L’inchiesta dell’Antimafia di Catanzaro

Amaro del capo, tutti i contatti tra i soci Caffo e il clan di ‘ndrangheta dei Mancuso

  • «L'amaro del capo ... è Capo Vaticano… non capo», il padrino della ‘ndrangheta ride mentre spiega al suo interlocutore russo che il liquore non si chiama così per onorare un boss di mafia ma uno dei luoghi più incantevoli della Calabria, Capo Vaticano.
  • Il 20 marzo 2020 le cimici dei carabinieri registrano senza sosta ogni parola detta a un pranzo d’affari.
  • Il pranzo in cui il padrino parla dell’Amaro non è l’unico indizio che ha convinto i magistrati della procura antimafia di Catanzaro a iscrivere nel registro degli indagati due dei proprietari della“Distilleria fratelli Caffo 1915”, Giuseppe Caffo e Sebastiano Caffo. «Non abbiamo ricevuto comunicazioni o notifiche, non abbiamo niente da nascondere», dice Pippo Caffo, il presidente del gruppo. 

«L'amaro del capo ... è Capo Vaticano… non capo», il padrino della ‘ndrangheta spiega a un broker russo che il liquore non si chiama così per onorare un boss ma uno dei luoghi più incantevoli della Calabria, Capo Vaticano. Il 20 marzo 2020 le cimici dei carabinieri registrano ogni parola di un pranzo d’affari. C’è il boss Luigi Mancuso, ci sono broker russi di prodotti petroliferi e imprenditori legati al clan in confidenza con il vertice della cosca Mancuso, espressione dell’aristocrazia maf

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