Martedì 27 maggio iI papa ha ricevuto in udienza il cardinale Giovanni Angelo Becciu. Si è trattato di un incontro ufficiale e lo stesso Leone XIV ha voluto che la notizia fosse diffusa dalla sala stampa della Santa sede.

Il faccia a faccia, svoltosi in un clima cordiale, è avvenuto dopo che il papa nei giorni precedenti aveva visto quasi tutti i capi dicastero della Curia romana; il pontefice ha quindi manifestato in tal modo una volontà chiara di ascoltare le ragioni di Becciu.

Anche perché vuole scongiurare l’idea, diffusasi nell’opinione pubblica, che il Vaticano sia il luogo dove vengono violati i diritti della difesa. Per questo si prenderà il tempo che serve per studiarsi con cura le carte processuali.

Becciu è stato condannato in primo grado nel processo per la gestione dei fondi della Segreteria di stato e la compravendita di un immobile di lusso situato a Londra, in Sloane Avenue, a cinque anni e sei mesi di reclusione per i reati di peculato e truffa aggravata ai danni della Santa sede.

I due cardinali

Prevost ha trascorso gli ultimi due anni come capo del dicastero dei vescovi ed è presumibile che si sia fatto una sua idea su quanto accaduto sia a livello processuale, sia per l’andamento più generale della vicenda che ha coinvolto l‘ex sostituto per gli affari generali, nonché ex prefetto della Congregazione per le cause dei santi.

Che i due si conoscessero l’ha raccontato lo stesso Becciu all’Unione sarda, all’indomani dell’elezione di Leone XIV. Appena appresa la notizia, ha raccontato il cardinale, è andato subito a felicitarsi con lui nella Sistina. Quindi ha ricordato: «Lo conosco bene da quando è arrivato a Roma. Una volta ci siamo incontrati per caso in piazza San Pietro. Fu lui ad avvicinarsi per dirmi: “Noi ci conosciamo. Si ricorda quando, in qualità di superiore generale degli Agostiniani, sono venuto a Cuba nella Nunziatura apostolica che lei guidava, per visitare i padri agostiniani a L’Avana?” Poi l’ho incontrato altre volte per il suo ruolo all’interno della Curia».

La svolta del conclave

Al di là degli episodi è probabile che sia stato apprezzato il passo indietro compiuto da Becciu durante le Congregazioni generali. Il cardinale, rivendicando la propria innocenza rispetto agli addebiti mossi contro di lui dalla giustizia vaticana, contestava anche il fatto che non esistesse un documento ufficiale che certificasse la perdita delle prerogative cardinalizie e la sua esclusione dal conclave da parte di papa Francesco.

Parlando con l’agenzia Reuters, lo scorso 25 aprile, Becciu aveva detto che Bergoglio sarebbe stato vicino a prendere una decisione sul suo status. Incontrando il pontefice a gennaio, prima del ricovero al Gemelli, il cardinale aveva riferito che lo stesso gli avrebbe detto: «Penso di aver trovato una soluzione».

Nelle stesse ore, però, Domani rendeva noto che il cardinale Pietro Parolin aveva mostrato a Becciu due lettere dattiloscritte e siglate dal pontefice con la F che, invece, lo avrebbero escluso dal conclave: una del 2023 e l’altra dello scorso mese di marzo, quando il papa affrontava l’ultima, gravissima malattia.

È stato a quel punto, che l’ex sostituto per gli Affari generali, ha fatto un passo indietro, «avendo a cuore il bene della chiesa», e ha rinunciato a entrare in Sistina. La cosa è stata apprezzata dalla congregazione dei cardinali che, con una nota, ha preso atto della decisione e ha espresso «apprezzamento per il gesto da lui compiuto» auspicando «che gli organi di giustizia competenti possano accertare definitivamente i fatti».

Equilibri difficili

Fatti, dunque, che secondo i porporati, non erano stati accertati in modo chiaro dal processo di primo grado. In questo quadro giova ricordare che il prossimo 22 settembre inizierà in Vaticano l’appello, e il cardinale Becciu si aspetta un altro trattamento rispetto a una gestione del procedimento che, secondo lui, presenta non poche ombre.

Cosa accadrà ora è difficile a dirsi, soprattutto perché il papa dovrà tenere in equilibrio diversi aspetti. Da una parte c’è il cardinale che teme, in ogni caso, possa essere confermata la condanna (magari ridotta nei capi d’imputazione o nella pena). Dall’altra c’è l’ufficio del promotore di giustizia vaticano, Alessandro Diddi, che, al contrario, è preoccupato per un possibile rovesciamento della sentenza di primo grado anche in virtù dei nuovi elementi probatori emersi, le chat svelate da Domani, che rischiano di indebolire non poco le tesi dell’accusa.

C’è poi da considerare il ruolo che potrà avere nella vicenda il Segretario di stato in carica, unico contendente per il papato di Leone XIV, ovvero il cardinale Parolin che, fino a ora, non è certo parso favorevole a una riabilitazione di Becciu.

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