Un conto svizzero chiamato «Axillos», acceso nel 1999 e chiuso nel 2005, è quello che potrebbe spiegare definitivamente la provenienza di parte dei 5,3 milioni di euro ereditati dal governatore della Lombardia Attilio Fontana dopo la morte della mamma Maria Giovanna Brunella e oggetto di un’indagine dalla procura di Milano per autoriciclaggio e falso in voluntary disclosure.

Quest’indagine, com’è già noto, nasce dall’inchiesta degli inquirenti lombardi sul tentativo di fornitura di camici anti Covid griffati Paul & Shark ad Aria, la stazione appaltante della regione. Camici prodotti dalla società di proprietà del cognato e della moglie del governatore, che sarebbero stati proposti alla regione nel picco di carenza di dispositivi di protezione dal coronavirus senza far emergere il conflitto di interessi.

Dall’inchiesta sui camici, per un maldestro bonifico da 250 mila euro tentato dal governatore al cognato Andrea Dini (anch'esso indagato) dopo che l'affare camici era sfumato, è nata la costola sul tesoretto milionario della mamma di Fontana, l'ex dentista Brunella, poi rimpatriato (solo giuridicamente) dal figlio nel 2015 grazie alle norme sulla voluntary disclosure.

Soldi che, però, i pm di Milano sospettano non essere tutti della mamma: del cumulo totale, infatti, circa 2,5 milioni sarebbero riferibili direttamente al figlio ma mai dichiarati al Fisco e mantenuti in Svizzera lontano da occhi indiscreti in un conto presso l'istituto elvetico Ubs che origina nel 1997 e che nel 2005 diventa un asset di un trust con sede a Nassau, nelle Bahamas, prima di venire gestito da Unione fiduciaria a partire dal 2015, in concomitanza con la voluntary.

Di fronte a questo quadro, la procura di Milano aveva fatto una rogatoria in Svizzera a fine marzo, con l'intento di ricostruire gli esatti rapporti di conto del denaro ereditato dal Governatore evidenziando origine e movimenti del denaro. Una mossa che aveva portato i difensori ad attivarsi per cercare le prove della innocenza di Fontana. Prove che si sono materializzate in questi giorni sotto forma di questo secondo conto corrente, che la signora Maria Giovanna avrebbe acceso, sembra presso la Banque de Dépots e Gestion di Losanna, nel 1999 all'oscuro del figlio, che non risulterebbe neanche delegato alla sua gestione, secondo i difensori.

Su questo conto, chiamato per l'appunto Axillos, è quello sul quale erano depositati i 2,5 milioni di euro poi finiti nel 2005 nel conto principale e oggetto dell'indagine. Anche questi soldi, quindi, sarebbero della mamma.

Gli avvocati hanno poi spiegato anche l’origine dei soldi tracciati a partire dal 1997. In realtà la loro provenienza affonderebbe, secondo quanto dichiarato, fino agli anni 70, quando la mamma del governatore avrebbe iniziato a depositare del denaro in Svizzera, insieme a tanti connazionali.

Queste carte sono destinate a chiudere la partita giudiziaria a favore del governatore? La banca svizzera del conto Axillos non esisterebbe più come entità separata. Già di proprietà del gruppo italiano Ubi banca, è stata ceduta anni fa ad un altro istituto elvetico e questo certo non aiuta a ricostruire esattamente i movimenti. Restano, infatti, ancora dubbi sia sull'origine del denaro negli anni 70 sia sulla genuinità di questo secondo conto, che solo la rogatoria svizzera potrebbe sciogliere se la giustizia elvetica volesse supportare quella italiana.

Nel caso contrario al momento la procura non avrebbe in mano le prove per sostenere l'accusa di antiriciclaggio, destinata ad essere archiviata salvo colpi di scena. Rimarrebbe così in piedi, a carico di Fontana, solo l’accusa di frode in pubbliche forniture legata ai camici. Ovvero la parte primordiale dell’inchiesta destinata ad essere chiusa nelle prossime settimane. Resta la curiosa circostanza del governatore Fontana all’oscuro anche di questo secondo conto. E i difensori del politico, consci della carica ironica di questa questione, hanno commentato dicendo: «Siamo preparati alle battute di ogni genere». Comicità amara, purtroppo.

© Riproduzione riservata