Zurigo, numero 29 di Bellerivestrasse. Una villa circondata dal verde, situata in una posizione che per la mappa del potere e degli scandali calcistici è densa di significati. Proseguendo per due chilometri sul lungolago si approda all'Hotel Baur au Lac, la sede del blitz coordinato dalle procure generali di Usa e Svizzera, che il 27 maggio 2015 portò alla decapitazione del sistema feudale cresciuto sotto la benevola sorveglianza dell'ex presidente della Fifa, Joseph Blatter. Basta percorrere poche centinaia di metri e ci si trova davanti al Museo Fifa.

Quanto al quartier generale della confederazione calcistica mondiale, in Forrenweidstrasse appena fuori Zurigo, dista poco meno di sei chilometri e dal 29 di Bellerivestrasse ci si arriva in poco più di mezz’ora di tram. Dunque siamo in un punto nevralgico del calcio mondiale, lì dove le decisioni vengono negoziate e determinate. E giusto qui prende corpo un altro soggetto che, in una fase segnata da debolezza e scarsa credibilità delle istituzioni calcistiche internazionali, prova a legittimare definitivamente un potere già affermato nei fatti.

Chi c'è (e chi no)

La villa circondata dal verde è sede di The Football Forum. Un soggetto che, come si apprende dalla consultazione del registro delle imprese svizzero, viene registrato il 27 giugno 2019. A costituirlo sono alcuni fra i principali super agenti in attività, cioè i motori dell'altro grande potere nel mondo del calcio, che per il momento pare stare al sicuro da qualsivoglia blitz investigativo. Presidente dell'associazione è Mino Raiola, l'agente italo-olandese che per l'occasione viene descritto insolitamente propenso alla concertazione fra colleghi.

Un gradino sotto troviamo tre vicepresidenti che sono anche i leader delle tre agenzie dell'oligopolio globale: il portoghese Jorge Mendes, fondatore di Gestifute, l'inglese Jonathan Barnett, creatore di Stellar Group insieme al suo socio David Manasseh, e il tedesco Roger Wittmann, leader della tedesca Rogon. Al loro fianco, nella governance dell'associazione, sono stati piazzati due vicepresidenti esecutivi: Rafaela Pimenta, avvocatessa brasiliana molto vicina a Mino Raiola, e Christian Rapp, socio di Wittmann in Rogon. Quindi sono presenti altri due membri del board, che possiamo definire “parentali”: Joshua Barnett, figlio di Jonathan, e Luís Correia, nipote di Jorge Mendes nonché leader manageriale di Gestifute.

Dato conto dei presenti, spiccano alcune assenze. Su tutte quella del super-agente israeliano Pini Zahavi, battitore libero per vocazione, grande tessitore di alleanze che però preferisce stare nell'ombra. Non certo un tipo da ingaggiare guerre con le istituzioni nazionali e internazionali del calcio, se proprio non sono quelle a tirarcelo dentro.

Le informazioni confidenziali raccolte da Domani riferiscono che altri soggetti, convocati nel corso delle prime riunioni informali tenute nella primavera del 2019, si sono tirati indietro per mancanza di piena condivisione del progetto, o per la presenza di oligopolisti che rendono poco credibile parlare di “causa comune”. Dunque il Football Forum è per il momento un gruppo di soggetti che si intesta una battaglia in nome della categoria, ma intanto marca una presenza che legittima i suoi componenti.

Le informazioni presenti nel sito illustrano a grandi linee la missione associativa. Frasi abbastanza di circostanza, dedicate all'azione di lobbying in difesa della categoria e per la costruzione di un calcio più giusto. Ma c'è un elemento a spiccare già in homepage. Si tratta della formula “agent + players” che accoglie il visitatore e si propone come un'impronta netta. Vi si rintraccia infatti il tentativo di saldare il mondo degli agenti e quello dei calciatori per la formazione di un sottosistema compatto, con conseguenze in termini di riequilibrio fra gli attori del calcio e le loro funzioni. E con due obiettivi molto chiari: non soltanto la Fifa, ma anche la FIFPro, l'associazione mondiale dei calciatori.

