Transparency International ha ha puntato il dito contro Italia e Germania: «I rappresentanti italiani hanno chiesto l'eliminazione dell'abuso d'ufficio come reato previsto della direttiva, in deroga ai principi della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione»
Dopo quasi tre anni dall'annuncio di Ursula von der Leyen, l'Ue non è ancora riuscita ad approvare la direttiva anti corruzione, una legge pensata per armonizzare le norme e le sanzioni in tutta Europa sul tema della corruzione. Il convitato di pietra si chiama abuso d'ufficio, reato che è stato abolito per volere del governo guidato da Giorgia Meloni l'11 luglio del 2024. Ma non è solo l'Italia a remare contro la direttiva europea.
La presidente della Commissione europea lo aveva dichiarato nel suo discorso all'Unione del settembre 2022. Voleva aggiornare la legislazione europea per prevenire e combattere meglio la corruzione in tutta l'Ue. Il 3 maggio del 2023, la Commissione ha proposto una direttiva specifica. L'obiettivo: armonizzare la legislazione anticorruzione dei 27 Stati membri e rendere obbligatoria nel diritto comunitario l’incriminazione per i reati previsti dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione. Il problema, per il governo italiano, è che tra i reati previsti dall'Onu c'è anche l'abuso d'ufficio.
Chi si oppone alla proposta del Parlamento
A gennaio 2025 sono iniziati i cosiddetti triloghi: i rappresentanti della Commissione europea, del Parlamento europeo e del Consiglio dell'Unione Europea stanno in teoria ancora negoziando il testo finale della direttiva. In teoria, perché al momento tutto è in stand by per il cambio di presidenza del semestre Ue. La Polonia, che ha appena lasciato il turno alla Danimarca, ha provato fino all'ultimo a negoziare per riuscire ad approvare la direttiva. Ma alla fine ha dovuto desistere. La proposta del Parlamento europeo era ambiziosa: prevedeva, tra i reati dei quali gli Stati membri dovrebbero dotarsi, quello di “abuse of functions”. Ipotizzando anche l'estensione del reato ai casi tra privati. Esattamente il contrario di quanto ha appena fatto l'Italia, abrogando del tutto l'abuso d'ufficio.
Politico.eu ha scritto che ad apporsi alla proposta del Parlamento sono stati sia l'Italia che la Germania, insieme ai Paesi Bassi e il Lussemburgo. Secondo il relatore dei Verdi sulla direttiva, il tedesco Daniel Freund, anche l'Ungheria di Viktor Orban avrebbe detto no alla proposta del Parlamento. «Con la sua posizione ostruzionistica, il governo tedesco guidato dalla Cdu impedisce all'Ue di adottare misure anticorruzione efficaci. È significativo che la Germania si schieri a fianco di Giorgia Meloni e Viktor Orban nel bloccare iniziative più incisive contro la corruzione. I contribuenti europei perdono miliardi ogni anno a causa di questo fenomeno». Fatto sta che il semestre di presidenza della Polonia è finito, e molti osservatori temono che la riforma delle norme anti corruzione promessa da Von der Leyen possa insabbiarsi.
Transparency: “Italia ostacolo all-anticorruzione”
Tra questi c'è Transparency International, che ha chiesto ai leader europei una presa di posizione urgente per il rilancio dei negoziati sulla direttiva. Il rischio, ha scritto l'ong anti-corruzione, è il «fallimento di un passaggio storico». L'associazione ha puntato il dito contro Italia e Germania: «I rappresentanti italiani hanno chiesto l'eliminazione dell'abuso d'ufficio come reato previsto della direttiva, in deroga ai principi della Convenzione delle Nazioni Unite contro la Corruzione (Uncac). Anche la Germania ha spinto per impedire che l'abuso d'ufficio diventi un reato in tutta l'Unione Europea e ha ostacolato i progressi dei negoziati in alcuni passaggi chiave della direttiva».
Secondo Michele Calleri, presidente di Transparency International Italia, «i rappresentanti italiani stanno facendo ricorso ad espedienti linguistici per introdurre deroghe inammissibili alle Convenzioni internazionali. Dopo il mancato rafforzamento delle misure nazionali, questo comportamento fa temere che nel nostro Paese non si vogliano contrastare i fenomeni di abuso d’ufficio e di potere. Non possiamo restare in silenzio di fronte all'ipotesi che l'Italia, fautrice di una delle legislazioni anticorruzione più avanzate in Europa e nel mondo, sia da ostacolo in un momento cruciale nella lotta alla corruzione dell'Unione Europea».
Anche Giuseppe Busia, presidente dell'Autorità nazionale anti corruzione (Anac), si è schierato apertamente a favore della direttiva. «Rafforza la leadership regolatoria dell’Europa a livello internazionale, garantendo maggiore attrazione agli investimenti esteri e più competitività», aveva detto lo scorso ottobre. Ma se i negoziati non riprenderanno con la presidenza danese, tutto rimarrà come è adesso. Per Meloni e Merz - già alleati su altri dossier come Israele, migranti e dazi - sarebbe l'ennesimo gioco di squadra. Questa volta nel nome dell'abuso d'ufficio.
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