Nella discussione sui cambi ai vertici dello stato, uno dei nomi che circolano è quello di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle entrate e presidente dell’Agenzia entrate e riscossione. Ruffini per Italia viva è inamovibile, Matteo Renzi lo aveva, persino, proposto agli alleati, durante il secondo governo Conte, come ministro dell’Economia per evitare la crisi.

A mettere in discussione Ruffini, nella larga maggioranza che sostiene il governo Draghi, è la Lega, che spinge per la sanatoria di tutte le cartelle sotto i 5mila euro, un condono mascherato che Pd e Leu non gradiscono. Il M5s sostiene le ragioni della Lega sul tema e critica Ruffini, direttore dal gennaio del 2020.

La conferma arriva anche da un atto di sindacato ispettivo, presentato in questi giorni da tredici senatori del M5s. L’interrogazione parlamentare rivolta a Daniele Franco, ministro dell’Economia, accusa Ruffini di avere «un grave conflitto d’interessi con la stessa agenzia che dirige». L’interrogazione approfondisce anche un altro aspetto legato al destino di centinaia di dirigenti dell’ente e denuncia «un’elevata situazione di illegalità presente all’interno della stessa Agenzia delle entrate».

Ruffini in conflitto d'interessi?

Iniziamo dal presunto conflitto d’interessi di Ruffini, da cosa deriverebbe? Il direttore svolge la professione di avvocato e collabora con importanti studi legali che si occupano anche di presentare ricorsi contro le decisioni dell’Agenzia delle entrate che Ruffini ha guidato già nel 2017 prima di essere sostituito.

Le porte girevoli tra ruoli di vertice nell’amministrazione dello stato e di legale di aziende private è il punto centrale della contestazione del M5s. A ricostruire il caso ci ha pensato il mensile La voce delle voci, gli interroganti ricostruiscono così la vicenda: «Ernesto Maria Ruffini è stato nominato, nel 2017, commissario straordinario per l'istituzione dell'ente pubblico della riscossione, agenzia delle entrate - Riscossione; incarico che è terminato il 4 settembre 2018, passati i 90 giorni previsti dalle regole sullo spoils system, tornando ad esercitare la professione di avvocato, i cui principali impegni professionali avevano ad oggetto l’Agenzia delle entrate, ovvero l’agenzia che fino a qualche settimana prima aveva diretto, e che successivamente è tornato a dirigere».

Per chiarire il merito della questione, gli interroganti citano un caso: «Si cita il contenzioso arrivato a sentenza il 27 dicembre 2018 in cui Ruffini patrocinava gli interessi di una società pescarese, Amifin di A.A. & C., che agiva contro l’Agenzia delle entrate. Ha perso il ricorso davanti alla sezione tributaria della corte suprema di cassazione. Successivamente, nel gennaio 2019, la stessa sezione della cassazione ha dato ragione al suo cliente, nel caso di specie la Banca di Viterbo credito cooperativo, in un'altra querelle contro l’agenzia delle entrate».

Un altro importante studio legale, Falsitta & associati, che si occupa di materie tributarie, ha annunciato nel marzo 2019, quando Ruffini non aveva incarichi all'agenzia, il suo ingresso nel gruppo: «L’avvocato Ernesto Maria Ruffini è il nuovo responsabile della sede romana dello studio Vittorio Emanuele Falsitta & Associati». Ruffini ha lasciato l’incarico il 28 gennaio 2020 quando, dopo tre giorni, ha ripreso la carica di direttore dell’Agenzia delle entrate, ente destinatario di ricorso degli ex colleghi di studio di Ruffini. Dallo studio legale fanno sapere che l’amicizia e la stima restano, ma vi è stata una distinzione totale di ruoli e l’interruzione di ogni rapporto a seguito del nuovo incarico assunto da Ruffini.

I dirigenti e il cognato di De Luca

La seconda parte dell’interrogazione richiama un caso sollevato dal sindacato Dirpubblica negli anni scorsi: l’illegittimità a svolgere il ruolo di dirigenti nell’agenzia delle Entrate per circa 900 dipendenti che non avevano superato alcun concorso. Una situazione di difficile risoluzione perché l’agenzia ha rischiato la paralisi. Alla fine la Corte costituzionale ha bocciato le leggi che prorogavano la situazione sancendo, nel 2015, l’illegittimità dei dirigenti incaricati a ricoprire quel ruolo.

Alcuni dipendenti sono, però, tornati in agenzia da dirigenti attraverso la procedura di mobilità. Strada percorsa da diversi e anche, scrivono gli interroganti, dal cognato del presidente della regione Vincenzo De Luca. «sia Domenico Dorrello che Giovanni Battista Cantisani (quest’ultimo fratello della compagna di De Luca, ndr) hanno ricoperto il ruolo di dirigenti della Asl di Salerno, ed entrambi, seppur in momenti differenti, sono stati assunti, in tempi brevi, nuovamente in qualità di dirigenti presso l'Agenzia delle entrate».

Nulla di anomalo, tutto consentito dalle leggi, una situazione che riguarda anche altri soggetti, ma che suscita la contrarietà degli interroganti e non solo. «Non bisogna consentire a incaricati dirigenti usciti dalla porta di rientrare dalla finestra, perché l’agenzia non bandisce concorsi da dirigente? E perché non ci dice quanti sono i dipendenti usciti da funzionari e rientrati da dirigenti da altri enti?», dice Giancarlo Barra che guida Dirpubblica. Dall’agenzia fanno sapere che sessanta dirigenti sono stati assunti nel 2020 e si sta chiudendo un concorso per altri 175 dirigenti, un concorso avviato, esattamente, 11 anni fa.

© Riproduzione riservata