Continua la pandemia nelle carceri italiane e a subirne le gravi conseguenze non sono solo i detenuti, ma anche gli agenti di polizia penitenziaria. Nelle scorse ore ha perso la vita Angelo De Pari, assistente capo nell’istituto penitenziario campano di Carinola, a causa delle complicanze legate al Covid-19. È solo l’ultimo di una triste lista che sta caratterizzando il carcere casertano nelle ultime settimane: a inizio febbraio era morto l’agente Antonio Maiello, nei giorni scorsi invece è stata la volta dell’ispettore Giuseppe Matano.

Il rischio

La situazione nell’istituto è critica a causa di un focolaio esploso nell’ultimo mese. Sono una trentina gli agenti che hanno contratto il virus, mentre anche tra i detenuti il numero dei positivi ha raggiunto la doppia cifra. A causa di questa situazione sono saltati anche i turni di guardia e ci sono reparti completamente scoperti.

«Quello che sta succedendo nell’istituto penitenziario di Carinola ha un significato anomalo, non si tratta dei primi decessi tra agenti in Italia a causa del Covid-19 ma tre casi nella stessa struttura in così breve tempo dimostra che c’è qualcosa che non ha funzionato», spiega Giuseppe Moretti, presidente dell’Unione sindacati di polizia penitenziaria (Uspp).

In particolare, sembra che ci siano stati ritardi nell’individuazione dei contagi, un elemento che ha velocizzato la trasmissione del virus e ha portato al decesso dei tre agenti. Oggi la situazione è più sotto controllo, ma permangono diverse criticità. «A preoccuparsi è il fatto che stanno mandando in missione presso Carinola agenti a rotazione da altre strutture penitenziarie», continua Moretti, «un elemento che potrebbe favorire la circolazione del virus tra i vari istituti».

Sono ore difficili per la polizia penitenziaria italiana, che nei mesi scorsi ha dovuto già fare i conti con un boom di contagi e con la morte di alcuni suoi dipendenti. Dall’inizio della pandemia sono 10 gli agenti che hanno perso la vita dopo aver contratto il virus in carcere, mentre sono stati migliaia i contagiati. Secondo l’ultimo bollettino del 22 febbraio, gli agenti attualmente positivi erano 537, di cui otto ricoverati in ospedale. Numeri molto alti, che si sommano a quelli altrettanto critici relativi ai detenuti: a fine febbraio i positivi erano 431, mentre dall’inizio della pandemia i decessi sono stati otto, a cui si aggiungono le 13 morti avvenute in occasione delle rivolte nel carcere di Modena e su cui ancora si deve fare chiarezza. Quanto sta succedendo a Carinola è insomma lo specchio del caos che ancora regna nel sistema penitenziario italiano di fronte alla pandemia.

Al momento i vaccini nelle carceri italiane non sono ancora arrivati. Qualcosa sembrava essersi mosso a gennaio, quando l’ormai ex Commissario Domenico Arcuri aveva dichiarato che dopo gli over 80 sarebbe toccato a detenuti e personale delle carceri. Starà ora al neo-Commissario Francesco Paolo Figliuolo tradurre nei fatti quelle parole, ma un ruolo decisivo sta anche alle regioni e in questo senso tutto va a rilento, a parte nel Lazio.

«Qualcosa si sta muovendo, se si pensa che fino a poco tempo fa le carceri erano all’ultimo posto nella scala delle priorità del piano vaccinale», spiega Claudio Paterniti, ricercatore di Antigone, che parla però di una situazione ancora emergenziale e che non può essere gestita unicamente attendendo le somministrazioni. «Oggi la popolazione detenuta dovrebbe essere ridotta al di sotto del numero di posti disponibili di 47mila, in questo modo ci sarebbero più spazi a disposizione per gestire le situazioni di emergenza». A beneficiarne sarebbero tutti, tanto i detenuti quanto gli agenti di polizia penitenziaria, che si troverebbero in ambienti più adeguati alla tutela della propria salute.

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