Francesco Barachetti è ufficialmente il primo indagato dell'inchiesta milanese che ruota intorno al ruolo dei commercialisti della Lega Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni nella gestione del denaro della Fondazione Lombardia film commission (Lfc), un ente regionale, a varcare la soglia di un'aula di giustizia. Dopo i patteggiamenti in fase preliminare del commercialista Michele Scillieri, di suo cognato Fabio Barbarossa e del prestanome Luca Sostegni è iniziato, infatti, il processo a suo carico – con rito immediato - con l'accusa di concorso in peculato ed emissione di false fatture per 488 mila euro attraverso la Eco, una società che sarebbe stata utilizzata ad hoc per permettere la distrazione di parte dei fondi regionali attraverso i lavori di restaurazione di un capannone a Cormano (Mi), acquisito dalla fondazione nel 2017 per farne la propria sede.

Ovvero l'immobile fulcro di tutta questa vicenda che Lfc, presieduta in passato da Di Rubba, ha comprato per 800 mila euro dalla Immobiliare Andromeda all'interno di una «complessa operazione immobiliare concepita da Scillieri Manzoni e Di Rubba» per appropriarsi della somma oggetto della compravendita, come si legge in un capo d'imputazione di questo processo.

Manzoni e Di Rubba hanno chiesto per loro il giudizio abbreviato, che partirà il prossimo 21 aprile davanti al gup Guido Salvini.

La prima udienza è stata dedicata alla costituzioni di parte civile. Nessun colpo di scena: la Regione Lombardia, azionista di maggioranza di Lfc, non ha fatto richiesta di entrare in questo processo, com'egra peraltro già noto. Una precisa scelta della maggioranza di centro destra che governa questo territorio, stigmatizzata dall'opposizione. Proprio una settimana fa i consiglieri regionali Paola Bocci e Fabio Pizzul del Partito Democratico avevano ricordato come anche la regione fosse tra i «soggetti colpiti dai reati». «La Regione è socia della Fondazione, nomina presidente e componenti del consiglio di amministrazione e soprattutto eroga contributi ogni anno, tra cui un finanziamento straordinario (1 milione di euro, ndr) per acquisire l'immobile» hanno ricordato alla giunta guidata dal leghista Attilio Fontana i due politici regionali. Ma il loro appello è caduto nel vuoto.

Le parti civili

Si sono costituiti parte civile, invece, la fondazione Lfc e il Comune di Milano, che è il secondo socio di questo ente nato per promuovere le produzioni cinematografiche ambientate in Lombardia. «Noi, in quanto soci della Fondazione (versano 100 mila euro l'anno, ndr), ci siamo costituiti per il riconoscimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali sui quali non voglio anticipare nulla, perché li quantificheremo durante il processo» ha commentato dopo l'udienza l'avvocato del comune Marco Dal Toso, che si è lasciato andare anche a una battuta sulla scelta della regione. «Non possiamo che rispettarla, è stata fatta una valutazione secondo la loro opportunità».

Nell'atto di costituzione del Comune come parte civile il legale ha ricordato che «a tutt'oggi», nonostante le «reiterate richieste» la fondazione Lfc non ha mai chiarito se i lavori sul capannone di Cormano, assegnati alla Barachetti Service «siano stati ultimati e realizzati a regola d'arte e se vi siano tutte le autorizzazioni e certificazioni necessarie a rendere agibile l'immobile e idoneo all'esigenze della Fondazione». Un punto, questo, che andrà chiarito durante il processo perché è fondante per la condanna dell'imprenditore di Casnigo, amico e vicino di casa di Alberto Di Rubba, che ha visto proprio in quegli anni moltiplicare il fatturato della sua azienda grazie anche alle commesse ricevute dalla Lega.

Prossima udienza

La prossima udienza è stata fissata per il 27 aprile quando il collegio giudicante della settima sezione del Tribunale di Milano dovrà esprimersi anche sulle questioni preliminari sollevate dagli avvocati della difesa Massimo Borghi e Matteo Montaruli. Secondo i due avvocati i capi d'imputazione che riguardano Barachetti sarebbero stati fin troppo generici per consentire un rinvio a giudizio con rito immediato, e quindi da annullare. Una tesi ovviamente rigettata dalla procura e sulla quale si esprimeranno i giudici nella prossima udienza.

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