Il nome di Franco Alfieri è citato più volte nelle carte dell’inchiesta della procura di Salerno, guidata da Giuseppe Borrelli. Al centro dell’indagine l’imprenditore Roberto Squecco: undici indagati, a vario titolo, per reati di intestazione fittizia di beni, riciclaggio, peculato, abuso d’ufficio e per alcuni c’è anche l’aggravante di aver agevolato i clan della camorra locale.

Una indagine che sfiora l’uomo forte di Vincenzo De Luca in terra salernitana: Franco Alfieri, di Torchiara, paesino della costa cilentana, fino al 2016, era un semplice amministratore locale del salernitano. «Squecco», si legge nell’ordinanza di arresto dell’imprenditore delle ambulanza «sostenitore di Franco Alfieri» alle elezioni comunali vinte dal consigliere del governatore della Campania. «Cinque ambulanze, per circa 15 minuti, avevano percorso a sirene spiegate e lampeggianti accesi la via Magna Grecia ed alcune strade limitrofe, sostando brevemente innanzi alla sede del comitato elettorale del sindaco Franco Alfieri; Michele Cammarano (consigliere regionale del M5s che ha denunciato l’accaduto, ndr) riferiva, altresì, che una delle ambulanze aveva sulla fiancata la dicitura “Lifee Angel‘s” e che la stessa era riconducibile all'imprenditore capaccese Roberto Squecco», si legge nell’atto d’accusa. 

Alfieri per De Luca

Alfieri è diventato celebre quando il suo mentore politico, Vincenzo De Luca, presidente della regione Campania e padrone del partito democratico campano, durante la campagna elettorale per il sì al referendum voluto da Matteo Renzi, lo ha elevato a campione delle clientele.

De Luca non ha mai dimenticato il suo uomo nel Cilento, il portatore sano di voti, non lo ha dimenticato neanche quando le indagini della magistratura hanno coinvolto Alfieri, confermato nel suo ruolo di fido scudiero e, addirittura, consigliere del presidente. In fondo, come ha scritto sul Domani il professore Isaia Sales, il partito democratico in Campania sperimenta il ‘regionalismo feudale’ «in base al quale ciascun presidente è signore del territorio in cui è stato eletto e a lui è riservata ogni libertà di comportamento e di espressione, al di là a volte delle leggi dello stato, delle regole di partito».

Ma torniamo al 2016 e al battesimo pubblico di Alfieri con il passaggio da sindaco locale a campione delle clientele e uomo ombra del governatore. Durante un incontro con gli amministratori del territorio, De Luca ha lodato le capacità di fare rete di Alfieri: «Prendiamo Franco Alfieri, notoriamente clientelare. Come sa fare lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda», dice De Luca, che agli amministratori locali che lo ascoltano con riverenza, indicando Alfieri come modello da seguire. «L’impegno di Alfieri sarà di portare a votare la metà dei suoi concittadini, 4mila persone su 8mila. Li voglio vedere in blocco, armati, con le bandiere andare alle urne a votare il Sì. Franco, vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu, ma non venire qui con un voto in meno di quelli che hai promesso», dice ancora De Luca.

I voti prima di tutto 

Alfieri colleziona voti, ma anche guai giudiziari come un’indagine per corruzione, che si è chiusa con la prescrizione, e che aveva, nel 2015, portato alle sue dimissioni da primo cittadino.  «Ora si stracciano le vesti? Ma dov’era il Pd quando Veltroni veniva qui a celebrare Alfieri, quando perfino Fratoianni e l’intera Rifondazione lo portavano in auge? Tutti stavano con lui. Persino i suoi nuovi avversari nei 5 Stelle sono stati nel 2012 candidati sotto la sua ala», diceva Antonio Domini, ex sindaco di sinistra, a Repubblica.

La devozione al presidente viene premiata, Alfieri, diventa consigliere di De Luca, si occupa di agricoltura, poi viene promosso capo della segreteria politica del presidente. Si dimette nel 2019 per occuparsi della campagna elettorale. Diventa sindaco nel giugno 2019 del comune di Capaccio, in provincia di Salerno.

A festeggiare in piazza con fuochi di artificio e botti, ci sono centinaia di persone, ma anche diverse ambulanze del gruppo ‘Croce azzurra’ che fanno capo al gruppo di Roberto Squecco, imprenditore delle pompe funebri, condannato in via definitiva per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, in particolare del clan Marandino.

La ex moglie di Squecco, Stefania Nobili, è capogruppo di maggioranza, eletta nelle liste a sostegno di Alfieri. Una moglie che sarebbe ex per finta, dicono gli inquirenti. Trucco usato per schermare proprietà e salvare la roba.

Da quelle ambulanze nasce l’inchiesta che ha portato all’arresto di Squecco e ai domiciliari la moglie Stefania. La procura contesta agli indagati diversi reati: anche di aver contribuito a schermare la reale proprietà di società e di un lido, dove Alfieri ha aperto la sua campagna elettorale a sindaco.

De Luca ha avuto tempo e modo di liberarsi politicamente di Alfieri, ma non l’ha fatto. Neanche quando Alfieri, nel maggio 2019, è stato indagato per voto di scambio politico mafioso. Il presidente della regione, infatti, appena ha vinto le regionali, ha scelto Alfieri come consigliere per il «Masterplan per la rigenerazione e valorizzazione del litorale Salerno Sud». Per De Luca Alfieri non si tocca. E poco importano passato e relazioni con l’imprenditore vicino ai clan. Per la prima volta in Italia è stata attivata la procedura introdotta dal nuovo Regolamento europeo che consente il riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca. Alcuni beni, infatti, riferibili alla rete di Squecco si trovano in Romania. L’inchiesta è stata condotta dalla squadra mobile di Salerno, agli ordini di Marcello Castello e coordinata dal servizio centrale operativo, guidato da Fausto Lamparelli e dal servizio centrale anticrimine, guidato da Giuseppe Linares. 

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