Può essere definita una manovra a tenaglia quella che ha portato all’avviso di garanzia per Beppe Grillo, il fondatore e guida del Movimento 5 stelle indagato per traffico di influenze illecite dalla procura di Milano, a pochi giorni dal voto per il nuovo presidente della Repubblica. Il fondatore del movimento è rimasto letteralmente schiacciato tra la procura di Firenze, che da tempo indaga sulla fondazione Open di Matteo Renzi, e quella di Milano che nell’aprile del 2021 ha chiesto il fallimento della Cin (Tirrenia) del gruppo Onorato, l’azienda dell’armatore napoletano Vincenzo Onorato proprietario anche delle navi Moby, finite tutte in concordato preventivo nel giugno 2020.

Per le sue indagini su Open la procura di Firenze aveva perquisito anche il telefono di Onorato, grande finanziatore della fondazione renziana, ma non aveva ufficialmente confermato per lui la posizione di indagato alla chiusura dell’inchiesta. Aveva però spedito parte del contenuto del suo telefono ai colleghi di Milano che sono alle prese da tempo con i suoi bilanci.

Lobbying

Nei bilanci delle società del gruppo i pm milanesi avevano già rintracciato flussi di pagamenti alla Beppe Grillo srl e alla Casaleggio e associati. Uniti alle chat di Firenze, sono diventati la base per contestare al fondatore del M5s il reato di traffico di influenze illecite, in concorso con lo stesso Onorato, sul quale pende già anche un’accusa di bancarotta per il crac delle sue aziende.

Al garante del Movimento sono contestati 120 mila euro ricevuti da Moby spa e pagati alla Beppe Grillo srl, la sua azienda, apparentemente come corrispettivo per un “accordo di partnership” col fine di veicolare contenuti Moby sul suo seguitissimo sito. Soldi presi tra il marzo del 2018 e il febbraio del 2020, proprio mentre l'ex comico genovese faceva da tramite verso alcuni parlamentari grillini (e non si esclude che possano aver ricoperto in quel momento incarichi governativi) delle richieste di Onorato «in favore di Moby» scrivono i magistrati, ritornando poi all'armatore le risposte ottenute. Un'attività di lobbying ritenuta illecita da parte dei pubblici ministeri Maurizio Romanelli e Cristiana Roveda, che indagano nel capoluogo lombardo.

Navigo italiano

I magistrati milanesi hanno disposto una serie di perquisizioni e sequestri di materiale informatico che hanno toccato Grillo e la Casaleggio e associati, oltre che altre persone. Nel relativo decreto firmato dai magistrati si fa riferimento a un contratto fra Moby e l’azienda fondata da Gianroberto Casaleggio.

Secondo i magistrati, l’accordo da 600mila euro all’anno per il triennio 2018 – 2020 ha l’obiettivo di «sensibilizzare» l’opinione pubblica e gli stakeholder sul tema della «limitazione dei benefici fiscali» alle sole navi che imbarcano personale italiano e comunitario. Un obiettivo riassunto con lo slogan «io navigo italiano».

Il gestore di Rousseau

Sottolineano i pm che la società di Casaleggio, in quel periodo, era anche il «gestore della piattaforma Rousseau» dove si formava il consenso politico sulle scelte e i temi da portare in parlamento e al governo.

Per i magistrati inquirenti l’entità degli importi versati e la genericità dei contratti stipulati per queste attività di comunicazione, unitamente alle relazioni attivate dall’ex comico genovese, fanno ritenere «illecita» la mediazione di Beppe Grillo in quanto «finalizzata a orientare l’azione pubblica dei pubblici ufficiali» in senso favorevole al gruppo Onorato.

È possibile che l’inchiesta si allarghi anche a Davide Casaleggio, visto che i magistrati sottolineano l’esistenza di quel contratto stipulato da lui per la sua società e alla luce delle perquisizioni che hanno toccato anche la sua azienda? Al momento non c’è nessuna conferma di questa ipotesi che resta solo giornalistica.

Il reato

Il reato di traffico di influenze illecite non è semplice da provare, perché non è facile stabilire che l’attività di lobbying e intermediazione del consenso sia stata centrale nel risultato ottenuto da chi aveva necessità di un intervento pubblico.

È il famoso nesso causale che dovranno ricercare i magistrati i quali, per questo motivo, non si sono limitati solo a perquisire Grillo e le due società ma hanno esteso gli accessi anche a cinque persone che al momento non risultano indagate. Ci sono dirigenti della Moby, ex dipendenti della Beppe Grillo srl, Achille Onorato, figlio di Vincenzo e amministratore delegato della compagnia di traghetti (è già indagato per bancarotta con il padre nell’altra inchiesta milanese) e un ex dipendente della Casaleggio e associati.

L’altra indagine

A Milano pende un’altra indagine che tocca il Movimento 5 stelle. È nata dalle rivelazioni del quotidiano spagnolo Abc grazie a un articolo del giornalista Marcos Rey su presunti fondi arrivati ai grillini dal Venezuela.

Sono tre milioni e mezzo di euro in contanti pagati dai vertici dello stato sudamericano per sostenere la nuova entità politica italiana e avvicinarla ai propri interessi.

Per quei soldi la procura lombarda indaga per finanziamento illecito e riciclaggio, reati per i quali è all’attenzione degli inquirenti il console venezuelano in Italia Gian Carlo Di Martino, considerato molto vicino all’attuale presidente Nicolàs Maduro. Testimone chiave sarebbe l’ex agente dei servizi segreti Hugo Carvajal, detto “el Pollo”, recentemente estradato negli Stati Uniti.

© Riproduzione riservata