Le famiglie Attanasio, Iacovacci e Paciolla chiedono la commissione d’inchiesta. Il silenzio della maggioranza

«L’assenza totale della maggioranza in questa sala rappresenta un silenzio rumoroso», dice a Domani Salvatore Attanasio. I tragici casi riguardanti suo figlio Luca e Vittorio Iacovacci, uccisi nel febbraio del 2021 nella Repubblica Democratica del Congo, e quello del cooperante Mario Paciolla trovato morto in Colombia a luglio del 2020, si sono chiusi con sentenze che lasciano infiniti dubbi. L’iter innescato dalla procura di Roma per accertare le verità sugli omicidi dei primi due, si è concluso con un non luogo a procedere per l’impossibilità di processare i due dirigenti del Pam indagati per gravi omissioni, avvalsisi dell’immunità diplomatica. Per quanto riguarda il 33enne napoletano cooperante per l’Onu, invece, lo scorso 30 giugno il Tribunale di Roma, al termine di un percorso pieno di incongruenze e depistaggi, ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta ritenendo plausibile l’ipotesi del suicidio. Constatato il sostanziale fallimenti di entrambi i procedimenti, diversi parlamentari hanno pensato allo strumento della commissione parlamentare di inchiesta. Questo mercoledì in Senato è stato presentato il disegno di legge istitutivo a prima firma del Senatore Marco Lombardo. Giuseppe Paciolla: «Verità e dignità per Mario. Dall’Onu molte omissioni, ma Meloni tace ancora» L’iniziativa aveva l’intento di «coinvolgere quante più forze parlamentari possibile» come dichiarato da Lombardo, per favorire un iter spedito e contribuire in modo sostanziale almeno a un avvicinamento alla verità. La commissione d’inchiesta parlamentare, infatti, ha il medesimo potere investigativo della magistratura, può avere accesso ad atti anche segreti e può bypassare la questione dell’immunità diplomatica. Quest’ultima, come è noto, ha impedito la celebrazione del processo per gravi inadempienze nell’allestimento della missione, contro Rocco Leone e Mansour Rwagaza, rispettivamente direttore ad interim e responsabile della sicurezza del Pam Congo all’epoca dei fatti che hanno portato alla morte di Attanasio e Iacovacci. In un’aula Koch riempita da giornalisti, associazioni di supporto, familiari e parlamentari, è saltata subito agli occhi l’evidente mancanza di esponenti della maggioranza. Non solo hanno fatto mancare le loro firme alla proposta di legge, ma hanno anche disertato l’appuntamento nonostante «sia stato fatto il possibile – ha detto Lombardo – per coinvolgere tutte le forze politiche». «Abbiamo ricevuto appoggi da colleghi della maggioranza – ha poi aggiunto – ma solo a livello personale». La trasversalità che molti si aspettavano resta da costruire. Rimane l’importanza di un primo passo che conta di raccogliere maggiori adesioni in futuro e che ha il merito di riportare all’attenzione del parlamento e dell’opinione pubblica due casi che rischiano l’oblio. «L’assenza totale della maggioranza è silenzio rumoroso», dice quindi il papà di Attanasio: «Ci aspettavamo una maggiore adesione, quanto meno del ministero degli esteri. Noi ormai consideriamo il processo ai dirigenti del Pam chiuso, ci stiamo concentrando sul secondo filone di inchiesta aperto dalla procura di Roma, per terrorismo. Con i nostri legali abbiamo raccolto nuove evidenze. In questo senso, il lavoro parallelo di una commissione di inchiesta aiuterebbe molto». Il tempo allontana la verità sulla morte del diplomatico Luca Attanasio «Siamo rimasti delusi per queste assenze pesanti – gli fa eco Dario Iacovacci, fratello di Vittorio – ma siamo fiduciosi che chi non c’era oggi, faccia crollare i veti e usi l’opportunità durante la votazione per dare parere favorevole». Anche nel caso di Paciolla, l’Onu è chiamata in causa. L’ipotesi più avvalorata resta quella dell’omicidio su commissione a seguito di alcune scoperte fatte da Paciolla su probabili traffici che avrebbero coinvolto l’Onu. Tantissimi, anche qui, i misteri: subito dopo la morte, due funzionari colombiani dell’Onu entrarono nell’abitazione, prelevarono oggetti macchiati di sangue appartenuti a Paciolla e li gettarono in una discarica, poi ripulirono la stanza con la candeggina. «Nei casi di mio figlio, di Attanasio e Iacovacci – dice a Domani Anna Motta, mamma di Mario – l’Onu appare sempre come una entità impunita e arrogante. È sicuramente coinvolta, ma scompare e non accetta un confronto: in cinque e passa anni, non ci hanno mai contattati, eppure Mario lavorava per loro. Speriamo in questa commissione e che si capisca che fare luce su tali eventi. Il tema non può avere un colore politico: riguarda tutti». Mario Paciolla: per il tribunale il caso è chiuso, ma le contraddizioni restano aperte