Gli stupri, le ragazze drogate, poi violentate, le foto ricordo delle vittime. La cronaca di questi giorni ha raccontato l’arresto di Antonio Di Fazio presunto stupratore, in particolare di studentesse fuori sede, prima narcotizzate e poi portate nel lussuoso appartamento per abusare di loro. Di Fazio è conosciuto nella Milano bene, è un imprenditore della farmaceutica, residente a Milano, con la sorella medico e il cognato giornalista-scrittore, socio di nella Global Farma di un architetto già candidato alle comunali di Milano nel 2011 nelle liste di centrodestra per Letizia Moratti sindaco. C’è quindi un Di Fazio presunto stupratore e uno con il profilo insospettabile di imprenditore di successo. E tuttavia anche sul secondo gravano sospetti e ombre non di poco conto. Per esempio non sono da poco le relazioni con uomini della camorra di base a Milano e con altri legati alla ‘ndrangheta attivi tra Lombardia e Liguria. Relazioni finora segrete, che hanno comunque garantito a Di Fazio e a una delle sue società di firmare una commessa da 51 milioni con la regione Lombardia per la fornitura di guanti in lattice. Le connessioni con la criminalità organizzata però sono al momento ipotesi fondate su documenti dell’antimafia, ma Di Fazio per questo non è indagato.

L’insospettabile

Un profilo insospettabile, Di Fazio, che la settimana scorsa è finito al centro di un’inchiesta per violenza sessuale. Arrestato dai carabinieri del capoluogo lombardo su richiesta della procura di Milano dopo che i magistrati avevano raccolto la testimonianza di una donna, vittima della violenza dell’imprenditore farmaceutico: condotta con l’inganno nella lussuosa abitazione, drogata con con un farmaco, Bromazepam, sciolto nel caffè e poi nel succo d’arancia, stordita, violentata.

Nel cellulare di Di Fazio gli investigatori hanno trovato alcune foto di ragazze incoscienti, semi nude, per chi indaga è un indizio della veridicità del racconto della vittima. O meglio vittime, perché dopo che Di Fazio è stato trasferito in carcere altre due donne hanno denunciato gli abusi. È solo di qualche mese fa il caso Genovese, l’imprenditore che era solito organizzare feste nel suo attico super lusso alle quali partecipava la giovane borghesia cittadina e dove si sarebbero consumati ripetuti abusi nei confronti di ragazze invitate ai party sulla “terrazza sentimento”. Seppure diversi il caso Di Fazio e Genovese sono legati dalla rispettabilità apparente dei protagonisti: entrambi espressione dell’alta borghesia cittadina.

Ombre di mafia

L’accusa di violenza non è l’unico sospetto che pesa su Di Fazio. Prima dell’arresto l’antimafia ha passato al setaccio le sue società, i suoi rapporti, i conti correnti trovando connessioni con personaggi dei clan di camorra e della ‘ndrangheta, le organizzazioni mafiose oggi più potenti e ramificate. Tutto ruota attorno a un’azienda con diverse unità locali sparse per il nord Italia: Industria farmaceutica italiana (IFaI) srl, ufficialmente in mano al cento per cento di una donna. E da questa sigla che i detective sono partiti e hanno ricostruito il network che lega Di Fazio a nomi noti del crimine organizzato di stanza in Lombardia e Liguria. In una denuncia finora inedita presentata ai carabinieri la titolare effettiva dell’impresa IFaI ha dichiarato che è stato Di Fazio a chiederle di diventare proprietaria della società «per tutelarsi da un eventuale richiesta economica della moglie». A questo si aggiunge un altra informazione ricavata da un segnalazione antiriciclaggio nei confronti della IFaI: è un’impresa che «opera nel settore dal gennaio 2016 e per i primi anni è stata gestita dal Dr. Di Fazio, parente dell'attuale socio unico la quale gestiva ditte di pulizia facendo intendere di non avere alcuna esperienza nel ramo farmaceutico».

Queste anomalie sono state decisive per approfondire la figura di Di Fazio. E così gli investigatori antimafia che proseguono il lavoro nel massimo riserbo hanno documentato la vicinanza tra l’imprenditore, presunto stupratore, e un pezzo da novanta del clan Belforte, originario della provincia di Caserta, ma ben rappresentato a Milano: si tratta di Mario Russo, scarcerato nel 2018, aveva finito di scontare una pena per associazione mafiosa. Dopo il ritorno in libertà, risulta dagli atti ottenuti, ha lavorato e ha percepito redditi dalla IFaI, risultando anche delegato a operare sui conti della società, «senza alcuna motivazione» sottolineano gli investigatori.

Non solo camorra

Un collaboratore di giustizia, ex camorrista, ha detto di Russo: «A seguito dell’ingrandimento economico del Russo, quest’ultimo si era spostato a Milano dove aveva fatto un accordo con un gruppo malavitoso della ndrangheta calabrese».

Le indicazioni fornite dal pentito coincidono con la fotografia scattata dall’antimafia che cattura le relazioni pericolose dell’imprenditore milanese arrestato per stupro. Le verifiche ulteriori realizzate seguendo i flussi di denaro in partenza dalla IFai conducono ad altre società riconducibili a imprenditori in contatto con uomini della ‘ndrangheta di stanza nel nord Italia. Sono personaggi già emersi in alcune recenti inchieste delle procure antimafia e che godono anche di contatti con la politica. Dall’analisi dei flussi finanziari tra l’azienda farmaceutica che i detective credono sia riconducibile a Di Fazio e altre ditte emerge anche il ruolo nella compravendita di dispositivi di protezione individuali per proteggersi dal Covid-19. Aziende in alcuni casi in grado di proporre offerte, tramite consorsi cinesi, al commissariato per l’emergenza all’epoca gestito da Domenico Arcuri.

Di Fazio si presentava come il fondatore della Global Farma, capitale sociale di mezzo milione, attiva nell’importazione ed esportazioni di farmaci e presidi medico chirurgici. Dopo l’arresto il consiglio di amministrazione della società ha deciso di silurare Di Fazio, che dunque non sarà più amministratore. Socio oltre a lui, si legge nei documenti, è Enrico Asiaghi, in passato candidato con il Pdl a Milano.

La carriera imprenditoriale dell’imprenditore che amava pubblicare sui social network foto di lui a bordo di barche costose è segnata da queste strane coincidenze e anche da importanti commesse pubbliche. Global Farma a novembre scorso aveva ottenuto una commessa da regione Lombardia per una fornitura di guanti in lattice del valore di 51 milioni di euro. C’è da chiedersi come sia stato possibile passare i controlli dell’antimafia visto le informative che collegano Di Fazio e l’altra società, IFaI, a pezzi grossi della camorra e ad altri imprenditori liguri in qualche modo connessi con la ‘ndrangheta. Come spesso è accaduto durante l’emergenza gli uffici acquisti delle regioni non hanno perso tempo in verifiche accurate sui soci delle singole aziende, che all’apparenza non celavano nulla come Global Farma, solo scavando più in profondità su Di Fazio i segnali di allerta sarebbero arrivati.

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