L'hanno ribattezzato l'emiro vesuviano: Giuseppe Paparo, l'imprenditore di San Giorgio a Cremano, finito ai domiciliari in una operazione eseguita dalla Guardia di Finanza di Napoli e coordinata dalla Procura della repubblica di Nola. L'hanno chiamato emiro perché le fiamme gialle hanno sequestrato beni per un valore di dieci milioni di euro e nel ricco patrimonio ci sono anche quattro Ferrari, due Porsche, una Mercedes e settanta motocicili d'epoca. Il valore del sequestro corrisponde ad una maxi evasione contestata dalla finanza che l'imprenditore avrebbe realizzato nella commercializzazione di prodotti pertroliferi.

La società, Pa.gi. carburanti, avrebbe dichiarato costi fittizi per oltre 44 milioni di euro evadendo in tal modo l'imposta sul valore aggiunto per circa dieci milioni di euro, somma per la quale è scattato il sequestro per equivalente.

Un meccanismo, quello della frode nel settore carburanti, che ogni anno costa quasi 5 miliardi di euro di mancati introiti per lo stato e si realizza attraverso il sistema delle società di comodo, la cosiddetta frode carosello. Secondo quanto hanno ricostruito gli specialisti delle fiamme gialle la società dell'emiro sarebbe stata al centro di un numerosissimo gruppo di imprese fantasma dislocate sull'intero territorio nazionale.

Paparo ha registrato in bilancio gli importi relativi alle fatture emesse dalle società cartiere (circa 50 negli ultimi quattro anni) che riguardavano transazioni fittizie così da aumentare il volume d'affari e sbaragliare la concorrenza.

Questo meccanismo ha un funzionamento semplice perché si frappongono tra il venditore all'ingrosso e l'acquirente società di comodo che hanno l'unico compito, attraverso fatture e operazioni, di consentire all’imprenditore principale di evadere le imposte. E quando non si pagano le tasse, questi operatori, come l'emiro, possono conquistare fette di mercato praticando prezzi di vendita fuori mercato ed eliminando la concorrenza che, invece, lavora e vende rispettando la legge.

Paparo ha iniziato come autotrasportatore prima di diventare uno degli imprenditori più importanti del settore, il suo gruppo fattura diverse centinaia di milioni di euro.

Come? A leggere l'ordinanza emessa dal gip Daniela Critelli, emerge che l'emiro è già da tempo che finisce coinvolto in inchieste analoghe. E' stato condannato, nel 2015, a sei anni, in primo grado, per associazione a delinquere e violazioni del testo unico sulle accise. Ma Paparo non si è fermato, nel 2019, è finito coinvolto nell'operazione denominata 'Alì Babà e i quaranta ladroni' per frodi nel settore dei carburanti.

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