Illustrissimi presidente della Repubblica Sergio Mattarella e presidente del Consiglio Mario Draghi,  sono un imprenditore operante in Calabria e vivo sotto scorta da circa 10 anni assieme alla mia famiglia, oltre ad avere l’azienda sotto presidio permanente dall’esercito. Vengo definito  “testimone di giustizia” ma sono un semplice cittadino che, vittima del sistema criminale sin dal 1999 (come recita un atto dell’aprile 2015 della procura di Reggio Calabria-Dda), ha fatto il suo dovere di denunciare gli estorsori e costituirsi parte civile nei processi che hanno portato alla condanna per circa 43 anni di carcere a carico di tre membri di una delle più pericolose famiglie di ‘ndrangheta.

Il 4 ottobre la Procura di Reggio Calabria, insieme alle procure di Ancona e di Brescia, hanno arrestato dei pericolosi esponenti della ‘ndrangheta in quanto stavano organizzando un attentato ai danni di soggetti che hanno causato la condanna dei membri della consorteria mafiosa.

L’attentato prevedeva persino l’utilizzo di armi da guerra (bazooka e bombe) contro le auto blindate che proteggono tali persone.

Questi progetti criminali, concepiti dalla stessa cosca mafiosa oggetto anche delle mie denunce come si evince dall’indagine, sono fortunatamente emersi grazie al brillante lavoro investigativo effettuato nell’ambito delle indagini per un altro omicidio contro un collaboratore di giustizia (avvenuto il 25 dicembre del 2018 a Pesaro).

Si tratta, come emerso dalle indagini, di una cosca di ‘ndrangheta molto potente e connotata da un agire violento e senza limiti, con dei gravi precedenti specifici. 

Dalle indagini è emerso anche il collegamento di tale cosca con organizzazioni internazionali sia per il reperimento di armi da guerra che per eventuale utilizzo di killer esterni.

Al di là di chi possano essere i destinatari civili di tali azioni (io o altri soggetti sotto scorta per le minacce della stessa cosca), qui e oggi si parla di un attacco allo Stato, al pari di quanto già avvenuto nelle stragi in Sicilia.

Siamo in presenza di una provata (i provvedimenti restrittivi sono stati confermati dai diversi giudice) azione militare contro lo Stato.

Attacco allo Stato

A screen anchored to the ceiling shows the participants following the first hearing of a maxi-trial against more than 300 defendants of the ‘ndrangheta crime syndicate in a specially constructed bunker near the Calabrian town of Lamezia Terme, southern Italy, Wednesday, Jan. 13, 2021. A maxi-trial opened Wednesday in southern Italy against the ‘ndrangheta crime syndicate, arguably the world's richest criminal organization that quietly amassed power in Italy as the Sicilian Mafia lost its influence. (AP Photo/Gianfranco Stara)

Il progetto di ammazzare dei testimoni di Giustizia che, in un contesto sociale come quello calabrese hanno portato con le loro denunce all’arresto di pericolosi criminali, è un fatto gravissimo che mina i valori democratici di uno Stato.

Attaccare ed ammazzare i testimoni di giustizia colpendo con armi da guerra le auto blindate con le scorte di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, significa un attacco senza scrupoli ai poteri dello Stato democratico ribadendo la forza della ndrangheta e soffocando nel sangue ogni speranza di riscatto.

Oltre alla massima, continua e forte attenzione riservata a questa vicenda dalla procura di Reggio Calabria e dalla Prefettura oltre che dalle forze dell’ordine mi chiedo:

Come è possibile che ciò possa accadere nel 2021 in uno dei paesi più evoluti al mondo, in una democrazia riferimento dei paesi sviluppati?

Come è possibile lasciare sulle sole spalle delle Istituzioni locali, Procure della Repubblica e Forze dell’ordine, che stanno facendo un lavoro enorme di eccellente livello investigativo, la responsabilità di contrastare delle cosche tra le più potenti al mondo?

Come è possibile non rispondere dal punto di vista politico e sociale ai massimi livelli a quello che è un attacco alla democrazia di uno Stato?

Per evitare che si intervenga solo a seguito di un drammatico epilogo, mi preme chiedere un Vostro interessamento alla situazione che stiamo vivendo. 

La richiesta a Draghi e Mattarella

LaPresse

Credo che il paese, il governo, le massime Istituzioni tutte,  debbano urgentemente venire in Calabria,  nei luoghi in cui questi barbari criminali vivono, per prendere visione della realtà in cui viviamo e rimarcare il pensiero espresso con forza dal procuratore Antimafia Federico Cafiero De Raho in occasione della visita nella mia azienda dopo che contro la stessa avevano sparato 44 colpi di Kalasnikov: “chi tocca i cittadini, tocca lo Stato e sarà guerra”.

Egregio presidente della Repubblica Mattarella, egregio presidente del Consiglio Draghi, oggi grazie all’importante lavoro delle procure, delle forze dell’ordine e di tutte le Istituzioni, il progetto “omicidiario e stragista”, forse, è stato bloccato ma non certo annullato.

Venite in Calabria per fare sentire la vostra vicinanza e quella dello Stato Italiano, a noi che abbiamo affidato le nostre vite e quelle delle nostre famiglie alle Istituzioni.

Sono fermamente convinto che lo Stato è forte e non si tira indietro nel tutelare e proteggere i suoi valori ed i propri cittadini. L’autorevolezza dello Stato è l’unica arma per riappropriarsi di questi territori.

                                                                                                                           

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