La guerra prossima ventura

Sono mesi in cui si stanno giocando partite politico-economiche cruciali. E la crisi del Covid-19 ha l'effetto di accelerare una dinamica molto complessa. È infatti in corso un faticoso lavoro di consultazione per la stesura del nuovo regolamento Fifa sugli agenti. Strumento indispensabile per porre fine alla devastante deregulation voluta da Blatter a partire dal primo aprile 2015. Ma anche terreno di scontro fra l'attuale (e indebolita) leadership Fifa e la casta oligopolista dei super-agenti. Con due soggetti a personalizzare il duello come in un western: Gianni Infantino e Mino Raiola, presidenti di Fifa e Football Forum. I due si detestano e se la sono giurata, l'eliminazione dell'altro pare essere diventata per ciascuno dei due una questione prioritaria.

Basta chiedere in giro e qualsiasi insider ve lo confermerà. Ciò che spiega, fra l'altro, come mai l'agente italo-olandese abbia «investito enormi risorse, esponendosi in prima persona nella costituzione di Football Forum» spiega una fonte. E in questo senso il nuovo regolamento, il cui varo mira a un'entrata in vigore dal primo gennaio 2022, è il naturale terreno di scontro.

Il nuovo regolamento

La conseguenza principale del regolamento è che si tornerà definitivamente all'obbligo di licenza Fifa, previo esame d'abilitazione, per esercitare il ruolo di intermediario. Ma non è questo il punto su cui i super-agenti si predispongono a dare battaglia. I veri oggetti dello scontro sono la limitazione dei mandati multipli (sia calciatori che club), il tetto ai compensi da intermediazione e la totale trasparenza sulle commissioni pagate agli agenti. Tutti temi sui quali, pur con qualche distinguo, non si può che essere d'accordo. Tanto più se nel concetto di trasparenza si fa rientrare anche la destinazione dei pagamenti (stesso paese o estero?).

E tuttavia una visione dell'ultima bozza del regolamento che Domani ha potuto consultare lascia intravedere qualche punto di debolezza. Per esempio già l'articolo 1 del regolamento, quello che determina l'oggetto e dunque anche ciò che non viene normato, lascia fuori i servizi di consulenza legale, pianificazione finanziaria e scouting. E con riferimento allo scouting, chi ha potuto visionare i documenti pubblicati nel quadro dell'operazione Football Leaks sa bene che improbabili operazioni di scouting sono la formula per versare denari a società offshore costituite dagli agenti. Soprattutto, crea perplessità la classificazione delle prestazioni pagabili agli agenti: si distingue tra commissions, fixed fee, hourly or daily rate, e monhly (or longer) retainer. Il regolamento dice che il tetto si applica soltanto alle commission. Tutto il resto è lasciato alla libera negoziazione. Ciò che di fatto non argina la possibilità di pagare cifre enormi per servizi vari. Forse ai signori di Football Forum conviene lasciare che la Fifa faccia i loro interessi.

Attacco alla FIFPro?

Ma c'è un altro aspetto che richiama attenzione, riguardo a Football Forum. Si tratta della formula Agents + Players. È il preannuncio di un impegno programmatico che mira a fare delle due categorie un unico stakeholder nel mondo del calcio globale. L'idea è che soltanto dall'associazione con gli agenti vi sia per i calciatori la possibilità di far valere al meglio le proprie istanze. Ciò che fa intravedere un'altra guerra alle porte: quella contro la FIFPro. Fra il mondo degli agenti e il sindacato mondiale dei calciatori i rapporti non sono mai stati sereni. Tanto più che per il sindacato c'è da mettere in discussione il principio per cui il trasferimento di un calciatore debba essere compiuto in cambio di un corrispettivo in denaro, ciò che estinguerebbe la presenza degli agenti. E adesso che un soggetto lobbistico così forte assume l'incarico di dare voce agli intermediari, ecco che viene a disegnarsi uno scenario inedito: una diversa forma della rappresentanza per il calciatore-lavoratore, non più sulla base dei diritti ma degli interessi. Una sfida dalle conseguenze potenzialmente pesanti, che mira a rimettere in discussione un'architettura dei rapporti istituzionali consolidata ma ormai usurata. E in questo caso il Covid c'entra poco. È soltanto una battaglia di potere che era già nelle cose, e a cui la pandemia ha soltanto impartito una drammatizzazione.

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