Fali e Pietro si conoscono bene. Da anni sono alleati e conducono affari sui mercati dell’est, il primo da grande feudatario dell’area slava, il secondo con ottimo radicamento in Romania, anche grazie a un rapporto particolare coi potenti fratelli Becali.

Fali all’anagrafe fa Abdilgafar Ramadani, nativo della Macedonia del Nord ma di origini albanesi. Cresciuto sotto l’ala del super-agente israeliano Pini Zahavi, Ramadani è cresciuto al punto da mettersi in pari col maestro e operare in piena autonomia. 

Dal canto suo Pietro, che di cognome fa Chiodi, è un romano molto schivo che non lega granché coi colleghi italiani. Il suo profilo Instagram lo mostra, in tempi recenti, spesso al fianco di Francesco Totti.

Da ieri Ramadani e Chiodi sono accomunati da un’operazione condotta dalla guardia di Finanza su ordine della procura di Milano. Un’indagine che ha portato alla richiesta di documentazione presso 11 società italiane di Serie A e B, che però non risultano indagate: Cagliari, Fiorentina, Frosinone, Hellas Verona, Inter, Juventus, Milan, Napoli, Roma, Spal e Torino.

Le indiscrezioni parlano di un’attenzione particolare riservata ai trasferimenti di Federico Chiesa (dalla Fiorentina alla Juventus) e Miralem Pjanic (dalla Juventus al Barcellona). Ma visto il numero delle società coinvolte è facile pensare che molti altri movimenti di mercato siano sotto osservazione. Ed è anche facile individuare quali possano essere.

L’indagine

L’inchiesta è partita da una segnalazione di operazione sospetta intercettata dall’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia e trasmessa poi al nucleo valutario della Finanza.

Da qui le indagini, coordinate dal pm Giovanni Polizzi, sono arrivate a ipotizzare per Chiodi e Ramadani una serie di reati che vanno dall'evasione fiscale al riciclaggio fino all’autoriciclaggio (ma sono nel caso di Ramadani).

Al procuratore di origini albanesi gli inquirenti contestano innanzitutto di aver messo in piedi quella che i tecnici tributari chiamano una «stabile organizzazione occulta» che operava nel nostro paese ma che era stata, almeno finora, invisibile al Fisco perché, sulla carta, era basata a Malta dove hanno sede molte società riconducili al potente intermediario, così come in Irlanda o in Inghilterra.

Società dai nomi sconosciuti che servivano, però, per giustificare il trasferimento all’estero di redditi che in realtà dovevano essere tassati in Italia, visto che qui erano stati prodotti. Ecco quindi l’accusa di «omessa dichiarazione dei redditi» cui si lega quella di riciclaggio in quanto il denaro veniva occultato o reinvestito all’estero.

Secondo quanto hanno ricostruito finora gli inquirenti, le squadre di calcio pagavano i compensi dovuti su conti italiani intestati Ramadani o a una delle sue società estere. Conti sui quali sono passati 7 milioni di euro mai tassati dal fisco italiano e altri 25 milioni provenienti da squadre estere.

La procura sta anche cercando di ricostruire i rapporti economici e operativi tra il procuratore macedone e Chiodi, ma non solo lui. Tra i nomi ci sono anche quelli del senese, ma con residenza in Svizzera, Alessandro Pellegrini, di Victor Kolar, Tomislav Erceg, Plamen Peychev (non indagati), tutti agenti sportivi iscritti nell’apposito elenco del Coni, che potrebbero aver agito come prestanome di Ramadani, e che sarebbero stati quindi parte della sua organizzazione dedicata alla compravendita dei giocatori. Ipotesi che gli inquirenti stanno cercando di verificare per comprendere meglio la filiera dell’intermediazione dei calciatori.

Belgio e Spagna

Commissioni e omissioni, dunque. Ancora una volta gli intermediari del mondo del calcio si ritrovano al centro dell’attenzione. Ma per Ramadani e Chiodi non è una novità.

Il super agente macedone, che in Italia ha avuto un rapporto privilegiato soprattutto con la Fiorentina al tempo in cui la società viola era proprietà della famiglia Della Valle, è finito al centro di inchieste sia in Belgio che in Spagna. 

In Belgio l’oggetto d’interesse sono state le manovre intorno al Royal Excel Mouscron, una squadra finita prima sotto il controllo di Pini Zahavi, e poi sotto l’influenza dello stesso Ramadani.

Un’infrazione delle regole perché agli agenti non è consentito detenere quote proprietarie o ruoli dirigenziali in società di calcio. Per questo motivo il Mouscron, negli anni recenti e prima di passare sotto il controllo del finanziere ispano-lussemburghese Gerard Lopez (ex proprietario del Lille, attuale proprietario del Bordeaux) ha rischiato per anni di non vedersi concedere la licenza per partecipare al massimo campionato belga.

Per le manovre effettuate intorno al club, lo scorso 1° ottobre, Zahavi è stato incriminato dalla giustizia belga e accusato, tra le altre cose, di frode e riciclaggio. Ramadani ha invece avuto problemi seri in Spagna. Nel febbraio 2020, a Maiorca, le lussuose abitazioni dell’agente e di Nikola Damjanac (suo socio nell’agenzia Lian Sports) sono state perquisite nel quadro di un’indagine per sospetti di riciclaggio.

I due compravano immobili di lusso sull’isola ma conducevano anche affari di calciomercato che coinvolgevano il Rcd Maiorca. Di quell’indagine della magistratura spagnola, che aveva tra i protagonisti anche calciatori passati dall’Udinese e dalla Fiorentina, non si è più saputo nulla. Per ora.

Le carte di Football Leaks

Destinatario di un provvedimento di perquisizione, Pietro Chiodi è sospettato di avere fatto da prestanome a Ramadani nella presunta evasione fiscale. Titolare della Soccer Management, l’agente romano è entrato più volte nelle carte di Football Leaks, la più spettacolare operazione di whistleblowing che il mondo del calcio abbia conosciuto, animata dal portoghese Rui Pinto.

Grazie al rapporto diretto con l’ex fuoriclasse rumeno Gheorghe Hagi, inventore del Viitorul Constanta, Chiodi ha lavorato al trasferimento del figlio Ianis Hagi verso la Fiorentina. 

Nelle carte di Football Leaks si parla del ruolo avuto nella società viola da Pedro Pereira, dirigente portoghese giunto nell’estate 2015 a Firenze con l’incarico di sovrintendere allo scouting internazionale. E che invece, dopo la conclusione dell’esperienza in Toscana, e una breve avventura in Inghilterra col Nottingham Forest, è passato a lavorare con Ramadani presso la società dublinese Primus Sports Consultancy Ltd. (una delle società menzionate nel provvedimento della procura milanese). Da agente della Primus, Pereira ha incassato commissioni per intermediazione dalla Fiorentina dei Della Valle, di cui pochi anni prima era stato dipendente.

Tornando a Chiodi, le carte di Football Leaks rivelano anche la lauta commissione incassata per avere intermediato il trasferimento del serbo Lazar Markovic dal Benfica al Liverpool nell’estate del 2014: 2,5 milioni di euro.

Markovic ha come agente Ramadani e all’epoca era controllato da Leiston Holding, una società di cui Pini Zahavi risultava consulente. Chiodi sarebbe stato pagato così profumatamente per «avere aiutato il Liverpool a convincere Markovic a firmare», per «avere consigliato il Liverpool sulla strategia da tenere col Benfica» e per «aver fatto accettare al Benfica l’offerta del Liverpool». Praticamente è mister Wolf. Chissà se convincerà di ciò anche la procura milanese.

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