La partita non è chiusa. Passata la frenesia che in sole 72 ore ha visto la Superlega del calcio europeo entrare in pista come un cavallo scosso, serve non avere altrettanta fretta nel dare il progetto per morto. Perché vi sono ancora vincoli e conseguenze possibili. È quanto negli ultimi giorni va dicendo Florentino Pérez, il numero 1 del Real Madrid che del neonato campionato d'élite è stato nominato presidente. Ritrovandosi nella condizione di monarca senza sudditi.

Uno smacco insopportabile per l'uomo. Alcune sue reazioni incapricciate sanno di fuga dalla realtà. Per dire, tra le 12 società coinvolte il Real Madrid è la sola a non avere pubblicato nel sito ufficiale un comunicato di rinuncia al progetto con scuse ai tifosi. Di più: il club merengue ha addirittura rimosso la pagina del comunicato di adesione.

Pausa di riflessione

Ma al di là delle reazioni animose rimane l'avvertimento che Pérez va ripetendo da giovedì sera, quando è stato ospite di “El Larguero”, sulle frequenze di Cadena Ser. Lì Pérez ha affermato che la Superlega non è affatto morta e ha inviato un messaggio-avvertimento: da quel patto non si può uscire. Sollecitato dai conduttori del Larguero a specificare se per i club che hanno receduto vi sia da pagare delle penali, il presidente del Real e del colosso industriale ACS si è mantenuto sul vago. Salvo tornare sul tema con un'intervista pubblicata dal quotidiano AS nell'edizione di sabato 24 aprile. Stavolta Pérez ha sostenuto che i 12 foci fondatori si sarebbero concessi soltanto una pausa di riflessione, ha parlato di complotti contro il progetto, e ha rilanciato l'atteggiamento bellicoso contro l'Uefa. La sua battaglia è in pieno corso e si avvale dell'appoggio di soggetti molto forti nel mondo spagnolo della politica e della finanza.

L'ex Mediobanca

Nelle ore in cui la Superlega emergeva e si inabissava, ne veniva anche definito il profilo organizzativo. C'è già un segretario generale, il finanziere ispano-marocchino Anas Laghrari, quello che nelle interviste rilasciate immediatamente dopo l'annuncio della nuova competizione parlava di partenza entro 5 mesi. Laghrari è cofondatore, unitamente a Alex Matitia Cohen, di Key Capital Partners, società specializzata in servizi finanziari con sedi a Madrid e Londra. Key Capital accoglie nei propri ranghi un personaggio-chiave dell'economia e della finanza spagnole: Borja Prado Eulate, nel board dal 2019 e nell'assetto proprietario da novembre 2020 dopo aver comprato il 14,99% del pacchetto controllato da Matitia, passando così a controllare una quota quasi pari a quella di Laghrari.

Classe 1956, Prado presenta una storia personale costruita da subito sulle migliori relazioni. Un bisnonno materno nominato marchese di Zuya da Alfonso XIII (il re che nel 1931 venne deposto dai repubblicani), e un padre inserito nelle altissime sfere del potere spagnolo: Manuel Prado y Colón de Carvajal, diplomatico e imprenditore ma soprattutto amministratore del patrimonio privato di re Juan Carlos I oltreché suo amico personale.

Quando entra nel board di Key Capital, Borja Prado ha da poco lasciato Endesa, la compagnia energetica spagnola scalata da Enel tra il 2006 e il 2009. Ma l'uomo che sta al centro di tutte le principali trame finanziarie spagnole, e che mantiene la posizione di presidente del Gruppo Spagnolo della Commissione Trilaterale, è molte altre cose. Alcune fra esse hanno a che fare con l'Italia. A cominciare dal ruolo di (ex) presidente della sezione spagnola di Mediobanca, per continuare col posto da consigliere in Mediaset Spagna.

Il rapporto con la famiglia Berlusconi è cosa nota e attualmente viene curato attraverso l'uso di un altro strumento: Peninsula Capital Advisors, società londinese che fa capo alla lussemburghese Peninsula Capital Sarl. Si tratta di una costellazione di società alimentate anche con capitali provenienti tanto dal fondo sovrano qatariota (Qatar Investments Authority) quanto dagli Emirati Arabi Uniti (Casan Holding e MBB Holding). In Peninsula Capital, assieme a Prado, sono confluiti altri ex manager di Mediobanca come Javier de la Rica e Stefano Marseglia. Siedono accanto a Jean Sarkozy, figlio dell'ex presidente della repubblica francese Nicolas.

Tra Superlega e Aspi

Borja Prado è l'uomo di punta per gli affari di Florentino Pérez. Compreso quello che vede il presidente madridista impegnato nel tentativo di comprare Autostrade per l'Italia (Aspi). Secondo quanto riferito dal sito spagnolo Voz Populi, l'intervento di Prado è ritenuto determinante per influenzare le strategie di Palazzo Chigi su questo fronte. E fra i tanti dossier su cui Prado ha dato un sostanzioso aiuto a Pérez vi è quello della Superlega. Vederlo vanificare così rapidamente non sarà piaciuto nemmeno all'ex referente spagnolo di Piazzetta Cuccia.

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