Anche in questa seconda ondata di contagi da Covid-19 preoccupa la capacità delle strutture sanitarie per anziani di garantire la sicurezza dei propri ospiti.

Negli ultimi giorni i carabinieri del Nas hanno realizzato controlli su 232 case di riposo in tutta Italia per assicurarsi che le misure previste per limitare la diffusione del virus fossero rispettate e che gli ospiti delle strutture non fossero maltrattati.

In totale le violazioni contestate sono state 59, di cui nove penali e 43 di carattere amministrativo, e hanno causato la denuncia di 11 persone e la segnalazione all’autorità giudiziaria di altre 42. In totale sono 37 le strutture in cui sono state riscontrate irregolarità nel rispetto delle norme anti Covid e più in generale, delle regole sul trattamento degli ospiti.

Le norme prevedono, tra l’altro, la sanificazione dei locali e la messa in sicurezza durante le visite dei famigliari. In diverse strutture gli operatori non indossavano le mascherine aumentando la possibilità di contagio. Ma i problemi riscontrati nelle residenze per anziani, non hanno riguardato solo la gestione della pandemia: sono state scoperte 35 violazioni delle misure di trattamento dei pazienti.

La situazione di alcune strutture è così grave che i sindaci dei comuni in cui si trovano ne hanno deciso la chiusura. Si tratta di istituti presenti a Trapani, Palermo, Viterbo e Bologna.

Di questi il caso più eclatante è stato certamente quello di una casa di riposo in provincia di Modena dove i carabinieri hanno posto agli arresti domiciliari la titolare e tre collaboratrici perché accusate di maltrattamenti sui nove ospiti ultraottantenni. Per evitare i controlli le indagate erano arrivate a spostare la struttura in un albergo a Zocca. Le quattro sono inoltre accusate di non avere prestato soccorso agli anziani presenti nella struttura e di avere somministrato farmaci senza prescrizione medica.

A Reggio Calabria invece è stata denunciata la responsabile legale di una struttura socio assistenziale accusata di aver riaperto l’istituto nonostante fosse già stato oggetto di un’ordinanza di sospensione a maggio. La struttura, ora sottoposta a sequestro penale, aveva dodici pazienti, il doppio rispetto ai sei consentiti dagli spazi a disposizione.

Un film già visto

Il problema della gestione del contagio nelle Rsa non è una novità ed è anzi stato un triste leitmotiv durante la prima ondata di marzo che ha visto l’apertura di 40 indagini su altrettante strutture per anziani in tutta Italia per la mancata messa in sicurezza dei propri ospiti.

Le inchieste hanno portato alla denuncia di 157 persone. In totale, fino a fine aprile di quest’anno, 25 strutture sono state chiuse o sospese perché non a norma. Tra le indagini spiccano quelle sul Pio Albergo Trivulzio e sull’istituto Palazzolo Don Gnocchi a Milano dove, tra marzo e aprile, sono morti 300 anziani.

Proprio il Pio Albergo Trivulzio è tornato a far parlare di sé per via dei nuovi contagi da Covid-19 tra i suoi dipendenti. Il Trivulzio ha reso noto lunedì che, nel periodo tra il 19 ottobre e il 12 novembre, 21 operatori, di cui tre sanitari, sono risultati positivi al virus. Si tratta dell’1,83 per cento rispetto al totale dei dipendenti che è 1500. In un primo momento a causa di un errore di analisi erano stati dichiarati 64 positivi.

Gli anziani sono i soggetti più fragili di fronte al virus. Secondo il ministero della Salute, l’età media dei pazienti morti dopo essere risultati positivi al Covid-19 è di ottant’anni. Dall’inizio della pandemia sono oltre 30mila le persone morte della fascia d’età over 60.

 

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