La storia di una bimba di due anni costretta a vivere in cella con la madre, detenuta nella prigione di Lecce. Grazie a un gruppo di “postine”-educatrici del progetto Prima Persona Plurale, che la accompagnano in un percorso di separazione dal genitore e dal penitenziario, è uscita ed è rinata una seconda volta: «Abbiamo evitato un trauma alla piccola Nina, cercando di riempire un vuoto normativo»
La bambina ride, spalanca le braccia, gira su se stessa. Corre con le sorelle sul piazzale della biblioteca. Ha quattro anni di cui due e mezzo passati nel carcere Borgo San Nicola di Lecce. La chiameremo Nina. È una dei tanti bambini che fino al terzo anno di età vivono in carcere con le madri detenute. Ma la storia di Nina è diversa, è forse unica perché, mentre è in cella, incontra Antonietta, Marianna e Cecilia, tre operatrici che vedono nel minore ristretto una bambina, nel vuoto delle norm



