioni di illegalità interne ed esterne, non rimanga nulla: avremmo voluto chiuderlo già questo sabato ma, in accordo con la prefettura, abbiamo preferito farlo durante la settimana centrale di novembre; il rischio sarebbe stato quello di creare altri piccoli suk abusivi».

L’ex assessora Ilda Curti: «Oggi giunge un passo formale della destra regionale verso la chiusura completa del mercato di libero scambio a Torino, già indebolito dalle scelte della amministrazione cinque stelle in Comune. Siamo di fronte a una rimozione completa della realtà: vietare questo questo commercio è impossibile, risorgerà e sarà illegale».

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