Il caso del cardinale Giovanni Becciu ha destato un certo scalpore in questi primi giorni in cui stanno ancora affluendo a Roma i cardinali per il prossimo conclave dopo la morte di papa Francesco.

La vicenda è in parte nota: il porporato di origine sarda, infatti, non potrebbe prendere parte all’elezione del successore del pontefice argentino poiché lo stesso Bergoglio lo aveva privato delle prerogative cardinalizie nel settembre del 2020 in seguito al suo coinvolgimento nel processo svoltosi in Vaticano per il caso Sloane Avenue, vicenda per la quale è stato condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per i reati di peculato e truffa aggravata ai danni della Santa Sede. Fra i compiti di un cardinale rientrano a pieno titolo la possibilità di eleggere il successore di Pietro e di coadiuvarlo nel governo della chiesa universale.

Tuttavia Becciu si è opposto a questa interpretazione sostenendo che non esiste alcun documento scritto che certifica la sua esclusione per l’ingresso nella Sistina da parte di papa Francesco, il quale anzi avrebbe avuto in mente di ripristinare le prerogative cardinalizie per l’ex sostituto della segreteria di Stato.

Le lettere 

Ma come ha raccontato Domani, ripreso dai media italiani e internazionali, esisterebbero ben due lettere controfirmate dallo stesso pontefice che confermerebbero la volontà di Bergoglio di escludere il porporato sardo dal conclave.

La prima sarebbe del 2023, la seconda lettera risalirebbe addirittura al 4 marzo scorso quando il papa era già ricoverato al Policlinico Gemelli e sarebbe stata ispirata da monsignor Alberto Perlasca, l’ex capo dell’ufficio amministrativo della segreteria di Stato, trasformatosi da imputato ad accusatore nel processo per la compravendita dell’immobile situato in Sloane avenue con i fondi della segreteria di Stato.

Sia come sia, le lettere sarebbero state mostrate a Becciu dal segretario di Stato Pietro Parolin. L’esistenza delle due missive taglierebbe ogni possibile discussione sul tema, la volontà messa per iscritto del papa non lascerebbe più nessuno spiraglio per una trattativa.

Il ruolo dei cardinali 

Allo stesso tempo giova ricordare che la Sala stampa della Santa Sede diede nel settembre del 2020 la notizia del dimezzamento di Becciu come cardinale: «Oggi, giovedì 24 settembre, il Santo Padre ha accettato la rinuncia dalla carica di Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e dai diritti connessi al cardinalato, presentata da Sua eminenza il cardinale Giovanni Angelo Becciu».

Qualcuno sostiene che questo non basta a far decadere il porporato sardo dal diritto-dovere di eleggere il papa, tuttavia si tratta dell’unico atto ufficiale noto in cui si parla della questione e non è mai stato smentito dal papa. Spetterà comunque alle prossime congregazioni dei cardinali che si stanno già riunendo a Roma in vista del conclave prendere una decisione definitiva. Becciu comunque non rinuncia a difendere la sua posizione e conferma di ritenere che lo si debba ammettere al Conclave.

Il porporato sardo, ex sostituto della Segreteria di Stato ed ex prefetto per le Cause dei santi, ha detto in una conversazione con la Reuters che il suo ruolo è cambiato da quella sera di oltre quattro anni e mezzo fa, quando il pontefice lo degradò perché si sentiva tradito nella sua fiducia. Oltre a confermare quanto già dichiarato all’Unione Sarda – che le sue prerogative sono «intatte», che non c’è stata «alcuna esplicita volontà» di escluderlo dal Conclave e che non gli è mai stato chiesto di rinunciare al privilegio per iscritto – Becciu aggiunge che papa Bergoglio sarebbe stato vicino a prendere una decisione sul suo status.

Dice infatti di aver incontrato il pontefice a gennaio, prima del ricovero al Gemelli a febbraio, e cita le sue parole: «Penso di aver trovato una soluzione», gli avrebbe detto Francesco. Becciu dichiara inoltre di non sapere se il Papa abbia lasciato istruzioni scritte su questo aspetto. «Saranno i miei confratelli cardinali a decidere», ha spiegato, in attesa della discussione nelle congregazioni pre-Conclave già iniziate e a cui lui stesso è invitato.

Meno convincente appare invece la minaccia paventata da alcuni media di un Becciu che potrebbe “impugnare” il conclave una volta ne fosse escluso per cercare di invalidarlo. Se infatti il procedimento fosse avviato presso il tribunale vaticano, le possibilità che il ricorso abbia successo sarebbero ridotte al minimo.

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